Capitolo 114 Diaolokan album Ratnemarcas

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Siamo diretti verso la base. Velocità media, tranquilli come delle pasque, con la voglia di strappare la tenda d’acqua della cascata che ricopre l’entrata segreta della base Nibraforbe. Tornare a casa, slungarsi le gambe sui sentieri di montagna, intorno alla base. Ricaricare le batterie. Ma Jones sclama come un pazzo scatenato:

- Allarme collisione! Nel 00! CPA Nel 00, distanza 2.5 Miglia! Velocità 35 nodi. Impatto frontale!

- Scendiamo! Avanti tutta! inclinazione massima.

L’allarme impatto stridente risuona nel bordo, tre colpi secchi, la luce rossa del posto di combattimento invade le corsie e locali. Aggrappati alla super-struttura per non cadere l’equipaggio rimane pietrificato, un nodo in gola.

- Cos’è sta roba? Tutta la strumentazione in funzione, dirigere il flusso dati verso i buffer di memoria. Voglio sapere di cosa si tratta.

- Distanza 0.4 miglia!

- Siamo fuori traiettoria? Siamo nel chiaro?

- Credo di sì... balbetta Jones.

- Credi?????

Il rombo che passa sopra di noi a tutta velocità, taglia corto ogni argomento. Nei cinque o sei secondi seguenti, sentiamo solo l’urlo stridente della cavitazione della sua elica, poi il Wyznoscafo scrolla nelle turbolenze della scia di quel razzo… una volta stabilito, crepita abbordo solo la strumentazione, che ingoia una massiva quantità di dati, nel ronzo del buffer che digerisce il tutto, a pieno regime. La luce bianca torna… E con essa, la calma.

- Che cavolo era? Siamo stati razziati da vicino… reso conto dello stato del bordo, voglio una lettura dei dati appena i buffers hanno registrato tutto. Era una torpiglia? Chi ci spara addosso? Chiedo…

- Troppo grosso… Era leggermente più grosso di noi… sono già a 0.7 miglia da qui, nel 180… a chiodo.

- A 35 nodi??? Nettuno stridente! Dati???

- Diaolokan Capitan… l’eran i DIAOLOKAN… afferma Jones, che decripta la firma sonar.

- Per le trippe di Richard Dawkins!!! Capo centrale, il dossier per favore, Jenkins, stampami il contenuto dei buffers, man a man che arriva. Secondo, li lascio la manovra di ritorno, voglio chiarire questa situazione.

Diaolokan non è una band sconosciuta; tutta una serie di video sono già entrate nel archivio: Lambicar, Basta magnar e soprattutto il mitico clip di V.G.D.Q.C. che pubblichiamo regolarmente nel corso del anno, con il dichiarato obiettivo di vedere “10 000” scritto sotto il numero delle visioni. Il Capo centrale arriva con il suo blocco e la sua matita gialla:

- Eco cosa abbiamo su di loro: Allora, ovviamente Paolo Brugnara già schedato, con i Fucsia, faceva anche parte dei Stone Malament che hanno saccheggiato la val di Cembra fino a 2013 circa. Ci sono due Ex Pestilenza nella line up del gruppo: alla chitarra: Willy Sebastiani, che faceva anche parte degli M.O.R.T.H. pero al basso. Poi alla voce: Nemo Michelon, prima formazione dei Pestilenza, e in fine al basso Kristian Faes, il leggendario crocifissato. Notiamo che Mauro Andreolli firma tutta la parte missaggio e master dell’album.

Jenkins porta un bel mucchio di carta perforata e lo lascia sulla tavola delle carte. “Ratnemarcas” sembra un titolo ermetico pero ci buttiamo dentro lo stesso. Guida il secondo, calzo le cuffie, mi metto a compilare i dati… A dire la verità le analisi mi danno piuttosto la firma tellurica di un tiro di sbarramento.  Basso e batteria rappresentano un corpo solido a quale la chitarra viene incorporarsi e consolidare ancora, lo schema generato. I riffs sono classici, talvolta originali, poi si canta in dialetto… L’uso del pentagramma attraverso la grafica e le fotografie dell’album (grazie a Mattia Nardin ades gaven anca na foto da galantom!) rende indifferente l’udienza colta, ma ha il donno di far sputare veleno alle anime ben pensanti. Sicuramente nella loro mente, la band si abbandona a notte fonda, a riti satanici, sacrificano animaletti su un altare pagano dietro casa, divorano le loro viscere mentre son ancora vivi, poi sazi, il mento insanguinato, si tuffano in orgie fino alle prime luce dell’alba. Pero, per far parte del loro giro, bisogna avere la tessera, come per entrare all’Arsenale. Arpa e flauto non sono nell’elenco degli strumenti, ma incudine c’è!

