Capitolo 103 Bob and the Apple EP Wanderlust II

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[…] seguito recensione “L’Opera di Amanda”

- Siamo in scia capitan. Annuncia il Secondo.

- Hanno ripreso la loro strada originale dopo la Trelease party alla Bookique, rotta sempre nel 350, distanza 6 miglia, velocita 10 nodi, profondità 020. Conferma Jones al sonar.

- Rimaniamo a velocita 9 nodi che sono un po’ vicini, rotta nel 350, rimaniamo a profondità 030.

- Nuovo Segnale! Nel 030, rotta nel 190, distanza 20 miglia, velocita 10 nodi, profondità 030, Francesco Armani, schedato…

- Ulaaaa! Nettuno stridente! Ci viene addosso! Ferma propulsione! Svuotare i ballast scendere a 050, quante tracce per i Bob?

- Quattro.

- Sarà ancora a portata di strumentazione quando dovremo prendere Armani in caccia. Vediamo comunque di cosa si tratta…

L’uscita di Wanderlust II è stata per lo meno aspettata: promessa prima in autunno 2018, poi in gennaio 2019, al secondo di vari rapporti del Intel, metteva Bob and the Apple in una posizione un po’ singolare; quella di fare salivare oltre misura il loro pubblico, ma anche di spostare la barra delle aspettative un gradino più su dopo il primo EP, che a leggere il reso conto della nostra missione, sembrava pronto ad entrare nel Pantheon musicale Trentino:

“[…] Pero in regione non c’è niente di comparabile, niente di questo livello. Ascolti e le braccia ti cadono: non è possibile. Hanno passato il muro del suono, si sono messi in orbita. […] Arte... Scrittura architetturale, produzione monumentale, esecuzione fenomenale. Devo prosternarmi. Mi inchino… Offro la mia spada. Giuro vassallaggio. Ed è solo la prima traccia.” 

Ed ero uno dei più timidi a parlarne. Quello che non cambia in Wanderlust II è il lavoro di Ricky Damien. Che lavora con Adele, Lady Gaga, Mark Ronson, Queens of The Stone Age, Duran Duran… Cioè, sembra che sta diventando un produttore e fonico di legenda, lo possiamo anche dire da adesso. Il meglio è che la collaborazione con i “Bob and the Apple” è una combinazione forte. Del resto, mi sto chiedendo come della musica di questo calibro non sia molto più accessibile ad un pubblico nazionale o anche Europeo... C’è qualcosa di intenso nelle cose che Ricky e la band scambiano e costruiscono assieme. Un’altra costante sono le atmosfere “Beatles” periodo “Yellow submarine”, presente nelle due registrazioni. Poi questi vocali trattati con una “Leslie e un overdrive”, come lo indica un rapporto del Intel, ancorano la loro musica moderna, su una fondazione culturale solida e immutabile. La registrazione dei Vocali di “Feeling” a l’Abbey road studio di Londra conferma la referenza. E tempo di girarmi nella poltrona, che il Capo centrale fa oscillare la matita gialla, fra le sue dita:

- Allora, sono su il label “Libellula music” per queste due produzioni. Tutto l’album è scritto da Bob and the Apple, prodotto da Ricky Damian e Bob and the Apple, masterizzato da Giovanni Versari, che ha anche fatto il master dell’ultimo “Opera di Amanda”. Capitolo studio… Attenti! Perché hanno registrato un po’ dappertutto: Tra le loro rispettive case, sparse fra Parigi, Berlino e Trento, poi lo Zelig Studios di Londra, il Magister Recording Area and Fishbowl Studio di Treviso e Abbey Road Studios per I vocali di “Feelings”. Mixaggio ovviamente di Ricky Damian al Zelig Studios. La copertina è a cura di Juliana Gómez Quijano e ritroviamo con piacere Matteo Campostrini dei Zeroids al design generale della cover e inserti, ecco… Ci sono anche due frasi della band nel press kit… vuol tastar??

