Capitolo 116 Thee Loyal Wankers album A Brutal Tail

Podcast disponibile QUI

Tocchiamo il fondo belli piatti e stabili, come il manuale del perfetto comandante di sub stipola. Tranne che è il secondo che si occupa della manovra. Brao Secondo.

- Sempre rotta nel 010, distanza 09 miglia, hanno rallentato, velocità 12 nodi, profondità 040. Annuncia Jones, con la sua professionalità esemplare, che si contrappone con il grezzo senso di claustrofobia e di stanchezza, che mi solleva di un entusiasmo misurabile a 0.002 su scala Richter.

- Capo centrale? Cosa ci racconti?

- Ancora una volta poco o gnent, tranne che sembra che I wankers si sono sciolti.

- Questo è un disco postume?

- L’hanno annunciato allo svelamento della copertina… un teaser per l’uscita dell’album: “Fate ciao, ciao, con la manina ai Thee Loyal Wankers, che si sciolgono e ci lasciano con questo ultimo EP di epitaffio, registrato da Lorenzo Piffer al frizzer studio, copertina a cura di Mattia Dossi. Solo formato digitale, se qualcuno fosse interessato a stampare qualche copia magari di una discografia in cd/cassetta ci faccia un pronto.

- Eh beh… cambi di line up?

- No, sempre il nostro storico Orlandi alla batteria, schedatissimo, Edoardo Trolio alla chitarra e canto, pilastro in cemento dei “Stiven Sigal”, e Andrea Bertagnoli AKA “Zipi” al  basso e voce. Boss di Annoying records, suona con Gufonero, con Igioia, ha appena fatto un disco solista come SPROLOQUIO, era il batterista degli ATTRITO e dei KOROBA MILK, teneva il sito Trento hardcore sulla scena punk del trentino. Andrea basso e Dodo chitarra, continuano di suonare con un certo Romano Monero, non schedato ancora… con i Atacama Death Experience.

- Brao Capo!  Guadiamo un po’ cosa i dati ci dicono di questo album...

A dire la verità ci si va avanti con la ricetta che definisce, e che ha sempre definito, i Wankers… Solo tracce intense, arruffate, corte e piacevoli. Come toccare cavi elettrici, prendere una scossa, pero ricominciare perché l’intensità della botta, ha un gusto di “tornaci” …  Peccato pero, dovere rassegnarsi che la festa finisce con l’ultima traccia.  E poi, per soddisfarsi di queste sensazioni musicali, c’è solo in archivio un EP 2014, 7 tracce, un album completo di 12 nuggets nel 2015, Swamp miracoloso EP del 2016, e “A brutal tail” 2019, 7 sberle sul naso e basta… Niente più wankers d’ora in poi… o metti la mano sulla discografia completa adesso o rimani sul binario 2, il biglietto in mano guardano la coda del treno allontanarsi verso l’oblio. Del resto, farsi la discografia completa in CD o K7 sembra essere un gesto saggio …

“No way” a un retro gusto di “She’s Lump” dei “President of the United States” al meno ne traduce l’intensità rock n’ roll. Il pezzo raggiunge quasi le due minuti, sicuramente colpa dell’assolo di chitarra che ribadisce la frase del tema.

“Ballchain” non fa nella dentella chiudendo lo sfogo entro suoi 58 secondi, il ritornello è semplice ma diretto: “Please, please set me free, set me free” su un ritmo sostenuto. Niente altre soluzioni che une inchiodata finale. Netto. Intenso.

“Crazy wheel” prende un po’ di accento Brit rock, tendenza “The Knack” con un bello basso che fa doppiette sui versi, portando una dosa d’energia supplementare alla voce, che distribuisce swings e uppercut a chi si avventura troppo vicino. Dei silenzi, gestiti alla moda Green Day, portano rilievo alla partitura. 1.08 il pacco viene richiuso di un colpo, senza altra forma di processo. Sbam!

“I’m really sick and tired” apre il corto ciclo di parole del pezzo “(Ain't nuthin' but a) stranger” che rimane da lontano la traccia la più lunga dell’album e la più agganciante, la melodia del ritornello rimane accattivante e invita a cantare allungo. Le due sole frasi della canzone son ripetute ad libitum e solo interrotte da un assolo di chitarra.  Il mio pezzo preferito del EP.

“A brutal tale” sembra essere la traccia la più evoluta dell’opus. Un po’ più costruita e su un ritmo leggermente più saggio, lascia alla batteria l’opportunità di riempire i versi della sua presenza, mentre la chitarra piange nelle variazioni della sua pedaliera.

“Wail” gradisce di una lunga introduzione, e ribadisce un riff classico, una scaletta twist appena rivisitata, solo arruffata di un colpo di pettine a contropelo.  La voce un po’ più distorta che al solito conclude il pezzo in un modo… disturbante: “I wish I was dead

“Manifesto” ci salta quasi addosso, per concludere quest’opus, e assenna degli “Oh yeah” persi di mezzo a raffiche rabbiose di riffs alla “Sex Pistols”. E chiude la carriera dei Wankers come l’hanno vissuta; corta ma intensa.

Una riformazione fra dieci anni per un concerto unico?????

Ci vorrà un po’ di anni per rendersi veramente conto di quanto può mancare alla regione un bel gruppo Garage grintoso come i Wankers. Vabbè che possiamo ritrovare Marcello in quasi tutte le formazioni della zona, in questo genere. Pero la combinazione di questi tre personalità dava alle composizioni un trattamento speciale, una firma, un’identità fatta di energia, e pezzi corti come lampi da provar di acchiappare al volo: Operazione comando: Entrano, compiono la missione, spariscono.

- Jones, ti do l’ordine di non darmi rilevamenti. Superficie! Torniamo alla base! In tant’ siamo lì… pronti a sparire dietro la cascata della base Nibraforbe…

Commenti

Post popolari in questo blog