Capitolo 67 Casa del Mirto album Monochrome
Staccare... pensa te! Staccare. L’equipaggio è stato a casa per pochi giorni in famiglia, che già l’Intel viene ad interrompere un calmo meritato. Una missione in ritardo, un gruppo importante e conosciuto. In un sospiro siamo sott’acqua nella nostra latina di ferro... Jones non fa fatica a ritrovare la firma sonar del nostro obiettivo. Otto album et EP’s sono già stati passati sotto il microscopio della strumentazione di bordo, e possediamo tutto Bandcamp e qualche altri album nell’archivio. Basta aspettare il momento giusto per prenderli in filatura.
- Riposo, Capo centrale, la “Casa del mirto” non ha più bisogno di essere presentata. Abbiamo coperto missioni su più della metta della discografia... Siamo in paese conosciuto adesso. Secondo? Li lascio la manovra per piantarci dietro e mettere la strumentazione in moto...
- Aye, aye, sir!
“Monochrome” presenta una cover senza il nome del gruppo, né titolo dell’album. Solo l’immagine di una faccia ricoperta non da due, ma da quattro mani (pulite?). È uscito a luglio scorso ... e Jenkins porta tempestivamente una notizia sorprendente:
- Messaggio dal Intel sulla rete flash: “Tutte le tracce dell’album sono l’oggetto di un video sul tubo, tutti in scale da grigio. Non manca una traccia. Ecco i codici di accesso per vederli:
- Grazie Jenkins... Secondo? Abbiamo uno schermo da qualche parte per decodificare i dati? Non abbiamo mai fatto qualcosa del genere prima... perché.... non abbiamo mai trovato un album intero illustrato da un video su ogni traccia. Cosa ne pensa?
Il secondo non esita un secondo:
- E un’opportunità senza precedente per noi. Che missione! Trovo un monitor da qualche parte e lo faccio collegare al computer centrale, Capitan!
Siamo in pochi a potere piantarci davanti allo schermo, i dati del decoder audio e dello scanner arrivano nel centrale, mentre seguiamo il nostro rilevamento nella sua scia... Nen!... Fem!
Questo opus si distacca delle produzioni precedente, nel senso in quale non si ritrova più il formato dei piccoli croccantini pop come nel tempo di “Taxus baccata” o di “Recover” ... Come se questo album fosse un po’ più destinato a DJ’s o a chi frequenta i “Clubs” abituati a tracce più lunghe. Notiamo che già per il passato la “Casa del Mirto” ci ha gratificato di perle di questo tipo come “Is the sea everything” senza pero consacrarci un album intero.
“ASD” apre l’opus con spiagge di suoni su.... una spiaggia di mare a l’alba. E un pezzo senza ritmi definiti, ma offre una cadenza ripetitiva che prende corpo mentre procediamo nella traccia. Sono quasi felice di notare che ASD rimpiazza con stile e classe l’inossidabile “intro” a l’inizio degli album. Non penso che ha un significato particolare, e per caso, sono le tre prime lettere che si trovano nella riga di mezzo su una tastiera Inglese del tipo “qwerty”. Sul video passano pochi umani, un po’ di uccelli ma tante forme geometriche che invitano al viaggio nell’iperspazio. Una sequenza saluta il sole che spunta.
“Hunter” ci tuffa senza esitazione in ritmi e sequenze che ricordano I “Underworld” periodo “Dubnobasswithmyheadman”, sulla lunghezza delle sue quasi 7 minuti. Gli cerchi eccentrici che si allacciano sullo schermo in bianco e nero invitano a l’ipnosi, tutto come il ritmo tribale e la voce che sorvola dolcemente il tutto. Tutta questa ripetizione ci porta in una trance, che dà l’illusione di un pezzo relativamente corto, talmente la fine suscita la voglia incontrollata di sentire il pezzo continuare.
“Monochorome” è un etere di spiagge di tastiere, punteggiate di rumori marini profondi su di quali vengono agganciarsi briciole di bassi o percussioni per dare struttura, al un pezzo piuttosto planante. Poche le parole: “We never change our minds, we’re always here for you”. Le immagini invece non hanno niente di marino; tutto al contrario. E la risalita contemplativa, a bordo di uno drone, di un corso d’acqua circondato da pini alti, che cade giù dal “Triple peak” su l’isola di Vancouver fra ruscelli e cascate che corrono sulla roccia nuda.
