Capitolo 123 Cannibali Commestibili album Cannibali Commestibili.

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[…] seguito recensione The Killbilly’s

- Eeeeeeeh, Capitan… Credo di avere un nuovo segnale e una nuova firma sonar…

Miei occhi si chiudono, talmente mi mancano le parole… Solo Jones lo può vedere, perché son girato verso lui, ispiro profondamente, dimostrando di avere raggiunto la calma, essendo passato su l’orlo dello scoppio. Dietro di me, il telex della rete flash sta facendo una raffica incredibile di andate e ritorno sulla carta perforata. Sono incastrato, lo so… Non ho bisogno di guardare… Il Capo centrale sta strappando pezzi, leggendo i fogli, organizzando il suo reso conto, fischiettando con leggerezza e disinvoltura in cima a questo. Riapro gli occhi per vedere Jones più verde che i riflessi dei suoi schermi sulla sua faccia. Sempre dietro di me, Jenkins mette strumentazione in moto, sento i rumori degli interruttori e sicuramente ha già calzato sue cuffie. Il secondo sta aspettando un ordine, lo vedo con la coda dell’occhio, impaziente e pronto a scattare… Sono circondato da un equipaggio più volontario di me, perché ho semplicemente voglia di rivedere il sole, alla terrazza del mio bar preferito. Sorrido come se non fosse successo niente:

- Dimmi tutto Jones…

- Nuova firma sonar “Cannibali Commestibili” stanno risalendo dalla profondità 183, 10 metri al minuto. Sono nel 090, rotta nel 220, velocita 12 nodi, distanza 30 miglia.

- Siamo ancora fermi, no? Dove puntiamo adesso? c’è ancora corrente? Chiedo per sicurezza.

- Propulsione 0, puntiamo al 200, fissi da 10 minuti, corrente nulla. Risponde il timoniere di direzione.

- Distanza minima? Chiedo in giro.

- 21 miglia... risponde il Secondo.

- Jenkins se metti su un'altra volta la strumentazione prima del mio ordine, ti butto agli ferri. Capo centrale cos’hai? Rapporto?

- Quindi abbiamo; Daniel Nardon: Chitarra, proveniente dagli “Poor Works”, Paolo Tiago Murari: Basso suonava la chitarra in “Curly frog and the blues bringers”, poi Maurizio Togni che appare per la prima volta nell’archivio…

- Fammi una richiesta di scheda a l’Intel, sulla rete Flash.

- Sicuramente, Capitan. Non mi sembra novello, né al canto, né alla batteria.

- Passami la coperti… whaaaaaaa…Uhuuu… ustia!! Per le trippe di Richard Dawkins! Cos’è sta roba???

- E la copertina dell’album realizzata da Luca Solo Macello. Tira l’occhio, vero?

- Beh, al Daniel li hanno strappato il cuore, tiene la gamba di Maurizio, che è stata anche strappata, lui tiene un pugnale da far paura, Turo filma il tutto e li manca un braccio, con quale ha magari strappato il cuore di Daniel… è un bagno di sangue! Poi esce un Venerdì 13, per l’augurio, non c’è meglio!

- Beh! a me, piace… Poi, l’album è stato registrato e Mixato Da Fabio Sforza al No Logo Studio Di Laives in provincia di Bolzano, Masterizzato da Justin Perkins al Mysteryroom di Milwaukee negli stati uniti. Licenziato da Overdub Recordings e distribuito da Code7/Plastic Head. La pubblicazione è stata anticipata nelle scorse settimane dalla pubblicazione di due singoli: “Gordon Pym” e “Pioggi Acida”. In Tant’ che arriva la risposta del Intel vuole che li lego il rapporto?

- Spari…

- Arhemmm… I Cannibali Commestibili sono un trio alternative rock Trentino concepito una notte di molti anni fa, in un bosco, attorno ad una lamiera arrugginita sopra la quale stava cuocendo del maiale. Quella notte attorno al fuoco Turo (basso), Daniel (chitarra) e Maurizio (batteria e voce), circondati dagli alberi e dall’odore di grasso che cola, si scambiano la promessa che un giorno avrebbero suonato assieme. L’occasione si presenta dieci anni più tardi quando, in preda ai fumi delle grappe, i tre vedono per la prima volta il documentario “Cannibals in the jungle”. Quella visione turba profondamente il loro equilibrio psicologico, e anche se in un secondo momento il trio scopre che il documentario era in realtà un falso ormai era già troppo tardi, la loro natura cannibale era stata risvegliata e urlava a gran voce la sua fame. Generati da quelle urla in una notte d’Autunno, i Cannibali Commestibili vedono così finalmente la luce e lanciano il loro primo roboante vagito! È qui che rivelano la loro vera natura cannibale, stoner, ruvida, che dà vita ad un muro di suono ed una marea ritmica pronta ad investirvi al primo ascolto.

- Abbiamo una spiegazione per la copertina… concludo.

- Ho la risposta per Maurizio: ha già suonato con Daniel, tanti anni fa, erano in una vecchia formazione chiamata “Radio Aut” insieme a Donny dei “Congegno” e Seba dei “Kepsah” e “Kuru”. E poi il suo Fratello Luca e anche il Batterista cantante degli “Crinemia”…

- Ah ecco! Dovremo già avere dati dello scanner, spettrometro e del doppler, Eh Jenkins???

