Capitolo 109 Perina album Seieventisette
[…] seguito recensione Goofy and the Goofers.
- Allora cosi, sembra che siamo passati accanto ad un album IMPORTANTE dell’inizio 2018?
- Credo di sì, risponde il Capo centrale… Non ho ancora sentito gnent ma… Cioè… Dentro c’è Nicola Perina, ex Camp Lion, Glauco Gabrielli di Vetrozero e Pescecane, rinchiusi al Blue noise dall’amico De Pretis… Non penso che son stati li, a far giri di briscola…
- Ah! Comunque… bella gente, tanto per cominciare…
La prima cosa che mi torna in mente è una foto in bianco e nero rilasciata su Facebook allo sbandare dei “Camp Lion” verso 2013 e che mostrava Nicola e Glauco a suonare chitarre folk alla terrazza di un bar… poi più notizie di Nicola, dopo la scrittura di un monumento di EP come “Pangea”, che risorge regolarmente dell’archivio, per il più grande piacere di tutti.
- E dove pensi che andremo a beccar un rilevamento vecchio di un anno, Capo??
- Siamo già diretti a sud… Nen’ ancora più in là… l’era de Ala il Perina, no??? Magari… da quelle bande…
- Ok, facciamo 40 miglia nel 180 poi rifacciamo spirale da quella posizione. In tanto, chiedimi un file via la rete flash. Jones? Occhio a segnali… cerchiamo un Ex-Camp Lion…
- Aye aye sir!
Siamo quasi giunti in posizione che sento il telex scricchiolare e il Capo centrale radunare dati fra l’archivio e bande di carta perforata, che organizza sotto il clip del suo blocco. Sono pronto a guardare di nuovo la danza del gommino, in cima alla sua matita gialla:
- L’album è intitolato SEIEVENTISETTE, come l’ora, cioè tre minuti prima delle sei e mezza. Significa “ritardare l'ora della sveglia per andare a lavorare, è uno dei modi per rinviare i doveri e gli obblighi morali e per evadere da ciò che vorremmo essere ma non riusciamo a diventare; è il disagio che ci prende quando capiamo che l’adolescenza e i sogni e le speranze che porta con sé sono finiti”
- Ah! cioè dalle sei che ti devi svegliare, aspetti al letto quasi una mezz’ora? Perché se devi svegliarti alle sei e mezza, sei tre minuti in anticipo, no?
- Si, tipo 27 minuti extra, fra le coperte… Quindi, i testi e le musiche sono firmati Nicola Perina e Glauco Gabrielli, con una produzione artistica di Glauco Gabrielli. Registrato e mixato da Fabio De Pretis al Blue Noise di Mattarello, masterizzato da Maurizio Baggio alla Distilleria di Vincenza. Copertina di Michela Gaburro, edizioni: Cabezon Records Italy. Un disco nato con la chitarra acustica da Nicola Perina e sviluppato a sei mani, grazie alla collaborazione con l’amico e musicista Glauco Gabrielli e al lavoro in studio del fonico Fabio De Pretis.
- Sei mani??? Meglio di un panettiere allora…
- Segnale Capitan… interrompe Jones al sonar… nel 092, rotta nel 110, distanza 15 miglia, velocita 10 nodi, profondità 060. Firma sonar registrata.
- Siamo fortunati! siamo già nella sua scia… rotta nel 100, avanti due quarti, scendiamo a profondità 055, scanner, spettrometro, doppler e decoder audio in funzione…. Si comincia!
Non c’è dubbio i dati dello scanner dimostrano un album pensato, scritto bene, con accenti pop e melodie preponderanti, frase musicali e sonorità che agganciano l’orecchio, voce raddoppiate su armonie viaggianti, potenza rock quando ci vuole, lenti profondi, sincerità a tutti piani. Le percussioni sono programmate dal produttore, il basso anche suonato dal produttore, il produttore appare ancora nei cori. E un onni-produttore… La copertina sembra un distributore di noccioline nelle vicinanze di un bar. Niente caramelle colorate, non è roba per bambini…
Il primo contatto con “Contraccolpo” è più che piacevole; è un pop leggero, su un tempo medio, colorato di “Tilitititilududu”, principalmente portato dal basso e da una chitarra folk al suono profondo. Ha un gusto fresco e un odore di primavera. La planata generale della canzone è accentuata dagli cori sfusi che scorrono dietro l’unico ritornello della traccia. Bella apertura di album.