“Blackish” e un ritmo medio trattato nello spirito “Lounge” o “Ambient”. Un “buzz” nel tono di un nido di vespe, invade la quasi totalità della traccia, sfumandosi occasionalmente in rari posti. Una voce persa nell’eco appare distante e irregolarmente nella partitura. Il video e affascinante, e descrive l’uso della fluorescenza naturale utilizzata a traverso tutto il regno animale, sia per difendersi, cacciare, accoppiarsi, attirare, rimpellare. Affascinanti puntini di luce nell’oscurità il regno animale merita più rispetto che l’uomo dimostra nei suoi confronti.
Traccia tradizionale nello stile Casa del Mirto, “Substitute” appare qui come un alieno. Ecco finalmente una canzone costruita su modelli più tradizionali. Versi, ritornelli, ponte musicale, durata classica, “Substitute” sembra essere una composizione proveniente da un altro album. Una specie di Drum and bass senza essere un drum and bass, con un retro gusto alla “Kosheen”. Il video tratta sicuramente di contaminazione batteriologica. Un giovanotto a l’igiene dubbiosa si alza e prosegue nella sua giornata contaminando a contato amica e amici. Si auto contamina mangiando e finisce a l’infermeria con la febbre. E- coli, anche di produzione propria, fa danni seri. Lavati le mani...
“Redrosid” e l’ovvia anagramma della traccia seguente: “Disorder” ed è anche il déjà vu della traccia suonata al rovescio. Vecchio trucco già utilizzato (Red lorry yellow lorry, Stone Roses, etc) si distingua del resto essendo felicemente la traccia la più corta dell’Album (1.17). Il video coinvolge vari comparsi in un centro commerciale e si focalizza in grosso piano sulle loro particolarità. Il personaggio centrale, un ragazzino scoppia in una crisi in mezzo alla hall principale del complesso.
“Disorder” si nutre di nuovo di una atmosfera alla “Underworld”. E un beat ballante. La partitura è spogliata e ristretta a qualche rumore in contorno a un ritmo ossessivo. Una voce stanca declama frase di cinque sillabi. Il video notturno e girato in una macchina nel Galles nella direzione di Llanfairpwllgwyngyll. L’immagine raddoppiata, dà il senso della stanchezza dell’autista e delle allucinazioni notturne durante la guida. Magari fino ad arrivare alla stazione del paese che si chiama: “Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch” e di chiedersi: ma dove cavolo son finito?
“Colors” è dello stesso tessuto. Beat ballante ipnotico su un tris di note ripetuto a l’infinito. Parole rare e ripetitive. Miscela per il video: immagini del raduno del “Burning Man” nel deserto del Nevada con sovrimpressione di immagini generate da computer.
“DNA” La traccia cambia atmosfera nel suo cammino allungo suoi 3 minuti e 25. Dopo 1.19 le sequenze ritmiche campate nei bassi, lasciano un campo aperto per uno svago più calmo, dominio di suoni rovesciati e di sequenze discrete. Le immagini sono il frutto della gestione di una quantità matematica chiamata “infinito”. La creazione del mondo frattale dipende di algoritmi, per creare universi in spazi ridottissimi, è alla stessa scala dello spazio infinito. Un universo a scoprire per il viaggio interno. Mettiamo le cose per chiaro. Tutti video, presenti qui, hanno un’altra origine sul tubo, sono soggetti già trattati e diffusi sul web. Per il risultato finale la combinazione di due o tre sorse, o anche il raddoppiamento della stessa fonte, conduce al risultato finale. È bastato semplicemente a la “Casa del Mirto” di produrre le immagini in scale da grigio, o in bianco e nero se preferite. Il risultato non è qua per ricevere un premio per il video dell’anno, ma serve solo a creare un’atmosfera ipnotica, che incoraggia a chi passa sul tubo, di saltare da una traccia a l’altra, rimanendo nella tematica “Monochrome” dell’album. Ritengo questo una buona idea, anche se può essere giudicata “cheap” o “fatto veloce”. Scegli il tuo campo, camarade!
- Ferma propulsione... Lasciamoli andare avanti un po’ prima di cambiar rotta. Jones? Dammi un colpo di sonar in giro che vediamo cosa c'è in zona...

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