Capitolo 159a Daniele Tommasini EP The art of waiting  

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Fortunatamente per noi, il periodo delle feste è finora sempre stato passato a casa invece che a l’interno della nostra fiera latina di ferro. Il Trentino Music Award è cresciuto in importanza e in numero di spettatori. Lascio dietro di me Via Camp Lion 29, località Pangea e mi reco verso la base Nibraforbe per ritrovare l’equipaggio al completo e Il Wyznoscafo, per un’immersione di routine, storia di rimettersi in forma prima di affrontare le uscite del nuovo anno. C’è anche bisogno di smaltire il leggero eccesso di peso accumulato durante le feste…

Quattro miglia... Soltanto quattro miglia e Jones prende la parola per annunciare il primo “bip” del 2021:

- Segnale! nel 050, rotta nel 130, distanza 14 miglia, velocita 09 nodi, profondità 035. Schedato Daniele Tommasini.

- Mi dice qualcosa... Sussurro, mentre giro la poltrona del centrale verso la tavola delle carte, dove il Capo Centrale e il Secondo tracciano la nostra strada e le nostre manovre sul plexiglass sotto illuminato.

- Era il periodo di “Pumpkiller” e “The neon syndicate” credo. Annuncia il Secondo. Era uno dei tre album electro del 2019 se ricordo bene.

- Ecco! Si! Mi torna in mente adesso... Jones, quanti segnali hai?

- Eeeeeeeh… Un doppio segnale Capitan! Il secondo è apparso proprio adesso...

- Rotta nel 090 poi ferma propulsione! Distanza minima?

- 10 Miglia capitan!

- Capo centrale hai qualcosa su quel Daniele?

- Eh ben poco a dire la verità, credo sia di Arco, rilascia il suo primo album “The Art of waiting” 5 brani rilasciato il 13 luglio 2019. Artwork della copertina di Erika Cristina Seragozzo, poi il nostro rilevamento; “Kindred spirit”, che potrebbe essere tradotto come spiriti famigliari, 6 brani, con una copertina fotografata da Jacopo Salvi, pubblicato l’11 dicembre 2020, sotto l’etichetta Wires Record di Riva su di quale c’è Toolbar, the Bankrobber, Ozukee che è Seba Omezzolli, poi Commons Flaws e sembra anche gruppi Dark Goth come “Mugshots” di quelli che sacrificano animaletti su un altare pagano nel giardino de drio di casa...  Tutti due album sono stati registrati nel calmo e il “ci-torno-quando-voglio” di casa con Ableton, un programma di registrazione. Master affidato ogni volta a Juan Moretti, Tutto li.

- Strumentazione in funzione! Cominciamo!

A vedere i primi dati dello scanner mi sembra che questo genere di musica potrebbe ricevere le solite critiche usuali: “Non decolla”, “è sempre la stessa cosa”, “è ripetitivo”. Io ho sempre avuto questo punto di vista di fronte a queste reazioni: questo genere musicale è TRIBALE. Urbano, ma tribale. Guardate certe cerimonie primitive africane, raduni massai in tivù o ancora più vicino a noi i Dervish tornitori ed ascoltate la musica; è una lunga litania ed ha uno solo scopo; occupare il cervello o anche saturarlo ed è la ripetizione che porta lo spirito… nello svago. Il genere “trans” per esempio porta bene il suo nome, e penso che il primo EP può essere guardato sotto questo angolo. Sorvoliamolo e poi attacchiamoci più seriamente al rilevamento recente.

Ritroviamo il ritmo caratteristico di “Pearls girl” di “Underworld” sulla prima traccia chiamata “Afraid to start”. Elementi si aggregano molto progressivamente e aspettano il Bar, o gruppo di otto battute, per entrare o uscire del giro... Questo sarà la caratteristica principale di quasi tutti pezzi del EP. La lunghezza delle tracce supera i 7 minuti, per tre composizioni e gira intorno a 5.30, per due strumentali. Questo significa che solo la progressione e il numero di elementi da aggiungere, guida la durata del brano e le condizioni del suo sviluppo.

L’inizio di “Friction” è più aggressivo nelle sue sonorità alte e potente, al limite dello sconforto. O al meno sveglia l’uditore, determina una presenza obbligatoria, un punto di focalizzazione. Il brano scivola verso atmosfere più calme con suoni soffiati e sformati dalla loro estensione. Per, in fine, rappresentare un decrescendo, sulle 8 minuti della traccia.