“Lambicar” sembra svolgersi in val di Cembra “Per nient no i la ciamava la val dela pelagra”. Malattia comune nel dopoguerra dovuta al magrissimo apporto di nutrienti che la polenta dava a chi la mangiava tutti giorni. Lambicar diventava una risorsa di contrabbando per potere portar a casa qualcosa di più sano e consistente da mangiare. Da lì, sicuramente viene l’espressione: “Salute”! Una bella chitarra potente taglia lo spettro uditivo al seghetto alternativo. Un'altra appare in overdub e fa lunghezze negli alti. La batteria di Paolo sa dividere passaggi pesanti e ritmi raddoppiati. Stupendo ponte strumentale prima del finale.

“Basta magnar” descrive “Quei che ghe pias careghe 'n te i uffizi e 'nventa laori per parenti e amizi” Conosciamo ben questo giro; Eletti, quindi al di sopra di ogni sospetto… Il ritmo e rapido ma pesante, sotto l’impulso di Paolo che sa raddoppiare di intensità, al momento giusto. Ancora qui un ponte musicale arruffato di un assolo maestrale e di raffiche di rullante. Non so ben cosa vuol dire “panteganar” … Magari “far gnent” sembra essere la spiegazione la più giusta. Conosco solo “In tant’ che le galline i ciappola, il pantegane magna i poiati”

Scendiamo di tre marce per l’introduzione dell’hit dell’album: “V.G.D.Q.C.” Pamphlet anti religioso illustrato da un video puramente mitico, forte nelle sue immagini e nel loro senso. Conosciamo ben questo giro; Ordinati, quindi al di sopra di ogni sospetto… Ancora un giro classico di parassiti societari: “I to servi e le to cese, i gha le pance massa tese I gha tant da predicar, ma i dovresti destrigar”. La ricetta dei Diaolokan sembra di condire i loro versi di ritmi a tendenza Trash, rapidi e intensi, in quale l’udienza e invitata a ballare il “pogo” o il “mosh” al secondo della generazione di appartenenza. E anche autorizzato di “sforforare” i capelli che tanto dopo, passiamo l’aspirapolvere. La mia traccia preferita nell’album.

La spiegazione razionale per il significato di “Ratnemarcas” è Sacramentar al rovescio! Come detto da un demonio… Preghiamo per lo meno che l’album venisse censurato o sputtanato dal vescovo, per fare che la focalizzazione portata da tale evento, fece scoppiare le vendite. Perché vale la pena essere sentito: “La maria quella da pregar, ma anca quella da fumar Sacramentar, tutti i mali fa passar Sacramentar, lè anca meio che pregar”

“Orso Bruno” è una storia che mi tiene particolarmente al cuore, dalla storia di Daniza e della sua “accidentale” esecuzione. Come se lo sbaglio fra dosa tranquillizzante e dosa letale fosse un 10%.... io direi un due o tre volte, quindi non un accidente. “Ghe el me nome sora al porton, ma i me rovina la reputazion” Ci rimane solo ad imparare a condividere lo spazio con l’orso. Perché tutti ecosistemi in EQUILIBRIO stabile, vedono tornare in cima alla catena alimentare, i grandi predatori. Per il NOSTRO bene. E l’uomo sul territorio dell’orso e non il contrario. Siamo 7 miliardi e non c’è più da buttar foreste giù per nessuno. Anche se ci sono soldi da fare. Già a l’epoca avevo visto il video in quale il forestiero alto atesino dava le sue spiegazioni, nel suo italiano scolastico, che ritroviamo sull’pezzo.

Qui si concludono le cinque tracce registrate a casa di ogni uno dei membri della band. Tutte le registrazioni casalinghe sono state rimesse a Mauro Andreolli che si è incaricato di mescolare il tutto nella sua pentola magica. Secondo me, il lavoro e stato fatto ben.

Passiamo a due registrazioni live, con la totalità dell’udienza del “Spedenal” ad urlare per incoraggiare i lori eroi. Niente sofisticazioni, tutto D.O.C. Trentini genuini e numerosissimi (come richiesto sul manifesto) e del resto I fans si vedono sul video di LAPO.

“Diaolokan” rappresenta lo stacco che esiste attualmente fra un popolo qualsiasi in Europa e chi lo rappresenta nelle istituzioni. E en campagna elettorale i venderia anca so mare E per na carega la gent i la frega I fa tut alla reversa En te sta cazzo de italia persa” Mettiamo Francia o Inghilterra al posto di “Italia” e funziona lo stesso, il mondo attuale va a putane, perché non paga… ci va con i nostri soldi…

Paganella santifica la più bella montagna del mondo. Lo dice anche un Bondonero: Giacomo Gardumi che nonostante essere di Sardagna, vede la Paganella tutti di, quando apre la finestra, come per contradirmi. Io resisto fin in fondo, anche se in Paganella non ci sono mai stato, stipolo qui; “Mi resto en Bondon”.

Sento tutta una serie di recensori elitisti trovare difetti, semplicità, o anche “polentarieta” a quel album. Io ci trovo una cosa sola: “onesta” anche se forme e colori possono essere discussi fino a notte fonda. Una sola e unica cosa rimane sacro santa per i Diaolokan: il lavoro.

Quello dalle mani sporche, ma dei soldi puliti…

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