Capitolo 97 Nico Oho album Capsula mundi

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[…] seguito recensione Johnny Mox.

- Non so ben miga... quasi, quasi mi farei un’altra fettina di chitarre in questo momento. Che c’è in giro?

-Abbiamo un nuovo segnale nel 014, rotta nel 280, profondità 020, distanza 18 miglia, velocita 11 nodi, trattamento firma sonar in corso…

- Ottimo! Secondo! Rotta nel 310, avanti un quarto per 10 miglia, poi ferma propulsione, profondità 050, passera a Nord-ovest della nostra posizione. Abbiamo la firma sonar?

- Nico Oho, è il chitarrista dei “Prologue of a new generation”, che sforna un lavoro suo: “Capsula mundi” che è recentemente uscito su Bandcamp, Capitan…

- Capo centrale cosa diset? Abbiamo un file su quel tizio?

- L’intel ci ha provveduto poco sul conto Di Nicola “Oho” tranne che si chiama Nicola Tommasi. Nel suo file, lo ritroviamo sia con il cantante dei “Curly frog” sia con  i “Prologue of a new generation” che “Nagual project”… o ancora in qualche progetti monastici acustici poetici di “Zadra e Nico”.  In questo album solista, lascia le chitarre dominare le composizioni; le ritroviamo su due o tre piste per pezzo. Sembra che l’album sia stato composto, suonato, registrato, mixato e masterizzato nella soffitta di casa sua, chiamato Los Pollos Studio. La cover è particolarmente notevole e disegnata da Diego Santostasi per Santos Artworks, che rappresenta questa misteriosa  Capsula mundi che è un nuovo modo di pensare al seppellimento degli esseri umani; il corpo del defunto è avvolto in un a specie di uovo di matteria bio-degradabile. Su di quale un albero viene piantato… Un nuovo concetto creato in Italia, ancora allo stato del crowd funding.

- Mi piace l’idea pitost che il classico cimitero… fa più utile, più naturale… Dai!! Scanner, doppler, spettrometro e decoder audio in funzione, cominciamo…

L’album è composto di 7 brani strumentali che illustrano varie fasi della vita: della nascita alla… partenza. Tutto l’album è strumentale e le chitarre si prendono la parte del leone, c’è un basso, una batteria e una tastiera per descrivere varie atmosfere. Non si può definire se la batteria e programmata o suonata dal vivo, la qualità del suono al giorno d’oggi, non permette più di distinguere l’organico dal sintetico.

“Inception- Birth” è un medio tempo rock che entra con un crescendo e prende spessore fino alla definizione completa della sessione percussioni. Notare che la maggior parte delle tracce utilizzano il crescendo in intensità come schema di progressione.

“Chapter II - Childhood” è giustamente un po’ titubante nella sua parte iniziale per finalmente camparsi nel rock corposo con chitarre “Djent” sostenute da una tastiera ripetitiva. Sembra descrivere un’infanzia piuttosto forzuta.

Avrei invertito le due tracce (capitolo 2 e 3) per una questione di atmosfera ed incollare meglio alle immagini che l’ascolto provvede; “Chapter III - Youth” è un brano puramente brillante e che vola alto. Forza al viaggio immaginativo. Tre note di chitarre in loop sono la trama principale di un lento potente su di quale tastiera e chitarra solista si agganciano per portarci in volo. La fine del brano prende tinte decisivamente rock per sfumarsi contro voglia, talmente vorresti che la traccia andasse molto più allungo. Il mio brano preferito nell’album.

“Chapter IV- Growth” simbolizza la crescita e l’apprendimento prima di essere lasciato a camminare da solo sul tuo sentiero personale. E ancora un medio tempo che inizia nella calma, ma che prende grinta e spessore sullo stesso ritmo a misura che il pezzo va avanti. La traccia si conclude nell’eco di una frase che sembra stroncata, al meno, che lascia l’impressione di cose lasciate in sospeso.

“Chapter V- Sons and daugthers” rappresenta la chiusura del primo cerchio, quello di passare la vita e di mettersi nei pani dei propri genitori...  l’inizio del brano è fatto del pianto lungo di una chitarra che plana sopra percussioni sincopate, questo brano sembra potere decollare a vari punti della sua evoluzione per rimanere pero, campato in melodie per lo meno invitanti. L’arrivo di una chitarra “Djent” verso 2.33 porta il pezzo verso la sua conclusione in un modo robusto.

Raggiungiamo lo “Chapter VI -Autumn years” con la calma dovuta, diviso fra le crisi di artrite, i mal di denti e il verde che hai ancora fra le orecchie… è una presa di coscienza: passare il tempo che rimane al meglio. Tanto, tua capienza muscolare ti dice che non puoi più fare le cose di una volta… A meta pezzo il brano è rialzato di tre chitarre che gonfiano il volume sonoro fino a l’apice del pezzo per crollare in sfumature nel finale. Notevole traccia.

“Epilogue – Departure” al contrario di tutto quello che si può aspettare è un brano piuttosto energico, un rock vigoroso che prende intensità a tape, fino a culminare fra 2.20 e 3.40. L’ultimo movimento decresce per riprende simbolicamente il tema dell’apertura e chiudere sia il ciclo, che l’album; Ovvia rinascita e riciclaggio degli elementi che ci compongono, al prezzo di perdere la coscienza nel processo.

Riteniamo una cover in bianco e nero ricca di significato e di profondità, un disegno fatto a mano, veramente notevole. L’album stesso è di buona fattura e prende confortevolmente posto nella categoria accanto agli “Side C”.

- Io direi di staccare e di fare strada verso la base Nibraforbe prima che il telex della rete flash venisse a mandarci da qualche banda. Secondo cosa abbiamo in sospeso???

- Niente si è veramente mosso ultimamente… Poi, Mirko Pedretti quintet deve essere in fase di missaggio mentre stiamo parlando e si sussurra anche che “Bob and the Apple” dovrebbe sfornare l’altro EP “Wanderlust 2” verso gennaio secondo L’Intel, o anche fine Novembre, secondo il giornale l’Adige, niente di preciso sono voci di corridoio. Secondo me possiamo avviarsi, prima che una band salta fuori con un album o un EP di quale dovremo occuparsi…

- D’accordo, poi dobbiamo farsi belli e pettinarsi bene per il “Trentin Music Award 2018” …

 

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