I primi dati che ci arrivano confermano un album rock, ruvido, alle spalle larghe. Si distingue un basso grezzo al suono bellicoso, riffs di chitarra angolosi ed aggancianti, una batteria che sa creare spazi inaspettati e soprattutto una voce accattivante, un timbro tagliato su misura per il suono generato dagli tre talenti. Spettina…

Questo power trio non poteva fare altro che iniziare l’album con “Gordon Pym” ovvero Arthur Gordon Pym di Nantucket, isoletta di pescatori del Massachusetts che, salito su un baleniere come passeggero clandestino, viene a confronto di un ammutinamento, una tempesta, una nave severamente danneggiata e conseguentemente al cannibalismo. Ci siamo. E colpa di Edgar Poe. Il rock sprigionato dagli tre è potente e preciso.  Il suono della chitarra è grasso di compressore e distorsione. Bella performance attraverso tutto l’opus di Maurizio al canto, che trova qui, una cadenza accattivante per salmodiare il testo. Che voce, che tonno! La registrazione mette in evidenza l’aspetto ruvido di questo rock grezzo di forma. Finale ossessivo per un’inchiodata conclusiva.

Ritrovo un po’ degli “Crinemia” dentro “Goditi il silenzio” in tanto, credo che hanno suonato la stessa serata all’Arsenale durante l’anno. Due concerti, 1 batteria… Omogeneità in questi casi c’è! Prima nella chitarra che apre da sola il pezzo, poi nella cadenza del canto, poi nel break dopo “Goditi il silenzio” Ah ah ah! goduto! Grazie! È stato bellissimo, lo rifaremo al più presto possibile! Ponte musicale ripetutamente ossessivo e martellato per svelare un finale sollevato da un basso esperto.

“Qualche corpo” si veste di un ritmo più pesante e ci immerge nell’hard blues, come in una vasca calda, schiuma leggera inclusa. Ci si sta bene, è la traccia la più lunga dell’album insieme a “Pioggia acida” con 5.29, e ci piace trottolare nel caldo un bel po’. Ancora una bella voce piena, che prende immediatamente il fronte del palco. Potente ritornello, cantato al massimo della capacita vocale di Maurizio, senza mai entrare nel rosso. 2.54 un ponte musicale leggero allieva la canzone per un istante. Bello finale segnalato a tutti strumenti da una bella raffica di rullante.

“L.A.” arriva da molto lontano e riempie lo spazio lentamente e progressivamente. Il pezzo si arruffa subito dopo il primo verso. Un basso, metodico, taglia un passaggio nella massa sonora. La chitarra distorta si mimetizza con lo sfondo. E una jungla densa. E sempre questa voce ipnotizzante. L.A. riflesso alcolico….

Pioggia acida” gradisce di un brogliaccio introduttivo all’odore di Mississippi. Bottleneck e slittate allungo il manico della chitarra. Il tempo è lento e in cima a tutto anatomicamente dettagliato, quasi da dare il tempo al Capo Centrale di notare la progressione degli accordi e gli silenzi del sincopato. La lingua tirata sul lato della bocca in segno di concentrazione applicata. Visto dalla poltrona del centrale è uno spettacolo…

“Nylon” e un pezzo un po’ più muscoloso, più ansiogeno, quasi contaminante. “Irradia le vene, veleno ossigeno” l’atmosfera descritta, dettaglia quasi la presenza cosciente di un coma o il declino della presenza mentale, sotto il dominio di un allucinogeno potente: “Sento solo il mio respiro, spento sotto sedativo” …

Sembrano rumori sintetici ad introdurre “Ingranaggio fragile” ma sono solo effetti di chitarra. Il pezzo e altamente melodico e ancora una volta tirato tutto dal basso. Il canto si campa in una metrica regolare che consolida i versi di una solidità immutabile. Questi tre si sono veramente lasciati su questo pezzo. La mia traccia preferita su l’album. Pezzone, punto e basta.

Quasi per farmi ripensare alla mia scelta, “Dr. Darrow” spunta fuori dagli dati dello scanner. Ancora un introduzione uppercut, con un basso in figura di prua. Poi ci sono ancora tutti questi riffs di chitarra e basso che distinguono ogni traccia di questo album. 2.05 un ponte musicale sfreccia a velocita raddoppiata per lasciare il basso sfogarsi allungo tutto il suo manico. Ritroviamo, quasi come una firma, un finale ripetuto con ostinazione, pero questo si distacca degli altri con un bello sforzo vocale. Monumentale.

“Luna in cenere” e l’ultimo mattone di questo album per maschi. Un mid tempo punteggiato di doppiette di chitarre rabbiose sul ritornello. Strano suono nell’assolo di chitarra generato da un vibe. Sicuramente in omaggio a Lips degli “Anvil”. Ancora una traccia che suda rock da tutti pori.

I Cannibali possono vantarsi di essere, alta la mano, la sensazione rock dell’anno, con questo album che esce di loro, come un alieno dopo il periodo di incubazione. Quasi per dare lo stesso risultato che la copertina. Notevole voce e un canto che va cercare la sua sostanza, nel suono sprigionato dalle corde. I testi sono lontano di essere stupidi, senza diventare ermetici di messaggi nascosti. Sono semplicemente tagliati bene. Una vera sensazione rock come Nettuno comanda. Un album indispensabile; “A must have”. Siete autorizzati a passare accanto oggi, ma vostri amici vi rideranno scherzosamente in faccia fra qualche anno. Succede adesso, ci stai o no. Non piangere quando il treno sarà passato. Mi sembra che “Cannibali Commestibili” ha la statura di un disco dell’anno, ne devo parlare a l’ammiraglio Tosi…

Prima che do l’ordine al Secondo di riportarci verso la base Nibraforbe, Jones non manca di tagliarmi il fiato:

- Non è che vorrei insistere… Ma Eeeeeeh…. Diciamo… In somma… Non lo faccio apposta ma… Mi dispiace tantissimo, Capitan ma… Credo che siamo passati acanto un altro album, in marzo di quest’anno questa volta…

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