Capitolo 100 Luna d’oriente album Mesogeios
[Seguito recensione Riccardo Rea]
… Stiamo concludendo l’esercizio allarme incendio nel locale generatore, tutto l’equipaggio riposiziona il materiale utilizzato per il posto di combattimento, l’esercizio sonar multi bersagli fatto durante la manovra “Ivan il pazzo” conferma la calibrazione micrometrica dell’interferometro. L’equipaggio riprende il suo posto, pero c’è ancora nel centrale un’atmosfera di confusione. Non è dovuto a Jones e al suo sonar con i fiochi, ma dallo sfasamento del posto di commando, cioè IO:
- Segnale… Schedato… Riccardo Rea. Nel 240, rotta nel 008, profondità 010, velocita 5 nodi….
- Dai, buono Jones, abbiamo appena mandato il reso conto a l’Intel.
- Arhmm… nonostante la similitudine, c’è una firma sonar diversa… Insiste Jones,
- Si, dai! Buono qui è buono lì… è un soggetto chiuso… si deve trattare da un glitch da qualche banda…. Passa il test del segnale sul circuito interno, ti dirà cosa non quadra.
- Con tutto il rispetto dovuto, Capitan… è una NUOVA firma Sonar…. Luna d’oriente…
- Ma si, confermo. N’e abbiamo parlato nell’ultimo rapporto di missione… Non dirmi che…
- Eeeeeeh, ho ben paura di…………….sì!
- Nettuno stridente! Per le trippe di Richard Dawkins! Scanner! Doppler! Spettrometro! Decoder Audio! Capo centrale! Cos’è sta roba?????
- Credo sia un nuovo album, Capitan… il secondo di Riccardo Rea in tre o quattro settimane… ancora Hand pan, pero con un certo Fabio Vidali questa volta… ancora Miraloop Records nella collezione “Diamonds”, di nuovo registrato a Verona con Iacopo Gobber, ancora tutto in presa diretta, poche sovraincisioni… Del mai visto qua, in archivio…
- Fammi partire una domanda di dossier su questo Fabio Vidali via la rete flash, vorrei saperne di più.
- Già fatto due minuti fa… il telex sta scricchiolando, deve essere il reso conto… Ecco… allora, vediamo… A prima vista ha un chilometraggio da paura e sembra un professionista serio nel suo settore: Studia il sassofono a Milano al “Centro Didattico Musicale”, il triennio di armonia complementare. Tre anni di perfezionamento in tecnica improvvisativa. Passa al Conservatorio di Vicenza, nel corso di secondo livello jazz. Si diploma prima a Roma e poi a Lecco in musicoterapia, conseguendo una specializzazione quadriennale in “Musica e Autismo” poi ha suonato con: Pittura Freska, Ramones (???), Fausto Leali, Little Tony, Marcello e Pietro Tomolo, David Boato, in Francia con: Dub Trio, Africa Unite, Leo Ferrè. Ha lavorato per il Teatro di Roma, al Piccolo di Milano, al Teatro di Venezia, attualmente svolge la professione di musicista presso lo Stabile di Catania. Fa parte di altri progetti: Unavez per esempio: Jazz-Etno-Folk music e poi, World-jazz music con musicisti africani alle arpe senegalesi. Poi c’è una lista di nomi e di collaborazioni che non finisce più… Nessun schedato, tranne Riccardo…
- Beh… Ostia di pedigree… Impressionante!! Archiviamo la sua scheda da subit’. Cominciamo allora! Annuncio un po’ confuso, mentre incredulo, riprendo posto nella poltrona del centrale, disorientato come un neofita.
Riccardo Rea ha puramente invaso questo inizio 2019 questa volta, con Fabio Vidali al Flauto. Possiamo metterci a pensare che ovviamente tutte le registrazioni sono state preparate, provate, mese a punto, per una volta arrivato al Flaming studio di Verona, registrare in uno o due “ciak” la totalità dei due album. Mettere l’etichetta “Ambient” su questo tipo di suono sembra un po’ peggiorativo. Avventurarsi a dire “sotto fondo” o “musica d’ascensore” o “di supermercato” potrebbe anche farmi diventare tutto rosso con bruffoli blu e vene viola sulla fronte. L’atmosfera è piuttosto contemplativa, ma invita all’ascolto accurato. “Origine”, che esce sulla stessa etichetta “Miraloop”, era più centrato sul suono dello strumento stesso. “Mesogeios” invece, fa la parte bella al flauto e presenta i tre componenti dell’album; Flauto/fiati, handpan e le “decorazioni sintetiche” di Iacopo Gobber al sintetizzatore, come tre elementi perfettamente dosati per dare a queste composizioni la profondità di campo necessaria a l’equilibrio delle tracce. Ancora qui, un lavoro accurato che va leggermente oltre il semplice fatto di posizionare bene un paio di microfoni. La partecipazione di Iacopo è precisamente mirata e dà il rilievo necessario a l’insieme. Come nell’album di “Yellow Atmospheres” “Kairos” la mitologia Greca era il filo conduttore. Questa volta “Mesogeios” (il Mediterraneo, inteso come culla della civilizzazione Greca) non è un concept album, i vari soggetti sono trattati separatamente, ma dà la possibilità di viaggiare ad occhi chiusi, nelle tematiche proposte.
