Capitolo 161 Alwise EP Garage

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[…] Seguito recensione Fanfara Tigre

Da sotto la superficie dominiamo le profondità, ampliando l’area di ricerca. In cima a questo con la nostra propulsione silenziosa non siamo neanche identificabili. In vecchi tempi questo era il nostro tallone di Achille; “Vicino alla superfice, bersaglio facile”. In cima alla nostra indecente facilita e le nostre mosse mascherate di silenzio, Jones annuncia una buona notizia, mi sembra un rilevamento distante, che arriva nella nostra direzione:

- Segnale nel 089, rotta nel 261, distanza 21 miglia, velocita 6 nodi, profondità 060, trattamento firma sonar in corso.

- Ferma propulsione. Riempire i ballast fino a profondità 030. Silenzio abbordo. Ci hanno sentiti?

- Non sembra, ma arriveremo presto nel loro fascio di detezione, firma sonar Alwise, conclude Jones.

- E chi sarebbe? E ancora uno nuovo gruppo? 

- Alvise Osti, Capitan… conferma il Capo centrale.

Il nome mi basta. Il ricordo è attaccato al gruppo Ros solo e il video in bianco e nero di Alvise che saliva una montagna di pezzi di porfilo trascinando una rete piene di ricordi della sua infanzia, buttandone il contenuto mentre sale, una maglietta dei Leathermask addosso. Arrivato in cima butta anche la maglietta e si spruzza d’acqua… un modo determinato di girare una pagina. Lo stile della traccia è un pop classico, leggermente grintoso. Mi sembra tempo di chiamare il Capo centrale, già campato davanti al telex, che srotola carta perforata:

- Allora, Alvise Osti gratta la chitarra dalla tenera infanzia e inizia la sua carriera musicale nei Leathermask, il gruppo pubblica un tre tracce nel 2013 chiamato The Key e perseverando, pubblica finalmente un album: Lithic nel 2015, Alvise era alla chitarra, con Valerio Luminati al canto, Marco Gamba alla batteria e Frederico Fontanari al basso e facevano un metal capelluto, con tanto scrolla testa. Segue la formazione di Ros Solo con Alvise al canto e chitarra, Federico Fontanari al basso, la batteria e nelle mani di Jgor Ognibeni. Un single “Corragio” viene fuori nel 2019 con l’assistenza di Alvise Parolini alle tastiere e programmazione. Registrato a meta fra lo studio degli Bastards Sons of Dioniso da Jacopo Broseghini e alla Metro Rec da Marco Sirio Pivetti, che grattugia tastiere sulla registrazione. Poi, terza formazione Alwise con Alvise al canto chitarre e tastiere scrive tutti testi e musiche, Jacopo Roccabruna al basso e Gabriele Fontanari alla batteria. Registrato in garage da Tito Scutari e Alvise Osti durante l’estate 2020 missato, masterizzato e reso ascoltabile da Fabio De Pretis e Mauro Iseppi al Blue Noise Studio di Mattarello. Notiamo la copertina notevole dei single “Vola via” in particolare, con foto di Eva Delmatté su delle grafiche di Jacopo Roccabruna (il bassista). Tutto li. Ah SI! Un errore di tipografia si è infilata nella creazione dell’inserto su Bandcamp, Hanno scritto AWISE invece di Alwise. Siamo gli unici ad avere una versione “collector” del Download.

- Brao capo, sempre sul pezzo eh! Abbiamo tre ore e mezza prima che ci passano di sotto, lasciamoli avvicinarsi tranquillamente, scanner, doppler, spettrometro, decoder audio, cominciamo.

Quattro canzoni su questo EP e una nuova direzione imboccata dal trio. Tutti testi e musiche son di Alvise Osti e siamo lontano dal metal di “Leathermask”, una direzione è stata presa durante la scrittura di “Coraggio” e lo scanner conferma che queste 4 canzoni sono nel prolungamento di essa. Il recente diplomato alla chitarra elettrica; armonie e teoria al centro didattico musicale di Trento utilizza suoi bagagli per tagliarsi una strada personale e lascia lo scrollo di capelli dietro di sé. Al meno nelle sue composizioni.