“Unconfortable Weight” è basato su percussioni e anche i suoni della melodia sembrano generati da colpi, talmente l’attacco dei suoni portanti evocano percussioni moderne.

“Unsaid” è lo strumentale il più calmo dell’album, quello con la progressione più lenta, il più contemplativo e sognatore, anche se suoni un po’ più increspati appariscono, prima del finale.

“I’ll tell you when it’s over” comporta suoni di corde nella sua prima parte e si distacca un po’ dal branco, nonostante una struttura ripetitiva, composta di quattro note che rimbalzano in un eco breve, lasciando un campo libero a percussioni, per chiudere sia la canzone, che l’EP.


Capitolo 159b Daniele Tommasini EP Kindred Spirit

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- Passiamo al nostro rilevamento adesso, niente cambiamenti?

- Conserva direzione, velocita e profondità, Capitan! Conferma Jones...

La geometria generale di questa produzione ha subito modificazioni. Già nella durata, più omogena, dei brani e l’apparizione di suoni vocali e campionamenti di voce, sparsi su l’album, che danno un carattere diverso alle atmosfere descritte. I suoni utilizzati in generale sembrano arrivare di un'altra banca dati. Nottiamo che per comporre questo genere di suono negli anni 80 bisognava avere una pila di tastiere su due o tre livelli e intorno a sé. Oggi, una tastiera di controllo e una banca dati tirata fuori di un Laptop aprono orizzonti più vasti.

“Come together” si campa su un ritmo R’n’b moderno e lascia campionamenti di voci scivolare allungo estese salite di crescendo o di decrescendo. Il finale si perde in suoni “soffiati” al gusto di scricchioli metallici.

“All in once” rimane campato nel rombo di bassi ritmici che apre il pezzo. Un lunghissimo crescendo porta alla meta della traccia, per l’entrata di un ritmo consistente, punteggiato da un rumore regolare, inserto su ogni Bar. I suoni, finora temperati e soffocati, sembrano chiarirsi nel finale.

L’atmosfera è cupa in “Dark Fantasy”, suoni bassi e scuri aprono il brano, ti sembra essere una vittima sacrificale accedendo a una cerimonia voodoo. Ancora qui, suoni si chiariscono lentamente per cambiare il colore del quadro. Un ritmo entra progressivamente oltre il secondo minuto e mezzo per seguire percussioni vocali al gusto di incantazioni. “In, an, o” sembra essere il campionato vocale di Daniele che prende profondità, in un eco a durata corta. Il finale è più leggero e rivela la voce del campionamento.

“Sleep on me” è la più ripetitiva traccia del album e noto qui, che la geometria dei tre ultimi brani sembra seguire lo stesso schema, con un’entrata di percussioni a meta brano, dopo una lunga introduzione. Campionamenti di voci sformate, magari rovesciate, creano un lungo crescendo che porta al finale.

Felicemente il titolo seguente nell’album è concepito in un modo diverso: Le percussioni di “Let it go” impongono la loro presenza e si campano sul davanti del palco. Suoni leggeri e suoni di chitarre sintetizzate le scortano fino ad uno stacco, prima della meta brano. La traccia sembra perdere consistenza e si disintegra in uno vasto spazio sereno, dove suoni di chitarra sono presi di spasmi, fino al ritorno del martellamento iniziale.

“The Light Inside Is Broken but I Still Work” riprende la stessa geometria che “All in once” “Dark Fantasy” e “Sleep on me” c’è una progressione lenta, alla meta del brano entra un ritmo, che conduce a un cambio di struttura in quale il brano si conclude.

Su Questo EP c’è una ricerca e un lavoro fatto sui suoni, la loro manipolazione, per ottenere l’elemento giusto da incorporare alle composizioni. Non penso che l’uso di queste forme (o schemi, o progressioni) date alle canzoni sono volontarie, ma definiscono una zona di conforto da quale bisogna uscire per affrontare, nudo, la creatività che crea la differenza in questo genere musicale.  Brani hanno forme, strutture e bisogna avere il coraggio di smontare tutto per re-assembrare di nuovo gli elementi in un modo diverso, per non ripetersi.

Do un’occhiata intorno al centrale e sto a chiedermi se torniamo subito alla base Nibraforbe o se rimaniamo immobili a poche miglia della base, alla grazia dei correnti…


 

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