Capitolo 118 DMANISI EP Disco Nero e Disco di Porpora
A dire la verità abbiamo trovato il periodo di riposo un po’ corto. Sono tornato dalla terrazza del mio bar preferito “The Pits” e Huggy Bear, il padrone, mi ha servito piscine di birre, varie e gustose, poi sono tornata a casa col pullman e scaricato le mie consumazioni in modo sprinkler. Bellissimo. Sole tutto il giorno dopo, vitamina D in rigenerazione. Poi ovviamente al terzo giorno di far niente, arriva l’ordine di missione: Dmanisi.
Vero che abbiamo ovviamente sentito parlare del gruppo, visto la lista del personale nella formazione, ma sono in qualche modo rimasti lontano dalla portata della nostra strumentazione. Solo qualche video a carattere artigianali sono stati cosparsi su l’arco dei tre ultimi anni. Sembra che due EP precedenti a l’uscita del dico d’oro hanno visto il giorno. E l’ordine di missione ci manda a studiarli. TUTTI. In Tanto mi leggo il rapporto del Intel:
“Le origini del progetto DMANISI risalgono al 2003 durante una vacanza a Vila Nova da Barquinha, in Portogallo, si piantavano i semi di questo progetto. Florio, Stefano e Walter Biondani, noto per essere chitarrista e cantante della band Jengiska, nonché componente del progetto POP X compongono la Canzone delle Pulci e decidono di fondare una band: come nome viene scelto DMANISI, nota località georgiana dove sono stati rinvenuti i più antichi resti umani europei.
Tornati in Trentino, viene reclutato Rino, al basso. Con questa prima formazione gli DMANISI suonano live un unico indimenticabile concerto, al palazzetto dello sport di Borgo Valsugana, e per molto tempo non se ne è saputo più niente.
Passano alcuni anni e alcuni componenti dei the sQuirties: Florio, Carmelo e Walterino (bassista dei sQuirties) decidono di fare alcune prove con il batterista Stefano per provare emozioni nuove, e subito lo spirito Dmanisiaco riemerge potente, ma gli impegni musicali dei quattro ragazzi impongono l’interruzione del sodalizio. Fino al 2014! La fine del progetto the sQuirties porta Carmelo, Walter e Florio a ritrovarsi con Stefano Neri, ex batterista di Vetrozero e di Anansi, per far rivivere gli DMANISI; e alla truppa si aggiunge Jacopo Broseghini (The Bastard Sons of Dioniso), vecchio amico e produttore artistico dei the sQuirties, ai sintetizzatori e voci.
Gli Dmanisi creano un sound stoner rock, con sonorità grezze e d’atmosfera ed una certa attenzione alla melodia. I testi sono in italiano, scritti con l’aiuto del filosofo Gabriele Anesi. Nel 2017 escono due EP: Disco Nero e Disco di Porpora, registrati, rigorosamente in presa diretta, presso il Wankers TBSOD Studio da Jacopo Broseghini, e stampati in tiratura limitata.
Nel 2019, grazie a Fiabamusic, i due dischi vengono rimasterizzati e pubblicati su tutte le piattaforme digitali, seguiti dalla pubblicazione del nuovissimo ed inedito Disco d’ Oro. Dal vivo gli DMANISI sono molto fragorosi, ma a volte suonano in acustico, attingendo anche al repertorio dei the sQuirties.
24 ore dopo l’acqua ricopre di nuovo lo scafo nero del sommergibile e Jones sta cercando rilevamenti mentre la sonda di profondità sgranocchia numeri, con clicks metronomici. Facciamo poca fatica a ritrovare i due rilevamenti rimasterizzati. Erano lì, pieno Est, a 40 miglia della base, volteggiando intorno a un punto fisso.
- Ferma propulsione, solo scanner, spettrometro e decoder audio per il momento, Jones! Interferometro in funzione, stiamo anche cercando il disco d’oro.
- Aye, aye sir!
I Dmanisi hanno imboccato un sentiero a contro senso di quello che si fa in questo 21esimo secolo, mi ricordano un po i “Cake” nel periodo “Fashion Nuggets” registrazione grezza, presa diretta, ogni album registrato in una sessione, come quelle che facevo nel mio tempo con I Zobsecks. Del resto la traccia “Golem” illustra perfettamente questo fatto: è veramente il microfono che gratta sui vestiti del cameraman, il vero rumore di chiavi aprendo la porta, che ritroviamo sia nel filmato che sulla registrazione. Poi, qua e là, si sentono anche conversazioni, interventi di musicisti, rumori prima pezzo o dopo pezzo, test di suono, che mi ricordano l’atmosfera di uno de miei dischi preferiti Chameleons UK “Tripping dogs” al meno l’approccio musicale è esattamente al contrario della quantificazione al 16imo di battuta in quale tutto è sotto microscopio, rimesso al suo posto al microsecondo e tutto suona come una drum machine, un sequenser, con il cantante in autotune. TO! I Nickelback… Ho sempre vissuto a contro corrente:
- Cominciamo!
“Golem” Marca la prima pubblicazione del gruppo. Suono e video sono all’immagine di tutta la produzione che sentiremo; grezza con un basso preponderante, distorto e onnipresente. Golem è un’immagine antropomorfica e animata della tradizione ebrea che rappresenta il vivo con materie inanimate (argilla o terra) e come Florio lo canta: “Golem, animato con le sante lettere, torna alla terra”. Cerchio chiuso.
