Capitolo 122 The Killbillys’ album Nasty n’loud.

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[…] seguito recensione Indigo Devil

Prima di uscire verso lo stretto corridoio, mi giro per puntare l’indice verso Jones, al sonar:

- Jones, dai… Non fare troppo zelo…. OK?

- Erhmmm…. Mi dispiace capitan… Esita Jones, seduto dietro la sua consola.

Questa parola mi statuisce nella mia posizione, nello stretto corridoio, fra il Centrale e la mia cabina.

- Sembra che Perina non sia stato l’unico album che abbiamo mancato nel 2018, Capitan…

- Non dirmi… Jones…. Non dirmi…

- Abbiamo un segnale nel 320, rotta nel 081, velocita 11 nodi, profondità 020. La firma sonar e quella dei Killbilly’sun album, 10 tracce, sfornato nel maggio 2018… “Nasty n’ loud”

Mi sembrava strano che questa band, che abbiamo nell’archivio da un pezzot’, non avesse fatto un album ancora… fanno tante cover, ne ho viste tantissime sul tubo. Credo sia quello che ci ha ingannato.

- Maggio 2018… Proseguo pensieroso… Eravamo incollati sul fondo nel periodo Rebel Rootz, The Rumpled, Hi\fi Gloom… c’erano segnali dappertutto… Capo centrale, mi chieda un file a l’Intel sulla rete flash!

Nei 10 minuti seguenti, il Capo centrale batte metodicamente il gommino della sua matita gialla, sulle foglie del suo blocco:

- Allora, abbiamo nella line up attuale; Raffaella Cordelli alla Voce, Mattia Scarabottolo al contrabasso, Stefano Mosna, che era nei “Five Seasons” e che suona con Mattia in Point Nemo (ex-Howling Pussy Experience) alla chitarra, poi in fine Anthony Dantone detto Vender alla batteria che sostituisce Mattia Benuzzi dal 2017... Notare che ci sono altri Killbillys ma che non c’entrano niente con loro. Il cantante è un maschio e hanno fatto solo un EP chiamato “Tornado trailor park”. “Nasty n’ loud” è stato registrato allo Studio Sottoilmare di Povegliano Veronese e al Dingo Studio di Martignano. Missato and masterizzato da Christian Postal al Dingo Studio. Vuole un estratto dal file del Intel?

- Spari…

- Ahrhmm… The Killbilly’s è un progetto che nasce nel 2016 con lo scopo di non essere la "solita" rockabilly band. Sono evidenti i richiami al neo rockabilly degli Stray Cats, ma altrettanto lo sono le contaminazioni ed influenze Hard Blues, Surf, Psyco e Garage/Punk. Il punto di forza della band è da subito un Live ad alto contenuto adrenalinico e dall’attitudine sfacciatamente Rock. Con il cambio di line up, il sound della band subisce un'ulteriore evoluzione, allontanandosi ancora di più dai canoni del genere. Il risultato è il primo lavoro in studio della band, vede la luce nel Maggio del 2018 ed è una vera e propria dichiarazione di intenti. Dieci pezzi originali che sondano tutte le influenze musicali dei quattro musicisti e una cover dei Queens of The Stone Age. Dal disco sono stati estratti tre singoli, per cui sono stati realizzati tre videoclip; in ordine di uscita: Beautiful Boy, Booty Mama e Baby I Miss You.

- I tre “B” insomma. Interrompo…

- (…) Beautiful, Booty, Baby ah! Si è vero!  Proseguo: “Sono spesso in giro a suonare; dai concerti in alta quota del Rock the Dolomites e Panorama Music, ai palchi del “Hot Wheels Festival”, Viva Las Vegas Night, Pullman City Bayern, Volks and Roll, Muso Festival e moltissimi altri. Con molta probabilità il 2020 vedrà l'uscita di un secondo lavoro in studio.

- Ah sì! poi c’è anche Mattia “lo snodato” che fa figure acrobatiche con il suo strumento. Il Live è anche da vedere come da sentire no?

- Direi, risponde il Capo centrale…

- Doppler, scanner, spettrometro, decoder audio sul rilevamento, cominciamo!

L’album è un po’ lontano dal tradizionale Rockabilly, nonostante le cover di una montagna di classici suonati durante certi dei loro live. La base c’è, pero! Come un’atmosfera alla “Pulp fiction” ma sotto amfetamina. Il contra basso prende una parte determinante nella fondazione dei brani, la grinta è aggiunta con una batteria muscolosa, suoni di chitarre con le spalle quadrate e una pantera nera, col collare di brillantini, scappata dall’attenzione del padrone, che viene tutti denti e artigli fuori, invadere il fronte del palco: ROAR! (Aaaaaah siiii! Graffiami tutto!)

“Mexican stand off” descrive durante suoi corti 1.51 questa atmosfera, come uno strumentale introduttivo lo deve fare. Il tono è dato, il volume è alto, tutto nel movimento dell’anca:

“Close the way” ti prende subito. Sbam! Raffaella determina la sua presenza con una voce eccezionale e tagliata su misura per questo tipo di suono. E il tutto è molto più potente e lacerante che qualsiasi “Stray cats” … E groovy, come del buon Brian Setzer, ma con una sovra dose di vitamine. E questo è anche reso moooooolto bene dalla registrazione che mette in evidenza la potenza dei tre strumenti. Bassi tutti avanti per creare profondità e il contrabasso che “tatum-tatum-tatum-tatum” tutto allungo. Bestia!

