Capitolo 99 Riccardo Rea album Origine

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Abbiamo tutti messo su un po’ di peso. Non come Winnie l’orsacchiotto, da non più passare dagli boccaporti, ma il mese intero di distacco dell’intero equipaggio, contrasta con l’intensità del numero di missioni del 2018 e durante il riposo, ci siamo lasciati andare…. Io compreso. Na! Io più che tutti altri! Cominciamo l’anno con un giretto di rimessa in forma, di test ed esercizi di sicurezza per riprendere la nostra latina di ferro in mano. La base Nibraforbe si sfuoca nella distanza, in tonalità grigio-blu, dietro la scia del Wyznoscafo, e dalla cima della torre, il mento appoggiato sulle mie braccia incrociate, contemplo passivamente l’acqua che scorre sui fianchi del sottomarino.

- Hanno ricalibrato il sonar, spettrometro e scanner… Annuncia il Secondo, che sfoglia il reso conto dell’Arsenale, perso fra i fogli dell’agenda di manutenzione e mantenimento.

- […] Hmm?? Ah sì! Ho visto… Il cattore del decoder audio è stato anche cambiato… Rispondo, dopo un conseguente silenzio.

Non ho voglia di sparire sott’acqua, ma il dovere ci chiama, e di una voce potente e decisa, annuncio nell’interfono che ci collega al centrale, due ponti sotto:

- Immersione! Profondità 020, velocita 05, Giriamo in cerchio, barra 5 gradi a babordo.

Siamo ancora a scendere la ripida scala verso il centrale, che Jones taglia corto la serie di esercizi programmati:

- Fenomenale! Becchiamo un segnale chiarissimo a più di 45 miglia da qui! Nel 095, rotta nel 173, velocita 03 nodi, profondità 010. Schedato! Riccardo Rea. Trattamento firma sonar… firma sonar in archivio.

- E il percussionista dei “Luna d’oriente” e “Yellow Atmospheres”, progetti ancora attivi ed in continuo sviluppo. Annuncia il Capo centrale che non mi lascia neanche sedere nella poltrona del centrale. 

Avrei voglia di rispondere “Wow… Calmi tutti” perché mi vedo ripartito per un altro giro, ma “Kairos” dei Yellow Atmospheres mi ha lasciato un buon ricordo:

- Mi faccia un rapporto completo, Capo centrale.

- Allora, Riccardo Rea nasce a Torino. Ma la sua famiglia si trasferisce in Trentino, dove vive ancora oggi. Da giovane studia le discipline del Circo in varie discipline: giocoleria, acrobatica aerea, equilibrismo. Scopre l’hang pan grazie ad un video sul tubo. Da lì, si interessa a vari strumenti etnici. Acquista strumenti Balcani, Caucasi, Indiani e Vietnamiti. E autodidatta ma collabora rapidamente con Fabio Vidali per creare “Luna D’oriente” e con Andreaceleste Broggio per “Yellow Atmospheres” per il momento e insegnante di educazione fisica, tiene corsi di ginnastica per anziani, di Yoga e prosegue nell’attività di giocoliere. “Origine” è il suo Primo album solista puramente dedicato a L’hangpan ed è uscito a metà dicembre con Miraloop, una casa discografica di Bologna. C’è anche un piccolo reso conto dell’Ammiraglio Giusy Elle, vuole che leggo???

- Spari.

- “I brani racchiusi nel disco definiscono paesaggi e atmosfere tracciandone soltanto linee e contorni, per lasciare spazio all’ascoltatore di interpretarli e “colorarli” con la propria immaginazione. Anche per questo la scelta di lasciare una veste minimale alle composizioni, evitando di arricchirli con arrangiamenti, o sonorità di altri strumenti.”