Una voce distorta al vocoder annuncia “70 000”, Il basso di Sung (Walterino) mena il ballo e tira come una locomotiva il resto degli strumenti. La batteria, metodica, trancia nell’arruffato, la chitarra punteggia in secondo piano, mentre Florio sussurra “I ricchi… I ricchi… I ricchi… pagano 70 000” Il problema e di sapere se è in lira o in euro… tutto li.
Stupendo coro di Elephant man nell’introduzione di “Trenoia” per un blues saggio e temperato. Una passeggera abituale sembra rendere più piacevoli i tragetti regolari, fra due cita. Che noia quando la sua presenza manca al viaggio, perché oltre al biglietto, anche l’occhio vuole la sua parte. Magari per sgranare le opportunità di parlarli 5 volte alla settimana e non mai trovare l’adeguatezza giusta. (Ho preso il RER a Parigi per ANNI) Gran mistero pero, per trovare una correlazione con l’acqua che scorre alla fine del pezzo.
“1000 corpi” illustra in un rock, di nuovo ruvido, qualcosa che mi ricorda gli eventi che seguirono lo smantellamento della Iugoslavia. Può essere riportato a qualsiasi punti del globo, e a qualsiasi periodo. Il mio spirito si è purtroppo fissato li. Disgraziatamente c’è ancora chi non ascolta il buon consiglio: “Non devi dar retta a quel pagliaccio saltimbanco dal feroce ghigno tirapiedi del demonio ti condannerà”. Come lo dice il mio gruppo preferito: Folks are basically decent, conventional wisdom, ‘would say. Well, we read about the exceptions in the papers every day….
“Campanelle” rende le parole inutili davanti al trionfo reso all’Opera dalla stampa internazionale: The Gardian: “Syrupy tribute to doorbell manufacturers”. The Times: “Queasily fascinating”. The Herald tribune: “Pop culture Juggernaut still have a thrilling punch”. The Telegraph: “Impossible to surpass”. The Independent: “A technological marvel, an achievement”. Time out London: “Someone’s knocking at the door, somebody ‘s ringing the bell…”. The Lincolnshire Echo: “Continuously mesmerizing”. The North Hykeham Gazette: “Florio, finally silent”. The Mill Ward parish leaflet: “What the fuck was that?”. Rock.it: “Si, dai!”
Ai primi ascolti le due prime tracce del secondo EP “Disco di porpora” mi sembrano registrate in un modo più pulito. Il rock è bello energetico. I cori di Jacopo sono un po’ più avanti, le sue tastiere in tanto più discrete. Cioè il tutto è un po’ più filtrato che il primo EP. “Dora” mi ricorda una dei mie primi amori dalle elementari che era un po’ vampira. Il dibattito, secondo me, rimane aperto in quanto classificare il sangue come fluido non Newtoniano. Per lo meno il rock energetico che ci porta allungo le montagne russe delle sue variazioni comporta una chitarra più presente, una sessione ritmica basso/batteria potente, e porta questo pezzo come una figura di prua per aprire l’EP. Concordo alla sottomissione maschile dal momento che il morso è fatto bene: “So che non puoi resistere più, Dora mordimi così”
“Praga” ci riporta a vagabondare fra le strade della città che ha accolto Gustav Meyrink, Kafka, e l’arcimboldo di Rodolfo II che è l’equivalente del “Green man Inglese”, una rappresentazione umana con artifici vegetali. Stranamente il video che lo illustra è stato girato a Londra. Un ritmo medio e aerato ci porta ad immergersi nella cultura locale. Certe volte fatta di grandezze passate e di decadenza attuale, ma sempre affascinante. Il pezzo sa passare da momenti leggeri ad un intensità rock portata dalla chitarra.
“Formicaio” sembra ricollegarsi con lo spirito del Disco nero. Al meno l’aspetto grezzo della registrazione risorge molto di più. La presenza di voci nei primi secondi del pezzo, ricollega al modo di fare, che ci era piaciuto nel disco nero. I vocali di Florio sono un po’ più presenti nella parte alta dello spettro che aggiunge alla migliore definizione del suo testo. Il formicaio è il groviglio umano di un campo di battaglia, visto da l’alto o da lontano, da chi rischia poco: “Per noia o per ambizione, il capitano lo vuole. Per boria o per vana gloria, il generale lo impone”. Al secondo minuto il pezzo cambia di aspetto per creare un finale a ripetizione.
“20 orsi” ricorda la storia di Luigi Fantoma sopranominato “Re di Genova” e ripulitore di animali di quota. A l’epoca non si calcolava la portata di certe “prese” sul patrimonio vivo di un territorio. Contava il palmares, il tabellone…. Eh! Si faceva in Africa! Eh! Perché no in Trentino???? Ratatatata, ratatatata… il pezzo comincia come una raffica, c’era solo il suo moschetto nel fine 1800. Gli spari ribaditi nel pezzo sono risentiti come colpi di grazia. Al giorno di oggi, ci mette davanti a danni irreparabili fatti al nostro mondo. Un prezzo da pagar ci sarà…
- Segnale, annuncia Jones, Nel 096, velocita zero, profondità 100.
- Non sarebbe il punto fisso intorno a quale questi due rilevamenti girano?
- Si!
- Secondo, giriamo anche noi, stessa profondità che nostri rilevamenti, mettiamo il doppler in funzione…
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