Il basso ci guida verso un’avventura, disavventura intitolata “Crema Solare” che descrive un’escursione in direzione della grande blu (sicuramente l’adriatico) per scottarsi copiosamente dopo essersi assopito al sole. La canzone è pop ma leggermente elettrica e segue dal suo ritmo e dalla sua intensità, le vicissitudini del prosciutto cotto, alla guida della sua macchina, in cerca del suo Graal, affine di spegnere l’incendio che ha sulla pelle. La traccia può prendere un consistente spessore e descrive immagini fuggenti, nottate dalla coda dell’occhio: “Cretini alla guida, selfie in tangenziale, selezione naturale” prima di gratificarci di Riffs rock n’roll, di buona fattura. Il brano si rialza di un conflitto generazionale in dialetto. Il tono sembra dato sulla prima traccia, ma saremo trasportati allungo questi quattro brani, in una serie di composizioni ecclettiche e trattate molto diversamente.

“Vola via” è uscito poche settimane prima del EP come un single e colpisce dalla sua copertina, opera della fotografa Eva Delmattè che rappresenta un angelo nero che sembra caduto. La canzone è più orientata sul pop rock e subisce un cambio di ritmo fra i versi e ritornelli e sembra passare da un 4/4 verso un 6/8. Il ritornello è discretamente sollevato da un suono di piano forte che sa rimanere sul retro scena. “Io non ti amo più” trasforma l’angelo nero in un’arpia, che vola via accompagnata nel suo esilio, da un assolo di chitarra corposo e Rock.

Suoni rovesciati tingono l’atmosfera dell’introduzione de “La grotta” il quadro è scuro, già dalle prime misure un rumore di tastiere cupo scurisce la scena ancora di più. Il pezzo si impone come un brano non lineare e prende il tempo di descrivere, allungo suoi 7 minuti, vari movimenti. Il testo, mai ripetuto, è piuttosto corto paragonato allo spazio strumentale concesso al resto della canzone. Chitarre e tastiere si spezzano equabilmente il dominio della loro influenza sulla partitura. Cambio di misura per accogliere il canto e la descrizione del ritiro introspettivo dalla vita sociale. I versi girano intorno a due note di pianoforte che cadenzano il canto, a passo di processione. Il ponte musicale si gonfia di un assolo di chitarra corto, ma potente: “Evocherò un demone che morderà il fantasma che nutro di te”. L’ultimo minuto del brano è un crescendo di intensità intorno alla batteria, basso e chitarra elettrica. Fino al ritorno della scura e cupa tastiera.

“Paradiso” è il dominio del pianoforte, della chitarra folk e del canto alto e pieno. La canzone e sprovvista di percussioni e credo anche di basso. La composizione è spogliata e mette in evidenza la voce. Tastiere discrete creano un fondo scena necessario ma filigrana. La chitarra arpeggia su il soggetto della cerca idealistica di Alvise “eppure credo sia qui davanti da almeno cinque o dieci mila giorni”.  La ricerca si estende verso il cielo, dentro i sogni, a caccia di miti, ma non si trova mai dove la consapevole questa lo porta. L’EP si conclude li.

Credo che il migliore di Alvise rimane ancora a venire, perché mira alto nelle sue composizioni e ciò si sente nell’ambizione grandiloquente che mette ad orchestrare le sue composizioni. Questo è un passo decisivo in questa direzione. Penso che un giorno avrà l’esperienza, i mezzi e il fegato di buttarsi in qualcosa di imponente e riuscire perché, sentiamo tutti abbordo che è la rotta verso di quale è puntato. Il nostro rilevamento è passato sotto di noi e continua la sua strada ovest-sud-ovest a velocita 6 nodi. Mentre si allontana, il mio quinto senso e mezzo mi spinge a tracciare una rotta pieno sud.

- Avanti un quarto, rotta nel 180, rimaniamo a profondità 030….

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