Capitolo 177 The Virgin album Completo Sick and tired
È stato Jones a stupire l’intero centrale operativo, con un intervento inaspettato.
- Eh beh, questa non è mai successo prima…
Tutte le teste del centrale si girano verso lui, timonieri inclusi, anche se non dovrebbero, mentre lui preme leggermente sulle sue cuffie, riavvicinandosi al suo schermo, poi il suo sguardo naviga fra i monitori, mentre affina il segnale che riceve regolando qualche bottone. Si mette a cercare nel computer centrale. Stiamo tutti lì ad aspettare il suo usuale discorso e cerco una spiegazione sul volto del Secondo o del Capo centrale, mentre cercano la stessa spiegazione sul mio. Mento increspato su bocca a ferro di cavallo. Dubbio. Non dobbiamo disturbarlo, ma questo tempo sospeso lascia le menti svagare. C’è un concertino di interruttori nel ripostiglio sonar e stiamo aspettando:
- Eeeeeeh, Capitan… meglio se guarda questo, da più vicino.
Ok, mi alzo tranquillamente, mentre tutto il centrale è più che preoccupato. Mentre guardo lo schermo da dietro la sua sedia, mi parla a voce bassa:
- Ho questo segnale nuovo che è in qualche modo non nuovo; il segnale è totalmente diverso e corrisponde alla firma sonar dei The Virgin, pero loro sono i vincitori della copertina dell’anno al Trentino Musica Award dell’anno passato e questo è un segnale tipo…. Album nuovo.
- Ma non ti ricordavi più Jones? “Sick and Tired” un album a rate? Prima mondiale? Nostra missione su un album estensibile? Ecco l’hanno finito! E hanno magari l’opportunità di presentarsi al Trentino Music Award con lo stesso album, in due categorie diverse, a due anni di differenza, Non è originale, interessante, esclusivo, curioso? Dai! Trattami quel segnale.
- Segnale nel 174, rotta nel 251, distanza 16 miglia, velocita 4 Nodi, profondità 095.
Torno verso la poltrona del centrale scrollando della testa con un sorriso rassicurante, che riposiziona tutto il personale nell’attenzione portata alla loro funzione.
- Rotta nel 220, profondità 090, conservare velocita 05, scanner, doppler, spettrometro, decoder audio, cominciamo!
Credo che era il rapporto di missione 154… The Virgin comincia 2020 come tutti e la quarantena arriva di mezzo a un cantiere in corso; la registrazione di un album ancora senza titolo. La situazione disperante e stressante genera il titolo dell’opus: “Sick and tired” cioè “malati e stanchi”, un titolo tra verità e ironia, che calza a pennello con la posizione della band e di una nazione. Un EP è pubblicato con solo tre tracce già registrate, a quale si aggiunge “Running From Myself”, brano e video ispirati dal confinamento. Il mini album viene notato e la sua copertina riceve un premio editoriale al Trentin’ Music award del 2020. 2021 le vede sparire nel loro studio per concludere l’album, uscito alla vigilia di Natale.
- Capo? Del nuovo sul gruppo? Cambiamenti?
- Niente, tranne magari la pubblicazione di una playlist puramente regionale chiamata “Musicisti in trentino” su spotify Da Massimo Zorer il chitarrista: 57 canzoni, per più di quattro ore di musica che sente la luganiga e il marzemino, dall’inizio alla fine. Tranne questo, solita formazione: Thomas Trainoti alla chitarra e voce, Max Zorer chitarra e voce, Daniele Michelotti tastiere, Gerry Gerola al canto, Paul “Lama” Blade al basso, Steve Pasqualini alla batteria. Nove tracce sull’album completo, quindi 5 nuovi brani da studiare. Tutto lì…
Il più bello nella storia, a guardare i datti dello spettrometro, è che pensavo che “Running from myself”, il titolo faro del precedente EP, fosse una cima difficilmente superabile, ma a considerare i dati dello scanner, penso che certi dei nuovi brani pubblicati si trovano ad un livello ancora superiore a questa perla rock.
Ritroviamo “The Bitch” a l’apertura dell’album e il suo rock muscolo che dà il tono di questa galletta. I notevoli ritornelli addolciti dalla discreta, ma presente tastiera, creano un rilievo piacevole ed invitante al brano. Un po’ come le creste delle montagne sempre presente a l’orizzonte, magari non si notano specialmente, ma se le togli senti che c’è qualcosa che non va. Poi nel video c’è Traino con la parrucca che vale largamente un click per vederlo.
