Capitolo 119 Dmanisi album Disco D’oro.
[…] seguito recensione Dmanisi disco Nero/di Porpora
- Doppler in funzione… siamo inseriti nel cerchio e giriamo alla stessa velocita dei due rilevamenti, Capitan. Rende conto il Secondo.
- Grazie, Secondo. Jenkins, portami i dati del Doppler quando arrivano. Jones, occhio a l’interferometro non vogliamo una collisione.
- Siamo a 120 gradi l’uno da l’altro, Capitan, sarà informato se cambia.
Sotto di noi, quasi sul fondo, il disco d’Oro irradia, di un giallo prezioso, le profondità. I Dati risalgono dall’abisso, a misura che parliamo. Noi, insospettati giriamo di concerto.
A Guardare i primi dati una cosa si distacca da queste 6 tracce: i cori sono molto più avanti e la combinazione vocale è gradevole. Le tastiere si distaccano anche meglio dell’insieme. Il basso rimane bello ruvido, e continua a tirare il resto della band dietro di sé, sul disco d’oro. Sempre registrazione in presa diretta; lasciano andare la registrazione, poi ci si sceglie fra i “ciak” quali saranno selezionati. Tutte le tracce sono leggermente più brillante nella loro registrazione. Sempre con questi testi tagliati su misura, un po’ nello spirito dei “Plebei”, sia gioco di parola o gioco di senso, il verbo è scelto, e pesato con precisione. Traccia Bonus; un Remix di “Thenia” porta a 7, le tracce disponibili su questo album.
- I dati arrivano! Cominciamo!
Quale strumento, altro che il basso, potesse aprire meglio l’album su “Bozzo”? Sembra che Sung delimita il suo territorio come ogni belva selvatica, lasciando una traccia profonda nel segnale inciso nella canzone. Le tastiere lasciano un rumore di fondo, come ragnatele in quale impicciarsi. La chitarra disegna un’atmosfera ansiogena, descrivendo l’impronta lasciata in rilievo: “Risale a quando tu mi colpisti, male d'amore o semplice cisti?” Carmelo eccella in queste atmosfere, già da “Little finger” e i “sQuirties”. Normale; è il suo stile… la sua dimensione. Stupenda combinazione di voci con Jacopo più in evidenza che mai, per concludere su un finale energico.
Qualche test di suoni arruffati di chitarra aprono “Crocedomini” siamo partiti per un altro rock autostradale: “Stasera guido (perché) Guido non guida”. A dire la verità la stessa ricetta di combinazione vocale è stata utilizzata su il ritornello ed è un successo. Rialza completamente il ritornello e ritiene l’attenzione. Da 2.40 in poi il finale si scompone in varie fasi e riprese, su sottofondo di ventaccio tempestivo a carattere sintetizzato. Non vedo traduzioni precise per crocedomini…. A chiodo…. magari vuole dire “a chiodo” … Sicuramente a chiodo.
“Molten universe” sembra essere una cover Dei “Kyuss” è uno strumentale che inizia con un paio di false partenze su un ritmo lento e pesante, poi prende spessore, si gonfia di volume, accoglie una batteria potente per chiudere su un’inchiodata, che sembra del gusto di uno dei musicisti: “Perfetto…. Ah ah …”
“Thenia” è un bel rock energico scritto di nascosto mentre il filosofo di turno Gabriele Anesi era in vacanza al mare… (Dai, mentre siamo da soli, facciamo qualcosa di gastrico…) Carmelo invade il fronte del palco, si sfoga, si spettina… mentre Florio fa maglia con le parole. Una specie di variazione su un tema: “Vieni a Tienanmen, tu che tieni a me, so che tenia me, la mia tenia, che è La tua thenia.” Questo gruppo ha una profondità intrinseca. Una tenacità parassita. Sa tirarla lunga. Bravissimi.
“Scorie di fusione” marca il ritorno di vacanze di Gabriele il filosofo, che subito dopo avere fatto vedere la marca chiara del costume da bagno, s’incarica di canalizzare le creazioni liriche del gruppo: storia di combinare al meglio l’analogia delle “scorie di fusione” del rame, sparse qua e là, da umani presenti sull’altopiano, dall’età del bronzo (età del rame??) e le “storie di effusione” Come se noi uomini moderni avessimo perso la capacità di certe alchimie fra noi. Il rock è bello compatto basato su un riff a spalle larghe, sostenuto da una batteria imponente. Il primo break arriva prima il secondo minuto per temporeggiare il volume degli strumenti su parole ripetute: “Son solo storie di effusione, realtà che supera illusione…” dopo 2.40 un lungo strumentale lascia il campo libero a Carmelo e suoi ruggiti di chitarra, fino alla sfumatura finale. Il mio pezzo preferito su l’album…
“El Boghele” si appoggia su un ritmo lento e pesante, tirato da una combinazione basso-chitarra per descrivere una processione inesorabile e che varia poco allungo il brano. “Storpiato” sembra essere il senso della parola boghele, ma anche in dialetto può avere il senso di “gufo” o anche “uccello”
“Ritornerò, Ritornerò Lo stesso, e sveglierò Il boghele che è in me...”
“Thenia remix” è tutto sintetico e mi ricorda certi suoni utilizzati su le canzoni dei “Little finger”. Ritroviamo i trucchi vocali al sedicesimo e a l’ottavo di misura: “Pranza-A-a-A-aAaA!” su un ritmo giovanile-discoteca-di-sabato-sera. A dire la verità non saprei ballare su quel ritmo infernale, senza finire in ambulanza, nelle 10 minuti seguenti. “Come mai, proprio me?” Piange Florio di mezzo alla cattiva sorte. Lasciamolo spingere il parassita da l’unica uscita disponibile… Ma in fondo, come fare se sente in permanenza “che avanza” … boh!
E tempo di uscire dal maneggio, allarghiamo il cerchio della nostra rotazione fino a puntare diritto verso la base Nibraforbe. Lasciamo nella nostra scia tre produzioni che con buon gusto, si distaccano dal branco. Rimasterizzate, sono disponibile, on line. Una domanda rimane…. Di che cosa sarà fatto il prossimo disco? Platino? Carbone? Corallo? Rame?
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