Capitolo 102 L’Opera di Amanda album Farfalle

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[…] seguito recensione Pereira

- Chi è il più vicino dei due? Chiedo a Jones.

- l’Opera….

- Si sono mossi in traiettoria?

- Stabili, nel 105, rotta nel 350, distanza 12 miglia adesso, velocita 9 nodi, profondità 013.

- Secondo! entriamo nella loro scia. Avanti 8 nodi. Risaliamo a profondità 013 ma solo dopo che ci son passati sopra. Li lascio la manovra. Capo centrale! al rapporto… Jenkins, tienimi un occhio sullo spettrometro, Jones, tienimi d’occhio I Bob che convergono verso la “Trelease party” anche loro.

- L’interferometro è in funzione Capitan…

Il capo centrale è già pronto con il suo blocco e il gommino della matita fa salti sulle carte che sfoglia:

- Dal gruppetto scolastico Chiamato “Rock N’ Roll” in quale Simone Gottardi, Emiliano de Giovanelli, Caterina de Giovanelli e Daniele Nardin hanno fatto loro primo concerto in un carnevale di villaggio sono nate molte formazioni con nomi diversi, come The Best of Performance, The Jolly's Joker, The Black Sheep, Chain Reaction, poi è nata L'Opera di Amanda. Sono stati prodotti un EP 3 tracce nel 2013 e “Chimere” album di 6 tracce nel 2015. Il nostro rilevamento attuale è “Farfalle”, 4 anni sono passati durante quali non ci sono stati cambi nella formazione. L’album è stato finanziato da Upload Sound, dopo che sono stati selezionati per una sovvenzione. A dicembre 2018 sono arrivati in finale al Rock Contest Controradio, uno dei contest più interessanti del panorama italiano. Fra 800 iscritti sono stati selezionati 30 Gruppi e sono arrivati in finale, che si è svolta alla Flog di Firenze. Fabio de Pretis ha registrato e missato il disco al Blue Noise Recording Studio di Mattarello. Poi il master è a cura di Giovanni Versari. Due single estratti dell’album; il primo “Astronauta” uscito a gennaio, poi “Vernice” a febbraio. Le copertine sono state realizzate da due “de Giovanelli”. Prima Giulia de Giovanelli la sorella di Caterina, che realizza il collage dei due single e utilizza un quadro di Veronica de Giovanelli, una cugina comune a Simone e Caterina, che diventerà la copertina dell’album. La farfalla è anche il simbolo della regione Trentino…

- Uhuuuuu… come i Jambow Jane… tutta roba fatta in famiglia, mi piace… Fai vedere… Sembrano profili di montagne viste da l’alto…. Ci sono anche tracce da sci di mezzo. Non vedo cosa possono essere sti buchi bianchi, ma vabbè… altro?

- No, ma arrivano i dati dello spettrometro e scanner… eccoli:

A guardare il profilo generale dell’album ci si rende conto che L’opera di Amanda ha imboccato un'altra direzione. Appariscono più tastiere, più sequenze, un basso meno avanti che su “Chimere” o almeno molto più incorporato nel suono delle tracce. Simone forza meno sulla sua voce e raggiunge gli accenti messi sull’testo con più facilita. Lettieri lui, è immutabile nella la sua “metronomia” e la sua precisione. Si fa notare comunque e ovunque. I cori di Caterina sono una presenza più che piacevole su Fiori di carta, Buonanotte, Vernice… L’opus intero ha un accento meno “Rock tagliante” ma più “Alternative riflettuta”. L’impressione generale è che questa galletta si trova su un gradino largamente al di sopra di quello che il trio a sfornato finora. Promette…

- Jenkins! Scanner, doppler, spettrometro, decoder audio! Cominciamo!

Come per contradire la mia prima impressione “Fiori di carta” inizia il disco con un bel rock mordente, con la sua chitarra messa avanti. Presente in sostegno nel primo verso e ritornello, le tastiere prendono posizione per rafforzare l’insieme. “Fiore di carta ingiallisci col sole, E non fai che cercare un vestito migliore

Dominio incontestato delle tastiere “Mangrovie” si impone subito come un pezzo importante, portato da una sequenza di basso solida.  Ci sono alberi con i piedi nell’acqua e loro radici proteggono il volo incerto della prima farfalla dell’album (Santo cielo, che sollievo!) immersa nelle spiagge dei sintetizzatori analogici e la partitura di una tastiera tipo Juno 106 della Roland, calcata su quella del canto che ondula confortevolmente fra le radici, prima di perdersi tempestivamente nell’eco. Questa canzone è la prima traccia a dare a l’insieme la solidità degli album, che si ricordano nel tempo.