Fermi tutti! Il pezzo seguente inizia sul canale sinistro, di mezzo a rumori preparativi e parassiti lasciati intenzionalmente lì e provoca movimenti laterali di anche, che vi spingono a dondolare in ritmo. “I dress up with happiness” si presenta come un hit potenziale. Notevole la sua costruzione e l’attenzione portata alla sua produzione. Il testo rimane semplice e ripetitivo; non c’è bisogno di complicare troppo: Mi vesto con gioia ed esco, dà un odore di liberazione generale. La canzone decolla al suo ritornello cantato in cima di voce. Le chitarre fanno maglia agli momenti giusti, il dialogo fra i due strumenti sembra dentella fatta a mano. Se questo brano non vi prende da testa a piedi, e non vi fa girare la testa io, non so più cosa fare.
Ritroviamo “You made my day” sul suo ritmo blues e suoi cori in falsetto. Cosa dire? è un blues e un omaggio all’amicizia, certe volte più attraente che la propria famiglia.
“Try” re-invade lo spazio dal canale sinistro per un altro giro di giostra che accaparra l’attenzione, dalla metrica del canto. Credo che un altro gruppo di Rovereto è nominato nelle parole della canzone: “Magic cigarettes” e ci invita al tiro, verso il disordine totale. “Big mess maker” dovrebbe essere la marca di un adiuvante per tabacco prossimamente in vendita libera, una volta tutti test passati per normalizzazione Europea. A pensarci bene, ci sono 70 sostanze tossiche nel tabacco e nessuno per chiedere se sono naturalmente presente nella pianta…. Io lo chiedo! Al prezzo che costa, voglio fumar Bio!!!!
Le attraenti chitarre di “Something” ci invitano a dondolare, c’è una batteria che spinge il piede a battere la misura. Il basso gonfia della sua presenza il verso, le tastiere ancora discrete, sono a tutti incroci e sopportano da una sequenza, magari suonata a mano con arpeggiatore, la fine dei due primi versi di un testo senza ritornello. Notevole assolo di chitarra prima del finale che ribadisce il titolo della canzone. Qualcosa. Qualcosa che non si può avere. Un modo molto rock n’ roll di dire no, in somma.
Ritroviamo “Running from Myself” la metrica del suo canto, il suo ritmo che invita a scrollare, le sue tastiere messe un po’ più avanti e la sua struttura arricchita di stacchi regolari, che la mente cerca di posizionale giustamente a l’ascolto successivo. La traccia si appoggia del tutto su un basso onnipresente.
Soggetto di polemica con la produzione vinicola locale “Champagne” è un rock muscoloso che entra in scena a colpi di spalle, finché impone la sua presenza. Basso e batteria sono in figura di prua e martellano a metronomo. La canzone materializza la voglia dell’auto-indulgenza, la voglia di trattarsi non bene, ma esageratamente bene, in un modo esuberante, solo per l’ebbrezza di serotonine che provoca e al diavolo il conto finale. Misteriose le parole del testo “Vorrei tornare dalla mia terra, dove il sole scende al tramonto” Credo che l’astronomia moderna ci ha insegnato che è proprio il caso su un enorme quantità di pianete in rotazione nella nostra galassia. O magari il nostro pianeta non corrisponde più alle esigenze di Gerry.
“Phone call” è portato da una chitarra folk che impone la sua presenza e dalle tastiere finalmente belle presente nella struttura generale del pezzo. Il video per illustrare questa canzone è veramente notevole perché è disegnato a mano e animato immagine per immagine, da Thomas Trainoti che firma la canzone da cima in fondo. Salutiamo basso la pazienza per realizzare un’opera di questo calibro.
Ultima traccia “Lies” inizia con un ritmo molto più temperato e posato. In introduzione, un testo declamato in italiano, di quale ritroviamo un’adattazione in Inglese cantata da Gerry. Il raddoppiamento del canto dà il rilievo necessario ai ritornelli più arruffati e sollevati. Bella sequenza o arpeggiatore per elevare il ponte musicale di mezzo a chitarre spigolose, incaricate dallo stesso compito. Ritorno di un piano forte per accentuare il serio e il solleno di un consiglio sincero al limite dell’esasperazione: “Smettila di raccontare favole, nessuno ci crede” Il finale è accompagnato da un assolo di chitarra che increspa la conclusione, sia del brano che dell’album.
La formazione ha saputo includere a “l’album a rate” originalmente pubblicato, delle notevoli composizioni, non per completare mediamente un EP già pieno di tracce di calibro e grande qualità, ma per fare di “Sick and tired” un album importante che rimane una produzione regionale di rilevanza. Non sarei sorpreso della presenza dell’album fra i nominati del Trentin’ Music Award 2022.
E dopo questo? Indovinate chi prende la parola adesso?
- Segnale! Nel 170, rotta nel 040, distanza 17 miglia, velocita 10 nodi, profondità 070, firma sonar dei Patrick.
- Fem un Ivan il pazzo prima di puntare nel 090!
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