Beautiful boy” continua nella stessa vena.  Questo monumento vocale è messo in evidenza da un brillante video di Matteo Scotton, sia divertente, che tagliato e montato più che bene. Condivido clamorosamente il messaggio dell’esercizio di tiro su figure del Xtractor, questa alienazione culturale delle masse è un sottile guinzaglio, che non ti porta mai dove vuoi tu! Poi, a dire la verità, meglio assoli e riffs di chitarra alla Killbilly’s, che trucchi plastificati di studio… I veri rock n’ rollers suonano una Gretch; Cassa… mezza cassa… a scelta.

“Free ride” gradisce di due partiture di chitarre e anche di due modi di trattare i vocali. La prima voce canta i versi e sembra decisa ma relativamente posata, l’altra nei “backing vocals” punteggia grassamente, con vanito e potenza rauca, ogni verso: “Whaaat?” “Whyyy?” “Wheeere?”  Questa è la traccia che strappa di più dell’album, un invito al movimento, tutto sotto la cintura, benedizione inclusa. Un punto alto dell’album.

Atmosfera Cotton club, Charleston, porta sigarette per fumivorare delle king size. Booty mama” e uno hit clamoroso, un single scelto per portare questo album rovente, su un altro video di Matteo Scotton che illustra perfettamente l’atmosfera, il ritmo, l’alcool, il fumo delle sigarette, la sparatoria e un finale esilarante che vi lascio scoprire da soli. Un candidato per il video dell’anno al TMA 2019. Un altro rock da ballare, fino a cadere per terra, senza fiato.

L’ombra dei “Shadows” plana su “Pulp Fiction” uno strumentale che include la quasi totalità dei riffs galoppati batteria-chitarra, vibrato che fa piangere gli accordi, tutti trucchi del mestiere son lì dentro, facendo quasi diventare questo pezzo originale, un classico… La batteria di Antony “il metallaro” è francamente messa avanti per aprire la strada al contrabasso e la chitarra.

Un suono di chitarra più angoloso introduce “Baby I miss you” terzo single estratto dall’album, e video di Leonardo Kurtz filmato nel loro ambiente naturale e pubblicato proprio adesso.  Cosa dire? Scintille dappertutto, voce accattivante, potenza a tutti piani, swing che se ne vuoi, ce n’è… Più rock n’Roll di questo, non può più respirare. Lode e dieci.

Velocita quintuplicata per “Overdrive” che porta bene il suo nome. Pezzo esagerato di velocita e di precisa esecuzione. Un pezzo un po’ pericoloso dal vivo, al mio parere, ma registrato con i fiochi. Un pezzo tutto sulla rullante, in quale, preghi che non ti arriva il crampo al polpaccio, né al braccio, se no mandi tutto a monte.

Dopo di che, “Night lover” potrebbe scendere VERAMENTE giù di giri, per darci un momentino di calma, perché qua giù, abbiamo il fiatone. Dai, per favore… C’è “Lover” nel titolo… dovrebbe essere mid-tempo, no? Qualcosa di calmo… baci, baci, romantico, fiori… Invece no.  I Killbilly’s hanno montato una punta diamante sul trapano, sono in modo “martello” e intendono smettere una volta che son passati attraverso del tutto. C’è un po’ di AC/DC in questa sberla sonora. E sempre Raffaella che trona, imperiale in cima al branco.

E cosa ci riservano per il pezzo conclusivo? Un lento? Naaa… La traccia eponima “Nasty n’ Loud” corrisponde a l’intensità sfornata fino qui. Non c’è tregua. Tranne che siamo già in ginocchio da queste parti, ci mettiamo nella pelle dell’udienza a le loro apparizioni sceniche, sudati e con il fiatone, pero con un sorriso da un’orecchia a l’altra. Bella apparizione di un coro maschile per sostenere il finale dopo un assolo di chitarra con i fiocchi.

Non so come sono riusciti ad aggiungere una dosa superiore di grinta all’hit dei Queens of the stone age “No one knows”. Magari colpa della presenza vocale molto più arruffata e della sparatoria batteristica esagerata, registrata perfettamente e bilanciata al mezzo pelo. Uguale a Dave Grohl, niente male. Una cover come Nettuno in persona comanda!

Mancano parole giuste per descrivere la combinazione estravagante di questi 4 musicisti con talento da rivendere. Questa band assomiglia a una congiunzione planetaria, una miscela d’eccezione, una chimica unica. L’intensità sprigionata è diabolica, con un retro gusto di “tornaci”, il ritmo ti prende e non ti lascia più. Che gruppo! Che album!

In fine sembra che 2018 sia stato un anno ricco di pubblicazioni e mi sto chiedendo accanto a quanti altri album importanti siamo passati? Avrei voglia di rivedere un po’ il sole e tornare alla base Nibraforbe. Non ho ancora dato l’ordine al Secondo di tornare verso casa, che Jones, che secondo me ha la capacita di leggermi nei pensieri, annuncia leggermente imbarazzato:

- Eeeeeeeh, Capitan… Credo di avere un nuovo segnale e una nuova firma sonar…

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