Capitolo 167 Claudio Bonavida album Cambia Menti

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[…] seguito recensione I Plebei Semisterili

A queste profondità l’atmosfera del bordo sembra più posata. Come se la pressione esterna aggiungesse un livello di ignoto o di pericolo a tutte le azioni o manovre effettuate. Ricordiamoci… Non apparteniamo qui… Qui, un problema diventa velocemente un dramma.

- Segnale! nel 230, rotta nel 180, velocita 5 nodi, distanza 37 miglia, profondità 120. Firma sonar in trattamento.

Mi giro verso il mio indicatore di profondità, quello alla moda vecchia, in rame, che indica 180. Tanto siamo in propulsione silenziosa, ma bisogna trattare questi nuovi segnali con cautela. Niente contatto possibile con l’Intel, siamo troppo profondi. Qui, solo lo spettrometro e lo scanner possono parlarci chiaro.

- Avanti due quarti, rotta nel 210, scanner, doppler, spettrometro in funzione. Capo centrale, mi tratta i dati mentre ci avviciniamo.

Il centrale si trasforma in un’entità studiosa e concentrata, tutti dati che arrivano sono studiati accuratamente. Il capo centrale si avvicina:

- Nuovo gruppo, Capitan… Claudio Bonavida Trio con Claudio Bonavida alla chitarra e voce, Luca Mapelli alla batteria e Nicola Cattoi al basso. Due schedati sul rilevamento Beatriz Oliviera-Prada ai cori e Nick Petricci per la produzione di un brano.

- Hmm… Zona Riva quindi…. Che strano…

- C’è anche l’aggiunzione di Daniele di Corrado alle tastiere e un certo Ado non schedato agli cori. Daniele inizia a suonare per strada a Berlino nel 2014 e praticando riesce a trovare serate in pubs e ristoranti. 2017 Di ritorno in Italia studia più accuratamente lo strumento. Attualmente frequenta il secondo anno del triennio professionale di Musica al Centro Didattico Musica Teatro Danza di Rovereto. Ci si incontra per strada a suonare con una loop station. E forma il trio dal 2019, la registrazione del 2020 è fatta in casa con le difficolta del confinamento.

- Ok, avviciniamoci un po’… Decoder audio!

I primi ascolti definiscono una raccolta artigianale di brani cantati sia in inglese che in italiano, ci si nottano certe melodie di canto interessanti, partiture di tastiere giudiziose, ma anche porte aperte sfondate a colpi di piedi, e sbandatine aspettate, per una registrazione di cantina. Guardiamo invece qualche semi sparsi sull’arco dell’album e il loro potenziale a germogliare per future composizioni. Al naso in su, vedo qua composizioni che hanno parecchi anni, orchestrate durante prove recenti, e composizioni più attuali molto più lavorate. Scommetto anche, che la formazione cerca ancora la sua geometria e che non potrà decentemente rimanere sotto forma di trio.

“Whatever” è un pop rock classico con una melodia di canto nel suo ritornello che rimane il punto alto della canzone. Il brano cerca di raggiungere un livello di energia che la registrazione non può sfortunatamente tradurre del tutto.

“Cloudy weather” si spettina da solo nei suoi salti di umore tradotti dall’intensità non giustificata della voce. La chitarra classica che porta la canzone, si fa scortare da un’armonica, che li dà un aspetto country western. Facciamo nottare che “cloudy” si pronuncia esattamente come Claudio. Questa sembra essere una composizione abbastanza recente.

Claudio infila il suo giubbotto di cuoio e suoi occhiali da sole a specchio su “Narrow view” una traccia orientata verso un rock nervoso e grintoso. La voce sembra più spinta, per raggiungere la consueta grinta, necessaria a questo stile.  Il basso diventa avventuroso ed esce del suo ripostiglio per far maglia al primo piano. Rassicuratevi. Niente colpi di piede negli amplificatori e tutte le chitarre utilizzate nella registrazione sono uscite senza un graffio. A casa Bonavida ci si rispetta il materiale.

