Capitolo 154 the Virgin mini album Sick and tired
Ordino ad alta voce dalla poltrona nel centrale, mentre mi arriva la conferma che tutti boccaporti sono ermeticamente chiusi:
- Immersione!
So, dall’ordine di missione, che dobbiamo andare a Sud alla ricerca di “The Virgin” un gruppo che si trova essere fra i rari a sfornare un album in questi tempi di dopo confinamento. Informazioni frammentare ci sono arrivate con l’ordine di missione e sembra che una parte dei musicisti del gruppo Pikasso si trovano nella formazione. Tanto so già che il loro CD “Pikalbum” dorme nel nostro archivio in forma fisica, e il suo libretto con la bellezza 32 pagine piene di foto, testi, crediti, realizzato molto bene, testimonia della volontà di fare le cose per bene e fino in fondo. Jones non tarda a trovare il segnale colpa della copiosa quantità di video di qualità che il gruppo ha rilasciato sul Tubo…
- Segnale nel 174, rotta nel 251, distanza 16 miglia, velocita 4 Nodi, profondità 095, trattamento firma sonar in corso… Son loro the Virgin! Firma sonar in banca dati.
- Brao, Jones! Rotta nel 220 profondità 095. Scanner, doppler, spettrometro, decoder audio. Passatemi i dati di quell’album appena sono processati.
- Capitan, è solo un EP…
- L’Intel ci ha mandato su un album...
- Tre tracce solo, Capitan… è un EP…
- Capo centrale… Qualcosa da aggiungere al rapporto iniziale del Intel?
- Beh attualmente; si! Allora, la band si forma nel giugno 2013 dopo il progetto "Pikasso" intorno a Thomas Trainoti detto Traino chitarra-voce, Max Zorer chitarra-voce e Daniele Michelotti tastiere. Nel 2015 arriva Gerry Gerola che diventa il nuovo cantante della band e nel 2016 si definisce la formazione con Paul “Lama” Blade al basso. Dopo una ricerca di batteristi nel 2018 arriva Steve Pasqualini per completare l'attuale formazione che troverà l’opportunità di aprire per i Litfiba. Naturalmente arriva il progetto di un disco di composizioni proprie. La band però si occupa della totalità del processo di composizione, registrazione, incisione dei brani, missaggio, mastering, riprese, montaggi video, promozione. Tranne "The Bitch" dove Camilla Daldoss ha contribuito allo storyboard e ha fatto tutte le riprese, con Francesca Nave nel ruolo della “bitch”. Questo vuol dire che ogni singolo pezzo prende tanto tempo per la sua creazione e che il tutto è da conciliare con lavoro e famiglia... Ad agosto dello 2019 rilasciano “You made my day” una celebrazione all’amicizia, e alle famiglie. Nell’aprile del 2020 esce “Phone Call” una ballata ispirata da un messaggio telefonico scritto ad uno dei componenti della band. Il videoclip è interamente disegnato, animato e montato da Traino, dove la band appare solo nel finale. Complice, la quarantena dello stesso periodo, decide del titolo dell’album “Sick and Tired” significa non a caso “malati e stanchi”, un titolo tra la verità e l’ironia che calza a pennello con la situazione della band. Decidono di non aspettare e di iniziare la distribuzione dell’album iniziando con la trilogia dei brani già usciti. La band, per il progetto Sick and Tired, sta lavorando ad un'altra decina di brani che saranno inseriti costantemente nell’album e non esclude l’idea di un videoclip per ogni brano.
- Ho capito è un album estensibile!!! Buon, vedi quel tavolo che hai in sala pranzo? Ok, finché siete in due o quattro va benone, poi a l’improvviso passano zio Tobia e zia Serena e zack! Il tavolo è allungabile e tiri fuori l’estensione: Toc! Pratico! Vicino a natale passa anche nonna Maria e nonno Arrigo, E crack! tiri fuori due altre estensioni perché puoi: Il tavolo è allungabile e allargabile. Ok? L’album è uguale, adesso puoi lasciarlo com’è nella sala pranzo, pero aspetta Natale che ci saranno nove o dieci trace su quel album, capisci? Una prima mondiale! E siamo noi i primi sul colpo!!! Che fortunati che siamo!
- Capitan, si è appena aggiunta una traccia al EP è un quattro tracce adesso!
