Capitolo 175 Rich Machines album Prove me wrong

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- Jones? Dov’è si trova Rich Machines adesso?

- Nel 092 Capitan, distanza 10 miglia sempre rotta nel 040, velocita 6 nodi.

- Conservare profondità e velocita, non spegnere la strumentazione…. Capo? Del nuovo sul caso Yari Ciani?

- Niente, tranne che si è sposato a settembre e che siamo passati accanto ad un altro canale su bandcamp in quale propone sue creazioni sotto il suo proprio nome, prima di chiamarsi “Rich Machines”. Allora, abbiamo dal 2013 un mini album di 4 tracce chiamato “Aware” poi un single del 2015 chiamato “Corners” e in fine album completo di 8 brani strumentali del 2016, chiamato “Subterra”.

- Mi faccia entrare tutto questo in archivio a penna possibile. Jenkins? Sono i primi dati dello scanner che sento entrare, lì?

- Dati dello scanner e dello spettrometro, Capitan. Il trattamento comincia proprio adesso.

- Buono! Cominciamo!

Per ricapitolare Yari Ciani è un musicista nel genere electro, è uno dei rari a presentarsi su un palco con una pila di sintetizzatori che suona veramente, perché è di formazione classica. Oltre ad avere pubblicato le sue prime creazioni sotto il suo nome, crea il concetto “Rich machines” nome sotto quale pubblica su band camp il single “I don’t need anything” nel 2017, un altro single il notevole “Night” nel 2018, che sono due tracce cantate. Poi pezzi strumentali nel 2019 con un EP intitolato “Zebrala” di 4 Tracce che include “Night”. In 2020 pubblica “Isolation” un mini album di 4 altre tracce puramente strumentale, seguito da un single “Natron” nel 2021 con quale passa nel fascio del nostro sonar. Durante 2021 collabora con “Alergy” di Rimini per sfornare “Dangerous Crystals” un mini album di 4 brani oggetto di una recente missione. L’album di 7 pezzi che si offre di fianco alla nostra strumentazione si intitola “Prove me wrong” e ci rimane solo a combinare quello che abbiamo con i dati del doppler, che stanno arrivando.

“Open” rimane una composizione cortissima e suonata a mano per introdurre il pezzo seguente. Sono lieto di trovare un titolo che si distacca dal classico “intro”. 22 secondi sono abbastanza per creare un crescendo per lanciare “Fake” e il suo campionamento vocale deformato, che abbiamo già rilevato in “Dangerous crystals” e che diventa la firma di Rich Machines in questo periodo. Al punto a quale siamo, notiamo che Yari sembra cambiare stile ad ogni album. Dalle sonorità digitale di “Zebrala” agli suoni puramente analogici anni 80 di “Isolation”, Yari sembra abbordare ogni capitolo con un angolo diverso. Il risultato è ottimo e ritroviamo in “Fake” la firma del notevole “Natron” che aveva marcato l’inizio dell’anno. Le percussioni sono intermittenti; appariscono al primo minuto per un brevissimo attimo poi di nuovo al secondo minuto per sollevare la melodia, senza fare diventare il brano veramente ballante.

“Recurrence” è più gioioso e femminile, nonostante una corta introduzione che parte progressivamente dalle frequenze basse, per raggiungere una chiarezza che sembra più vicina all’uditore. Yari conferma che l’album sarà fatto di suoni con una forte connotazione vocale e umana anche se il campionamento si presenta lavorato e lucidato, nella banca dati della sua tastiera. C’è un grosso lavoro di trasformazione prima di combinarlo con altri suoni. Il risultato è etereo e vaporoso su questo brano.

“Feel Love” è da lontano il più ripetitivo pezzo dell’album. Il brano scorre su una sequenza squilibrata di suoni acuti e corti. Una linea di basso intermittente da un po’ di spessore a l’insieme. Una batteria che marca suoi accenti a mezza misura finisce di fare zoppicare il pezzo. Questa traccia è stranissima ed abbordarla con lo stesso stato di spirito ogni volta è quasi impossibile. Sembra un esercizio mentale per agganciare l’attenzione su un elemento della composizione o provare di focalizzarsi su un altro… Niente da fare lo spirito svaga.

Titolo poco invitante “Suffering” è per lo meno una parentesi feerica che scorre sul rumore cristallino di una piccola scatola musicale. I campionamenti vocali sembrano venire della musica classica… Opera magari. La melodia è leggera, rilassante e lenitiva… Non incolla per niente al pensiero che il titolo suggerisce. Strane percussioni al suono indefinibile appariscono alla metta del brano come per disturbare la fluidità e la facilita di scorrimento del pezzo.

“My kinna love” inizia sui colpi sordi e bassi di una gran cassa registrata giù nel corridoio seconda porta a destra. Una voce nera e calda distilla una sola e unica frase, un unico campionamento, all’infinito su un ritmo invitante. Alla grande differenza dei campionamenti vocali non definiti, cioè che rappresentano solo suoni o sillabe senza significato preciso, la frase intelligibile e ribadita può condurre certi uditori a l’esasperazione. Per lo meno l’attenzione portata sulla strumentazione coinvolgente e i suoni scelti, non è abbastanza forte per dirottare l’attenzione, dalla sola frase ripetuta ad libitum. La canzone è per lo meno notevole.

“Crushing” è il brano che conclude l’album ed è privo di campionamenti vocali. La traccia, interamente suonata a mano è quasi esente di ritmi e scorre naturalmente a mano libera nel suo andamento. L’opera si conclude nello stesso modo in quale ha iniziato; manualmente. Sembra contrastare in un modo antagonistico fra l’abilità umana e il mondo quasi robotico dove l’umano e la sua voce, qui quasi robotizzata, sono rappresentati nell’opera. “Crushing” vuole dire schiacciare, pestare… chi sa se l’uno sarà schiacciato da l’altro o se l’altro dovrà schiacciare l’uno per la sua perennità.

Chi sa se ci sono messaggi lì dentro.

- Secondo, ci calcola una rotta per tornare alla Base Nibraforbe, li lascio il centrale.

- Aye aye, sir!

- Jones, non farmi troppo zelo, Ok?

- Faro del mio meglio, Capitan.

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