“Walk with friends” è la prima canzone mista dell’album. Versi in italiano e ritornelli, una frase sola, in inglese. La canzone è più orchestrata con una doppia partitura di chitarra e dei cori, sicuramente di Ado e Beatriz che danno un po’ di profondità al ritornello. La canzone è un pop classico rialzato da un assolo di chitarra propulsato in orbita terrestre bassa da un “Yeah!” sentito.

“Equilibri” sembra essere la traccia che manca un po’ di equilibrio appunto. Ha un gusto di canzone italiana anni 70 e sembra passata di moda, incluso il suo assolo di chitarra troppo invadente.

Ritorniamo a masticare un po’ di inglese su “Different shape of mind” pezzo un po’ più ballante con un bel basso metodico e solido come intelaiatura del brano. Il canto è quantificato a scatti nei versi e più fluido nei ritornelli. La canzone è strutturata bene, la voce raddoppiata nel ponte musicale e i ritornelli solleva l’insieme. Questo è un brano che respira un bel po’ di maturità.

“Amazzonia” è prodotta da Nick Petricci e si presenta con una struttura diversa, è vestita diversamente.  Sembra che siano percussioni programmate a dare ritmo alla canzone. Il pezzo è una canzone a tema ambientale. Una specie di informazione a quale 90% di noi è disarmato, addestrati a rispondere “cosa ci vuoi fare” … Abbiamo raggiunto quello che in inglese si chiama “tipping point”; o punto di non ritorno: 2021 l’Amazonia produce più CO2 che n’e assorbe. Cosa facciamo? Rinunciare alle nostre facilita? No eh!

Ma ditemi, sto sognando o sono tre canzoni che hanno un’amplitudine leggermente diversa di quelle a l’inizio della galletta? Perché su questa, le tastiere, le percussioni tipo bongo e cori distaccati sottolineano più che bene la canzone “Nuovi orizzonti”. Ma… stiamo iniziando a impadronirsi delle orchestrazioni e arrangiamenti per dare rilievo ad un brano????  Il mio pezzo preferito sull’album.

Ritorno a l’inglese su “Don’t be shy” su delle belle tastiere che si disperdono nel eco, dopo interventi come questi, stanno diventando un ingrediente indispensabile. Notevole punteggiamento delle tastiere nel ponte musicale reintrodotto bene dalla batteria di Luca Mapelli, sempre al suo posto, puntuale e dosata, come su tutto l’album del resto.

“Infinito” conclude l’album. Rimango perplesso nell’uso dell’inglese in questa traccia perché il ritorno dell’italiano all’inizio della canzone è stato accolto gradevolmente. Il ritornello diventa quasi alieno su questo tempo medio. Questo è il mio punto di vista personale: l’uso della madre lingua sulla totalità del brano avrebbe lasciato una nota più gradevole per la conclusione dell’album. La melodia del canto è piacevole sul ritornello ma l’integrazione a l’entità della canzone, non mi convince più di tanto.

Non gettiamo pietre a questo primo lancio a forma di demo. Penso che tutti musicisti presenti sanno a quale livello sono e che una giusta quantità di prove e lavoro porterà aggiustamenti benefici a l’insieme. Passato un anno o due guarderanno questa registrazione con un sorriso consapevole. Il centro didattico musica teatro danza di Rovereto rilascia raramente gente con due mani sinistre. Notiamo che la presenza delle tastiere su certe tracce, con suoni più che interessanti e interventi dosati e precisi, sollevano veramente meglio una canzone che, per esempio, un’armonica. Un pensiero verso la loro inclusione totale nel gruppo, non sarebbe un errore. Comporre canzoni con l’influenza e la co-scrittura di altri membri della formazione, aera sicuramente il tono generale delle canzoni. Inclusioni e concessioni sono da considerare. La madre lingua è data a gruppi locali per conquistare musicalmente, per primo, il tuo vicino di casa, prima di sognare a fare vendite a l’estero.

Da lì, mi sento di tornare vicino alla superficie storia di tornare in contatto con L’Intel, via la rete flash, casomai ci sono notizie interessanti.

- Avanti 05, profondità periscopica. Secondo una volta in superficie, ci ventila il bordo allo snorkel mi ritiro in camera.

- Aye aye, sir!

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