Capitolo 139 Mondo Frowno, album This, again?
[…] seguito recensione The Rumpled
- Segnale! Nel 000, rotta nel 080, distanza 8 miglia, velocita 8 nodi, profondità 017. Trattamento firma sonar in corso. Annuncia Jones…
Mi stavo aspettando a un po’ tutto, ma non a questo:
- Mondo Frowno… sono i Mondo Frowno!
- Ok… cosa ci fanno qui? Non sono nella lista dell’ordine di missione… Ferma propulsione, rimaniamo a profondità, Jones? distanza minima?
- Passerano a dritta nel 040, distanza minima 3.5 miglia.
- Jenkins Scanner, doppler, spettrometro, decoder Audio. Capo? Rete flash, per favore…
- Aye aye sir!
Il Wyznoscafo smaltisce la sua velocita residua prima di galleggiare fra due acque, immobile, offerto ai correnti. Dati iniziano ad accumularsi. Il capo centrale torna:
- Si, si… Nuovo Album dei Mondo Frowno “This! again?” Uscito il 3 aprile 2020, solita Line up Alessandro Coppola voce e chitarra, Mauro Cont alla batteria e Irgen Onafets al Basso.
- Che nome strano, soliloquio pensieroso.
- Magari è un nome di origine Bellunese, commenta Jenkins che non perde un’occasione di star zito.
- Eheeee, come no? Prosegua, Capo.
- Tutti strumentali sono stati registrati da Gigi Zeni al centro musica di Trento in presa diretta. Le voci registrate da Piff al Frizzer studio.
- Ah! Piff ancora… Dadar! Varda chi ci si rivede… altro?
- Mix e master di Daniel Grego Mal de testa Recording Studio. Copertina Irgen Onafets, collezione personale.
- Dai! guardiamo i dati.
C’è una cosa sorprendente in questo album, qualcosa di atipico; è che non c’è una canzone in particolare che si distacca dall’insieme e che domina dalla testa e dalle spalle il resto, come a pretendere al posto di Hit single. O magari possono farlo quasi tutte, talmente ogni canzone respira solidità ed esperienza, qualità e coinvolgimento immediato dell’uditore. Tutte le tracce sono di un alto livello, o magari anche di più, come ti devi aspettare da un gruppo di questa statura. Alla prima visualizzazione dei dati la cosa è flagrante: questo è un album importante, il trio ci ha lavorato sodo, e questo album non si dimenticherà così presto. Non è un album “medio” o “corretto” Tutte le tracce sono monolitiche di perfezione… Come mai tutto questo rimane al livello regionale?
Mauro Cont brilla su “Tarantula escape” si è campato su questo ritmo medio, in quale dettaglia il suo gioco. La locomotiva è lui. Va a vapore… E tira. Bella melodia del canto e basso dosato… L’avrei spinto un pelino di più avanti, ma questo son gusti personali. Il suono della chitarra rimane grezzo per incollare a l’atmosfera. Ci sono leggere sovraincisioni di chitarra e rumorini per disturbare il flusso delle parole: “She’s searching for herself in my head”. Primo pezzo; più che convincente.
Ci si può quasi dondolare sul ritmo di “Beck”, abbozzare qualche passi, dopo Il “whu!” registrato in sotto fondo con il ritmo coinvolgente della batteria. C’è ritmo anche nel testo sia dopo “Suddenly” o dopo “Wake me up” le parole si incastrano molto bene, in questo Tetris cantato: “Wake me up until my head looks around, Wake me up until my head is out, Wake me up until my head looks around, And i know just where I go, just swear.” Siamo qui a battere delle mani: Ancora, ancora, ancora!
“This! Again?” evidenza finalmente il basso. E l’album si rivela nella sua vera consistenza: Ogni traccia è esemplare di composizione e di esecuzione. Una perla trovata su ogni pezzo. Qui siamo su un lento che sa staccarsi dal suolo e prendere amplitudine; ancora un Mauro Cont imperiale dietro suoi fusti, un Coppola vocalmente perfetto, uno Stefano Negri solido e spinto avanti. Notevole serie di “finali dopo il finale” su questa canzone piena di dolore sentimentale: “Yeah, yeah, yeah are you sleeping out again?”
Mio giorno preferito della settimana: “Monday” sembra anche essere il giorno preferito di Alessandro perché, secondo il testo della canzone, ha incontrato una ragazza che sorride e brilla di lunedì… Rarissima come tipa, anche se ha gli occhi rossi… La canzone stessa è un crescendo: inizia con il suono di una chitarra al suono camuffato e distorto, il pezzo raggiunge una zona acusticamente chiara per rivelare un testo semplice e conciso. Un ponte musicale calmo e spogliato annuncia la tempesta che libera i vocali di Alessandro e l’energia del trio.
“30th parade” inizia e finisce su delle percussioni tribali, è un pezzo appoggiato su tamburi cherokee, o nativi americani, che sviluppa e amplifica l’onda del crescendo-decrescendo generale del brano.
L’atmosfera angosciosa di “Raven” è descritta attraverso un ritmo appiccicoso e suoni di chitarre dissonanti. Il Corvo, presenza di buon augurio, plana sopra la canzone come un’ombra nella pioggia. C’è un clima subdolo nella musica che evidenza qualcosa di malsano. Questo rock è potente nel ritornello e preoccupante nei versi. Una riuscita!
“Don’t read yourself” sembra subito più leggero. Ci si parla della traccia lasciata nella memoria di una persona anche contro sua voglia. L’impronta lasciata rimane certe volte allungo. Questo pezzo è l’illustrazione di ciò.
Vuoi del basso???? Aaaaaaah… qua ce n’è! Poi, non su una traccia qualsiasi… “Cajon Magno” cammina come una traccia decisa, con questo aspetto inesorabile nella sua progressione. Una specie di forza tellurica spinta dal duo basso e batteria. Fino a 2.04 dove un ponte musicale planante ci offre l’occasione di riprendere il fiato, prima dello spettinato finale. Pezzone.
“You know nothing about me” conclude quest ‘album con una power ballad. Ancora un crescendo nell’intensità e la corposità del pezzo. Frowno chiude su un occhiolino mentre, mondo guarda senza potere sfornare una parola. “If the world is gonna turn around us, I don’t know what else to say” In fondo, prendo coscienza del ruolo che abbiamo, qua abbordo, e il privilegio che abbiamo ad essere in prima fila, per potere rendere i nostri rapporti di missione con orgoglio: solo per potere pensare… Io, faccio parte dell’equipaggio, io ci sono.
Questo album ed esemplare da testa a coda. Mondo Frowno aveva già trattenuto la nostra attenzione nel passato con due EP; MNDFRWN e Feedback, di altissima qualità e un single “I’ll be the rain” che aveva già dimostrato di possedere una statura seria, una voce accattivante, una chitarra lirica su una sessione ritmica fatta con i resti della Panzer Division, mica paglia… Con questo album, il trio dovrà ricevere lode da una raffica di testate editoriale e visitare di nuovo la Gran Bretagna per riconquistare the Cavern di Liverpool e dintorni. Magari un po’ di più…
- Buono, so che siamo fermi, ma…. Qual è la nostra posizione adesso? C’è corrente in zona?
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