- Spari, Capo…

- Arhemm… “E’ seguire l’istinto anche quando si è controcorrente e la delusione che deriva dal non riuscire a far ciò costantemente. Questi due EP sono maturati tra i traslochi dei componenti della band in diverse città europee, diventando presto la ragione principale per ritrovarsi. Nati in un periodo di mutamento radicale, scritti tra Trento e Parigi, Wanderlust I e II non cercano di raggiungere uno scopo, ma di analizzarne e motivarne molti. Abbiamo cercato di raccontare la quotidianità dell’essere lontani, senza una visione chiara di ciò che saremmo diventati – ma con la volontà di esserlo”.

- Tutta la strumentazione è ancora in funzione? Cominciamo!

 “Soanne” dà subito ampiezza a questo EP con la sua atmosfera Beatles, che ne basterebbe la meta. Ci sono 50 secondi al contatore della canzone che siamo già planando, braccia allargate, sorriso beato, testa che ondula sul ritmo, indici a picchiare nel vuoto su una rullante fantasma. Fischia! La felicita costa poco. La chitarra ritmica e la voce di Giacomo ci aprono il nirvana. La chitarra solista rimane a far lunghezze e passaggi alternati sui canali destra e sinistra. Un basso preciso serve di locomotiva all’insieme. Poi cantano… e il ritornello parte alla verticale “Another lover, Another cheat, another grudge, Another hill to climb To get above the fog…” la prima tastiera del EP arriva per sostenere il ritmo e ci fa dondolare ancora di più.  Colpiti in pieno… si pero…. Dopo…. che c’è?

“Feelings” è un lento di cottone, una planata fra nuvole con delle percussioni sul risparmio. Le prime sequenze discrete e parsimoniose suggeriscono un’ossatura filigrana. Da lassù in quota, la voce di Giacomo scende fino ad avvolgerci. C’è posto per cori alla 10cc, mistici e sfusi nella riverberazione: I guess I was feeling, It feels every moment, Together we’re dreaming… 10 e lode.

Curiosi rumorini spiralano come biglie in imbuti numerici nell’introduzione di “Sitar”. Un vero Sitar, comprato da Matteo a Mestre, secondo un rapporto del Intel, è stato registrato per il pezzo. Nuova parola ad aggiungere a nostra conoscenza: “Serendipity” o la felice coincidenza, che ci spiega la consistenza del Tempo: “Time is the only ship that sails, When the ocean is roaring, Only time, only time, Time is the only ship that crosses the ripples of life…Ci si balla quasi sul ritmo il più rilevato dal EP…  il coro del ritornello si liquefà nel suo effetto per armonizzarsi in uno stile retro. 

“Strangers” zoppica con perfezione nei suoi accenti spostati a mezza misura. E il pezzo il più lungo del EP con quasi 6 minuti. Ancora notevoli cori che sollevano la totalità dei ritornelli e poi che portano attorno a 3.33 verso un break musicale di più di un minuto di tastiere sagge e contenute, per ritornare naturalmente verso il claudicante del tema principale. Come per ritirarsi sulla punta di piedi, Bob ci saluta con una sfumatura di più di 30 secondi e lascia la porta aperta, perché l’aria di fuori porta un po’ di freschezza al silenzio rimasto.

Dire che I “Bob and the Apple” hanno largamente le spalle per giocare in nazionale è più che ovvio. E sono anche pronti per campionati Europei. Ma le radio sono troppo occupate a rigurgitare la zuppa pre-digerita di artisti usa e getta o ancora quelli presenti giorno e notte sul piccolo schermo, per tutto o niente. Non ci sono rimorsi, abbordo lo Wyznoscafo, per focalizzarsi con impegno nelle nostre missioni. La scoperta di perle rare e preziose, come questa, conforta la scelta fatta nel 2012 di solo seguire la produzione culturale regionale. Tornare indietro adesso non avrebbe più senso. Credo che il gavitello delle Giudicarie ci chiama a colpi di segnali stretti:

-  Rotta nel 190, velocita 10 nodi, rimaniamo a profondità 050…

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