Capitolo 110 Yatus album Soak the sun

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[…] seguito recensione Perina.

- Capo centrale, qual è l’altro rumore di corridoio di quale ha sentito parlare?

- Beh…Yatus un EP se mi ricordo bene… posizione non definita. E poi, non so se vuole prendere il rischio…

- Crinemia dici? Chiedo gagliardamente. Il vascello ammirale può manovrare nel tubo???? Beh, vedremo se può manovrare o no, quando sarà tempo… rotta del 00, rimaniamo a profondità 055, avanti due quarti, occhio al sonar. Capo centrale, aveva richiesto un dossier a l’Intel prima di partire, no?

- Eh sì, pero….

- Pero cosa?

- Esiste poco o gnent su quel gruppo… solo un EP, un Video e dei rumori di corridoio…

Sono quasi divertito di vedere il capo centrale leggermente evasivo. Guardo il Secondo, sopra la sua spalla, che sorride pienamente.

- Si avvicina per favore, Capo centrale, si sieda qua di fronte a me… mi dica tutto.

- Beh… Inizia tutto con un video di Michelangelo de Cia (un Ex Exercoma/Watermelon) quello che ha fatto il video del “Mondo Blu”, “Simone”, “VerSo di me” Poi “Laser” dei “Fucsia” e ancora “2 is better”. Se vogliamo approfondire ha anche fatto un video per “Prologue of a new generation” ed è rimasto al comando delle immagini per “Ina ina” …

- Si, si, vedo bene chi è, abbiamo ‘na scheda…. ma ci allontaniamo del nostro soggetto, no?

- Scusate… hmm, hmm… Allora, io becco il video cosi per caso a l’insaputa del Intel… ‘Na roba girata a Dover, con una tipina di quale non si vede mai il viso.

- Bene, abbiamo già qualcosa, anche se non è ufficiale… ci sono referenze…

- Da lì, chiedo in fretta una ricerca a l’Intel, che eravamo ancora ormeggiati, ma mi lasciano solo “Il nome di un EP “Soak the sun” e solo nomi dei membri… tipo: Simone: chitarra e voce, Andrea: seconda chitarra, Luciano: basso, Claude: batteria. Niente cognomi, gnent altro. Io ho provato in altri circuiti pero, ho ben poc: Credo che vengono quasi tutti dal punk, Astio in particolare, e fare shoegaze è un genere nuovo per loro. Il progetto parte da Simone chitarra/voce e Andrea, seconda chitarra. Primo pezzo realizzato “Biting dust” con i beat di una tastiera. Poi arriva Claude alla batteria e che registra l’EP s’occupa del mix e crea il Master. Niente dati di arrivo nella band per Luciano, il bassista. Hanno solo 4 concerti, 3 dei quali fatti insieme a i Mondaze, che sono di Faenza, anche loro fanno shoegaze… e poi è tutto, era tardi, me son addormentato, poi siamo partiti in immersione…

- È vero che è stato più preciso e dettagliato… Ma abbiamo già una pista no? La ringrazio sinceramente.  Jones! Cerchiamo un canale sul tubo e mentre saremo li cercheremo anche i Crinemia.

Passano un bel po’ di ore e poi finalmente…

- Segnale… nuova firma sonar, nel 245, rotta nel 300, distanza 22 miglia, velocita 9 nodi, profondità 090.

Non so che cosa hanno tutti ad andare via da noi, ma siamo ancora quasi nella sua scia.

- Rotta nel 280, avanti un quarto, scendere a profondità 090. Scanner, spettrometro, doppler, decoder audio, cominciamo.

I primi dati dello spettrometro danno uno stile shoegaze, la voce, poco o totalmente non distinguibile, è affogata in nappe di riverberazione ed eco, a profondità insondabile. La voce è piuttosto utilizzata come un quinto strumento e si include nel vaporoso e il “planante” generale, perché è mixata alla stessa altezza degli altri elementi. Il contenuto del testo ha poca importanza; potrebbe anche esser un disturbo al contemplativo dell’immensità spaziale generata dal muro sonoro delle chitarre e del basso. Le tracce godano di una lunghezza non radiofonica e si estendono a piacere intorno a 5 minuti. Varie atmosfere musicali sono descritte nell’arco del EP.

“Crevasse” è solo il pianto lungo della chitarra solista sul martellamento ossessivo dei tre altri strumenti. Batteria, basso e chitarra ritmica inchiodano la stessa nota come colpi di un macchinario industriale. Dura solo 1.20, di un’intensità poco comune, che conduce direttamente verso…

… “Snakeskin” che ci regala durante una corta introduzione le sonorità delle due chitarre dei Chameleons UK, periodo “Script of the bridge”. Questa combinazione sonora si rifletta ancora sul ‘EP di Yatus. Una voce fantasma ricopre il tutto, a cavallo fra la realtà e aldilà, la presenza vocale è poco notevole al primo ascolto talmente è incorporata e fusa con le chitarre.

“Soak the sun” mi ricorda certe salite di accordi alla Deftones (Minerva/Battle axe, Deftones 2003) il tempo marcato dalla batteria è pesante e potente. La voce celeste sovrasta, in quota, la massa compatta degli strumenti a corde. Verso 2.45 partono tutti a suonare nella stanza accanto per tornare dopo una raffica di rullante a 3.01. Bel effetto.

Il suono limpido che apre “Liturgy” contrasta con le tessiture sonore incontrate fino qua nel EP. La traccia appare aerata e più leggera durante la sua introduzione. Presto, strati di chitarre tornano progressivamente a riempire lo spazio, fino a occultare completamente l’orizzonte. Queste sonorità incollano al magnifico video in bianco e nero girato a Dover. Una misteriosa ragazza al volto mai rivelato sembra prigioniera di un posto e guarda le vie di uscita: porto, strade, binari, senza potere utilizzarli e rimane incollata al posto dove appartiene. Colori invadono finalmente la fine del filmato come per illustrare il conforto di potere chiamare un luogo banale; casa.

Notiamo qui una progressione nell’allungamento graduale dei pezzi. Ottima scelta che porta senza fatica alla traccia la più lunga del EP a quasi 7 minuti. Prima composizione del gruppo “Biting dust” è un power lento che riprende alla sua chiusura lo stesso martellamento di “Crevasse”. La boucle est bouclée. Il cerchio si chiude. Right back to the start…

Trovo questo genere musicale perfetto per illustrare filmati misteriosi o cadute libere infinite, sogni di cotone o allucinazioni chimiche. Questo suono fa quasi parte di una “niche” il suo interesse viene anche dal fatto che non passa sulle radio moderne. Onestamente lo trovo difficilmente digestibile su lunghi album solo in audio, al meno di non appartenere alla mia generazione, quella che ha scoperto il twist dal vivo alla radio.

- Secondo? Facciamo un “Ivan il pazzo” e andiamo a verificare che siamo da soli in zona prima di infilarsi sul tubo… Non vorrei ritrovarmi di fronte al nostro vascello ammiraglio preferito.

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