“Buona Notte” gira intorno ad un loop di sintetizzatori e contiene una chitarra classica nascosta bene in fondo ai versi, solo magari per tornare più in evidenza durante i ritornelli, quasi spogliata del suo involucro sintetico, per lasciare la voce di Caterina creare, dalla sua presenza, una dimensione parallela: “Ti sei mai chiesto cosa pensi prima di addormentarti, Non è tutto reale, Non è tutto, Non è tutto reale…” Mi da un colpo… non posso stare indifferente a questo finale magico. Quest’album sta prendendo uno serio spessore.

Ci sono ancora tastiere dominanti su “Arnica”, 4 note per misura, saltano da un accordo a l’altro, su tutto il pezzo. Una chitarra piange lunghi riff sui colpi di una batteria impressionate di regolarità. Quel tizio a un atomo di cesio-133 al posto del cuore*. “Verso caffè, in questa tazza a forma di cuore, sul bordo c’è scritto il mio nome…” il basso si rifugia nelle note alte durante il verso, al punto di quasi sparire degli schermi. La chitarra sostenuta di un delay digitale illustra il volo della “colomba leggera e disinvolta”. Ancora un pezzo notevole che conferma che il gruppo s’impone come una referenza regionale.

“Via Lattea” si riveste di dimensioni spaziali, di atmosfere planante e di una voce che si mirra nell’eco interminabile e vertiginoso dei buchi senza fondi. Una voce sembra sottolineare le frasi di sintetizzatori che riempiono i ponti musicali. C’è una vera sensazione di spazio aperto in questo pezzo. Verso 2.24 i colpi sul piatto ride si raddoppiano per far decollare il finale e portarlo nello spazio vero. Rimane solo l’eco sui vocali del coro, sporto sullo stroncato ripido della conclusione. Ancora un pezzo favoloso.

Altro pezzone micidiale è “Vernice” il secondo single estratto dall’album. Le farfalle tornano per sollevare corpi interi in uno sforzo comune. Come una belva, Lettieri delimita il suo territorio intorno al pezzo e non chiedermi come lo fa. La partitura della batteria e puramente brillante di atipicità e gradisce di un’esecuzione maestrale. Fabrizio sa lasciare tracce… le n’aratro… Poi il pezzo è basato su una base fatta di basso, aggiunta di sintetizzatore basso e chitarre numerizzate sulla stessa partitura, che danno al pezzo la potenza di una ruspa. Magnifiche le slittate di tastiere e discese a spirale nello scarico del lavandino, del più bello effetto. Gli anni 80 tornano! Traccia letteralmente monumentale….

“Astronauta”, primo single pubblicato a gennaio, evoca questo lato illimitato della potenza immaginativa dei giovanissimi e la nostalgia di volere ancora ricorrere a tale stratagemma, per solvere distanze create fra adulti, con avventure da salotto e astronave fatte di cuscini, e ci tocca profondamente.  Questo spazio fra di noi, Lo riempirei coi nostri sogni fatti in casa, E con i razzi della NASA…” Dominio riservato delle tastiere, il pezzo sembra concludersi verso 3.48 per tornare progressivamente, dopo l’intensità del decollo, e materializzare l’assenza di gravita.

“Dessert” contrasta per lo meno con il resto dell’album. E uno sfogo rock puro con chitarre che tiranno sul guinzaglio, tutti denti fuori, percussioni sul versante cattivo, e un basso che spinge tutti sul fronte per una sparatoria. Jenkins, che non n’e manca una, interviene clamorosamente:

- Cosa diset? Sto esitando fra “Nessuno sa” o “nessun ossa” …

Felicemente l’Intel ci ha stampato i testi di questo monumento di album: “Nessun dessert” ripetuto 48 volte sembra essere la punizione inflitta a l’uditore alla fine dell’opus. E su, in camera senza guardare la tivù e che non sento più parlare di tutti voi, fino a domattina, alé!

Un po’ diverso di quello che possiamo aspettarci da l’Opera di Amanda nei primi ascolti, questo album si bonifica ad ogni giro, fino a diventare essenziale e preponderante. Entra già, e senza dubbio, nelle preselezioni al Trentin’ Music Award 2019 per competere per l’album dell’anno e “Vernice” per il single.

- Jones? I “Bob’s” ci hanno sentito?

- Naaa… Vanno a chiodo verso il Trelease party della Bookique, anche se suoniamo i Deftones a chiodo qua abbordo, non ci sentiranno, talmente sono a P M P**…

- Buono, Secondo? Attacchiamoci de drio prima che rallentano…

 

 

* 9.192.631.770 cicli della radiazione dell’atomo di cesio-133 definiscono 1 secondo nell’orologio atomico.

** Potenza Massima Permessa (puoi andar oltre, ma son cazzi)

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