- Beh, è lirica l’Ammiraglio! Jenkins? Scanner e spettrometro in funzione, che vediamo se sono ricalibrati bene… Secondo? Decoder audio in funzione. Dai! Fem gli esercizi dopo, cominciamo…

Non potevamo sperare meglio che una ricalibrazione degli strumenti del bordo per ascoltare queste 6 tracce, registrate nella riverberazione naturale della stanza e con pochissimi sovra incisioni, al meno, quelle presente sono quasi trasparente come un velo, distante e poco percepibili. La prima cosa che colpisce e la sensazione di potere anche percepire il tocco delle dita, del pugno o anche della mano aperta su l’handpan. Calzando le cuffie ci si avverte anche le armoniche nelle vibrazioni del metallo. Questa registrazione e puramente dedicata al suono dello strumento, come il musicista lo sente lui stesso. Non siamo in prima fila, siamo sul palco seduti a pochi centimetri del protagonista. Occhi chiusi, il gioco potrebbe consistere ad individuare quale note sono fatte con un colpo laterale di pollice, quale altre con la punta delle dita, quale ancora fatte con le falangi della mano chiusa, talmente la registrazione ne dà quasi la possibilità. Tutte le tracce sono attorno 2.30 - 3 minuti questo evita un’auto-contemplazione alla Klaus Shulze o una deriva ripetitiva e centrata su sé stesso. Abbiamo le idee chiare e limpide in casa Rea; tutti temi son trattati con razionalità e nella voglia di non annoiare.

“Scolpito nella roccia” inizia intorno ad una nota armonica metallica, sovra incisa, un effetto che viene fuori strofinando la mano sulla cupola centrale dello strumento, sembra mancare un colpetino al decimo secondo. Il brano gradisce di cambi di ritmo e di bassi sentiti, per concludere il pezzo.

“Pangea” offre un’introduzione calma, di note dettagliate, separate e aerate. Qua e là, un colpo più sentito punteggia di un rilievo metallico la partitura. A 1.02 lo spazio si gonfia brevemente per un’aggiunzione di un sintetizzatore, che dà spessore al ponte musicale. Bel pezzo.

“Occhio di falco” si sviluppa quasi sulla stessa struttura; introduzione lenta, dettagliata e crescendo per raggiungere il corpo del brano.

“Sogno” ha un tempo meno contemplativo di quello che potrebbe suggerirne il titolo. Ancora qui, a 0.50, sulla meta del brano, un discreto rumore di sintetizzatore da quasi impercettibilmente un rinforzo in secondo piano, per svanire a 2.06. Tutti interventi dell’etichetta Miraloop sono stati in questo spirito.

Stupendo “Ultime stelle” ricco di melodie accattivante, sedicesimi di note, profondità di bassi, stacchi e cambi di ritmo. Forte accento messo sulla composizione, bellissime frasi musicali, notevole pezzo, il mio preferito su l’album.

L’apparizione progressiva di “Sole a l’orizzonte” invoca l’alba e lo risveglio di tutto, accompagnato, anche qui, di bellissime melodie di una partitura studiata, intorno ad armoniche mantenute allungo il pezzo.

Così si conclude un album rilassante e destinato a un pubblico largo in cerca di calma e di riposo.

Riccardo Rea deve adesso arricchirsi delle esperienze di suoi due altri progetti, per cercare altri ritmi, altre sfumature, nuove melodie e tecniche per diversificare le sue creazioni e non affondare, come Klaus Shulze nel suo registro.

Tanto io, per svegliare l’equipaggio, affondo il bottone del allarmo, mentre un aereo immerge nell’acqua come previsto dall’esercizio, una moltitudine di bersagli metallici per verificare la calibrazione dell’interferometro e tenere Jones occupato.

Prendo il microfono di diffusione generale:

- Esercizio allarme incendio locale generatore, al posto di combattimento, Ivan il pazzo, esercizio sonar multi bersagli!

Dai… 5 situazioni da gestire allo stesso tempo, sarà un buon motivo per una sudatina…

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