“Agorà” è il punto di partenza del viaggio, da quello che è ancora la piazza di incontro, di scambio e confronto ad Atene già dal periodo antico. Il buon vento soffia già nelle vele per partire su tutto il Mediterraneo. Il flauto guida principalmente il pezzo. L’hand pan sostiene sia ritmi che melodie.
“Cnosso” ci porta nel famoso palazzo situato sull'isola di Creta, dove risiedeva il re Minosse e in cui i miti narrano di un labirinto abitato dal Minotauro. Ritmo lento e piatti cinesi al rumore cerimoniale ci portano a visitare il palazzo con l’umiltà dovuta, fino a 1.40 dove il tempo si affretta, lasciando i due strumenti prendere a turno la guida della conversazione. Verso 4.24 si esce dal palazzo di Cnosso allo stesso passo con quale ci siamo entrati.
“Egeo” ci riporta sia ad un personaggio mitologico e sovrano di Atene, che al mare che accoglieva l'arcipelago Greco. Scopriamo un nuovo strumento: la Melodica strumento a fiato con tastiera e che ricorda il suono della fisarmonica, il brano accoglie anche un po’ di sax midi e un abbigliamento sonoro dosato.
“Eolo” il re dei venti sembra fischiare, le due mani nella sua toga, su questa filastrocca musicale. Il pezzo rimane corto e disinvolte, leggero nella sua essenza come nello spirito che lo conduce.
“Epone”, anche nominato Epeo, è un personaggio mitologico essendo uno dei costruttori del cavallo di Troia. Un’introduzione a l’hand pan porta ad un flauto impulsivo, con le sue note “sputate”. Ci sono arrangiamenti e sintetizzatori, belli presenti nella seconda parte. Bella traccia.
“Olimpia” è il brano il più corto dell’album, introdotto da un breve lancio di tastiere, propone due parti durante la sua corta esistenza. La seconda parte inizia al primo minuto e si conclude in un modo ripido, dando un effetto stroncato al brano. Olimpia, cita Greca, era la sede dei primi giochi olimpici, ed un luogo di culto molto importante.
“Olimpo” la montagna più alta della Grecia è considerata la residenza delle divinità. La traccia vivace e ritmata vede hand pan e flauto sostenere insieme la partitura del tema… Nel terzo minuto, lo suono strano del sassofono midi, suonato da Fabio, porta il pezzo verso la sua conclusione.
Sintetizzatori e campane al suono girante aprono “Oracolo” un brano atipico portato da una voce sformata che incanta “shalom” in un’atmosfera planante. Grande intervento di Iacopo Gobber su questo pezzo mistico sottolineato di Crotales e percussioni varie.
Il “Vello d'oro” era il manto di un ariete capace di volare che, avendo la capacita di guarire le ferite, spinse Giasone e gli argonauti a viaggiare fino al regno della Colchide, a l’estremità Est del mare nero, nell’ attuale Georgia, per rubarlo. Il brano, il più lungo dell’album, si avventura oltre 11 minuti e lascia spazio libero per tastiere, percussioni, flauto, hand pan di svagare nell’etere di questo pezzo contemplativo, in quale, voci mistiche tornano a fare un’incursione breve. Mi sembra che rumorini esterni agli strumenti sono stati lasciati appositamente nella registrazione.
Riccardo e Fabio fanno rotta pieno Est alla ricerca della loro luna d’Oriente. Molti pezzi presenti qua su l’album vengono da un’improvvisazione, o lasciano campo a l’improvvisazione durante la registrazione. Nel caso di “Agora” il brano è registrato dopo un live il giorno prima e inciso il giorno dopo con buoni risultati. L’instante è quindi rappresentato in questo album, in modo genuino e fresco. Sono tutti momenti da prendere.
Spingo la poltrona del centrale di 180 gradi:
- Ivan il pazzo! Jones al sonar e Jenkins allo spettrometro, verificatemi ACCURATAMENTE durante la manovra che non c’è più hand pan intorno a noi per i 50 miglia intorno… Casomai l’ven n’altra sorpresa… Non so… Dopo questo inizio anno, mi farei un bel panin’ di batteria, basso, chitarra con compressore e flanger… Torniamo alla Base Nibraforbe!
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