- Te l’avevo detto! Che figo! Proprio davanti a noi! Cominciamo!
The Virgin fanno un Rock classico di buona fattura, possiamo estimare che l’età media della band si trova fra 40 e 45 anni. Quindi non sono “evaporati di testa” e non sono qui per esplorare o innovare come adolescenti lo farebbero. Il chilometraggio che hanno alle spalle li posizionano immutabilmente nel loro suono, anche se aggiungere l’idea svitata un po’ fuori del quadro, non li fa paura. Il tradizionale assolo di chitarra, fatto più che bene, prende posto su ogni traccia alla consueta posizione nel brano. Son sicuro che hanno tanto di quel vinile a casa e che l’hanno perché: suona MEIO! Tutti quattro brani presenti su l’album sono illustrati da un video e mi sto chiedendo se non avrò un po’ di barba quando l’undicesima o la dodicesima traccia arriverà nell’album.
“The bitch” apre le ostilità con un immediato attacco nel vivido del soggetto. Quasi niente introduzione, abbiamo direttamente un rock quadrato e virile, in faccia. Arrivi, sei al piede del muro e c’è solo una via… SU! La canzone descrive una donna, definitivamente liberale, che ha calpestato un po’ in giro per arrivare alla sua posizione sociale e che continua a calpestare, per rimanerci. Dispettosa, non guarda altrui come una quantità umana da considerare, solo la progressione conta, anche se cadaveri sono stesi, sulle sue orme. Il suono delle chitarre è solido e pulito, basso e batteria sono l’armatura metallica su di quale si appoggia il resto. Le tastiere discrete decorano i ritornelli di una melodia di sostegno e le fine versi di ricci e boccoli. Introduzione seria, sappiamo da adesso, a chi abbiamo da fare.
“You made my day” calla di tempo per un blues, con tastiere leggermente più presente, e cori in falsetto che contrastano con la voce di Gerry che scende questa volta, un po’ più giù nelle frequenze. Qui si fa un omaggio a l’appoggio che troviamo nelle nostre vicinanze immediate per tirarci su di morale: “Yeah… I’ve walked all the dusty roads, but my dad was the cause of my hate, I love you for what you say, I love you for what you take”. E il sostegno di amici e amori, che ci fanno sentire il caldo umano che manca…
“Phone Call” è aperto dalla batteria e si campa nelle “Power ballad” portata da una chitarra folk che impone la sua presenza e dal suono di un piano forte, finalmente bello presente nella struttura generale del pezzo. Notevole video per illustrare questa canzone, disegnato a mano e animato immagine per immagine. Salutiamo basso la pazienza per realizzare un’opera di questo calibro.
“Running From myself” si aggrega al EP già presente e crea un fermo immagine, uno stupore da non crederci e questo, per vari motivi. Già perché il video realizzato da Gerry, il cantante, ci fa staccare la mandibola dalla sua perfezione, dal suo umorismo, dalla messa in scena di personaggi alla “Bistrip”, un concept di identificazione che girava su Facebook qualche anni fa. Poi la traccia è puramente MO-NU-MEN-TA-LE! Parte con un bel basso che porta il mondo sulle sue spalle. Il ritmo è sostenuto ma è decorato di stacchi regolari, che ci danno un aspetto di conforto. La cadenza della metrica del canto aggancia l’udito, i cori sono calibrati al mezzo grammo, una vecchia abitudine già presente in “Pikasso” mentre una frase di tastiera suonata a mano, come una sequenza, punteggia la faccenda. Giuro che la voglia di ballare può prende chiunque tranne magari “the Bitch” che sceglie di restare nel suo angolo a compulsare fogli Excel. Quel pezzo farà strage. Che sberla! Pezzone!
Da qui solo domande rimangono… Quando esce il prossimo pezzo? Quando l’album sarà completo? Di cosa sarà fatto il prossimo video? Quando potremo vederli dal vivo? Dobbiamo lasciare un gavitello di fondo su questa posizione per potere parlare delle prossime quattro tracce a metter il naso fuori…
Situazioni eccezionali creano idee eccezionali e concetti nuovi ed innovativi… Siamo testimone di uno proprio qua …
Adesso che siamo in giro perché non andiamo ad annusare quello che c’è in zona invece di tornare subito alla base Nibraforbe??
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