“Conviene” ci dichiara che l’atmosfera dell’opus non sta per ricadere… Al contrario; è il pezzo più rifinito della galletta. Stupendi versi, rilevati da due voci, ritornelli spogliati per evidenziare il canto di Nicola che galleggia nella riverberazione. Queste pause nella progressione del pezzo dinamizzano ancora di più le riprese, che sono accolte con entusiasmo. “Mi fingo un altro, divento scaltro e se mi uccidono collaboro, la smetto con me stesso, resto al minimo meccanico, la vita dentro a un cesso, lo faccio sempre, odio la gente”. Questo è uno hit. AH!
Spolveratina energica di tastiere e batteria per l’introduzione di “Girandola” un bel pop rock condito di allegri “Tulup tulididi” che incollano al un ritmo rapido, sotto un fuoco denso. Poi, mi piacciono certi messaggi subliminali: “Tua madre mi piace davvero, mi prende sul serio, il club non ha più posto, partiremo di nuovo da zero se questo è il rimedio”
La voce di Nicola si ravvicina per “Innegabile bravura” il canto è più posato, diventa caldo per questo lento al ritmo anatomicamente dettagliato. La presenza strumentale è aerata e cosparsa parsimoniosamente di accordi di tastiere. La tonalità del pezzo migra verso i bassi e accenti sereni, solo una chitarra ribadisce metodicamente un tema, ad intervalli regolari.
Pezzo rock grintoso “Predica” prende il suo posto nell’elenco, spostando le altre composizioni a colpi di spalla. Pista… La voce leggermente distorta, dà peso e solidità al canto. Notevole ritornello, potente ma chiaro, rialzato da due chitarre; una che arpeggia, l’altra che placca accordi. La combinazione porta il chorus al piano di sopra, sfonda il tetto per presentarvi il cielo. Fiiuuuuu! Ancora un mattone di pezzo in un disco maggiore, che poteva senza fatica pretendere ad una nomina per l’album dell’anno. Come abbiamo potuto passare accanto ad un’uscita del genere???
Le parole di “Stare su” non hanno un senso preciso. E piuttosto una serie di concetti, di immagini, pezzi di puzzle ancora nella scatola, che lascia a l’uditore la liberta di interpretare il contenuto a piacere: “E resto dentro a un letto, muoio di freddo, non mi sveglio aspetto, treno diretto, compro un braccialetto, rompo uno specchio, perché?” Il tutto su un rock dinamico tirato dalla locomotiva del basso e dal canto combinato di Glauco e Nicola. Non serve cercare un senso preciso, basta lasciarsi potare: “Metti le tue cose dentro carta di giornale, tutto quello che mi hai detto, forse non fa male, copriti la gola perché il vento tira forte, diamo fuoco a tutte le campagne, poi alle porte” Beh… dal momento che non lo fai qua abbordo…
Il testo di “Midnight Talk” sta quasi seguendo le stesse tracce su un tempo medio pop al senso ermetico: “Cosa posso fare, dove posso andare? Non c’è soluzione contro il vento siderale, mangia meno sale, smetti di fumare, venditi la vita poi ritorna per natale…” Io so la differenza! Il vento terrestre è un vento di molecole, il vento siderale è un vento di particelle subatomiche. Tutto li.
L’ultima traccia dell’album è un pezzo spogliato allo stretto minimo: voce e chitarra per un contenuto introspettivo e personale. “Sulle onde” parla delle pene della vita in comune: “Due volte, avrei disfatto tutto, si distorce, fa male mi confonde” perché uno porta l’altro con sé, l’altro esita sempre, sulle onde.
“Seieventisette” si conclude li, e lascia la voglia di farne un altro giro, o anche di tirarlo fuori a momenti scelti. Non lascia indifferente, essuda qualità e precisione, è pieno di buona musica pensata e registrata più che bene. Un rimorso riamane; quello di avere avuto un inizio anno scorso troppo intenso, essendo incollati sul fondo, circondati di uscite… Una nuova organizzazione delle nostre missioni e contatti con l’Intel, non devono più lasciarci passare accanto a perle rare come queste.
- Capo centrale, qual è l’altro rumore di corridoio di quale ha sentito parlare?
- Beh…Yatus un EP se mi ricordo bene… posizione non definita. E poi, non so se vuole prendere il rischio…
- Crinemia dici? Chiedo gagliardamente. Il vascello ammirale può manovrare nel tubo????
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