Capitolo 148 Trerose album Pop Noir
[…] Seguito recensione Nicola Perina
Continuiamo a scendere in questo test di immersione, mentre l’interferometro non perde d’occhio i rilevamenti. Mi sembra che i due ingeneri dell’Arsenale sono sempre occupati a controllare le risposte della nostra strumentazione, il capo cantiere viaggia fra vari punti strutturali dello scafo e conferma la tappa di discesa successiva al Secondo. Tutto procede come da manuale e ho la testa libera per sentire che la matita gialla del Capo centrale batte di impazienza sul suo blocco; è pronto a fare il suo rapporto:
- Allora iniziamo con il fresco, Capitan: I Trerose sono stati selezionati per rappresentare Trentino alto Adige a l’Arrezzo Wave di quest’anno. E sembra che un nuovo album “Sub Liminale” sia in preparazione.
- Ah? Di già? Fa un po’ gioco di parola con Sub luminale, no?
- Beh… il nostro rilevamento è del 2018… ma vado avanti, che se no mi perdo… quindi abbiamo Eleonora Merz al canto, poi Pino Dieni alla chitarra e aggeggi elettronici, nottiamo che è membro del Robert Fripp’s Guitar Circle, Fabiano Spinelli al basso elettrico. Questo rappresenta il cuore di scrittura e composizione del gruppo. Sono accompagnati dal vivo da due musicisti che sono Samuele Lambertini alla batteria e Davide Borelli al piano forte e sintetizzatori. Il gruppo si forma nel 2015, le canzoni sono state incise nel 2017 presso il Duna Studio di Andrea Scardovi a Russi, Provincia di Ravenna, sotto la direzione di Umberto Maria Giardini in qualità di produttore artistico che suonerà le parti di batteria dell’album, altro musicista invitato per le registrazioni; Michele “Mecco” Guidi ai sintetizzatori. Le registrazioni delle voci e il mixaggio sono stati effettuati presso lo studio Bombanella Soundscapes di Davide Cristiani a Maranello provincia di Modena, mentre facevano shopping di macchine. Il mastering viene realizzato da Christian Alati presso Codhouse Studio Milano. L’album Pop Noir esce il 12 ottobre 2018, sotto l’etichetta A Buzz supreme, distribuzione Audioglobe. Tutto li.
- Grazie Capo! Secondo Profondità?
- 300, Capitan. Nen pianin…
- Buono… Scanner, doppler, spettrometro e decoder audio, cominciamo!
All’osservare superficiale dei primi dati che ci arrivano, questo sembra essere un album di canzoni leggere normale, quasi di serie. Fatte molto bene, si… ma normale. Le chitarre sono ipnotiche e portano la totalità della struttura dei pezzi. Una voce chiara, limpida distilla testi certe volte sconcertanti. La sensazione cambia al terzo ascolto, quello un po’ più accurato. Non so se è la mia percezione delle cose, ma ho sentito l’aspetto scuro di certe canzoni, non sotto l’angolo il più oscuro, ma quell’angolo che in Italia chiamate Giallo, stranamente. Cioè tutto è seducente e tutto ti attira inesorabilmente, ma scopri che sei in pericolo quando è troppo tardi. Poi le cose si mettono progressivamente apposto come in un puzzle e POP NOIR, prende il suo vero senso. “Ciò che viene detto sotto il vincolo della rosa deve restare segreto” … Anche i fatti di cronaca???
“Mantello” apre più che bene l’album e conferma la sensazione di conforto di una planata sopra un tappetto morbido di chitarre, guidate da un eco digitale. Ci sono numerosi strati di chitarre, varie fiabe gestite per essere leggere e nuvolose. C’è una progressione discreta ma favolosa nella partitura di chitarra che inizia verso 2.37 e che accompagna perfettamente il finale del testo: “Ieri dicevi che mi amavi…” Beh se casomai, non azzeccano la vostra attenzione da adesso, non lo faranno mai. Pezzone.
“Ignora la morte” è una bella serie di buoni consigli da dare a una giovane anima, in momenti di confidenza, fra genitore e discendenza, sul ritmo calmo di una ninna nanna. Il brano assaggia e tempora l’umore. È riposante, non durerà:
“A te, a me” inizia con una chitarra folk e un canto affamato che mangia le ultime sillabe di ogni verso, eludendole. Non so spiegare l’immagine lampo che mi è apparsa in mente, mentre Eleonora canta: “Scava una buca in giardino, che poi ti spiego a cosa serve” Mi appare la mitica scena del cimitero nel “Il buono, il brutto e il cattivo” in quale ogni uno si scava la propria tomba, prima del duello. Poi non so… Si mette a confermare la mia idea: “Se mi stai più vicino, magari cambio idea” Cioè, scusami se chiedo Eleonora, ma se ti piaccio non mi fai fuori. Giusto??? Eco il pop NUAAAAAAAAAR: Eleonora è una mantide religiosa che ti chiama dolcemente nascondendo un martello dietro la schiena e che ti sussurra “Vieni, vieni qui più vicino, non aver paura.” L’immagine si cristallizza in mente. Adesso è un chiodo fisso. Tranne questo? Bellissime melodie descritte dalla chitarra… Si, si, si…
C’è un po’ di cool tempo in questa marchia a ritmo di passeggiata disinvolta: “Tutto passerà” … La chitarra si fa orologio mentre il basso si fa melodico, le tastiere portano le frasi melodiche che sostengono il ritornello. La metrica del canto invita a fare un passo dietro l’altro, con calma…
“L’alieno nel giardino” mi riporta verso miei pensieri strani: Ma cosa succede in questo giardino? “Alieno… alieno nel giardino, ti sei accorto di me, sono da sola, sola e stanca senza un uomo, vieni da me…” Nettuno stridente! Sto delirando di nuovo… Ha fatto fuori tutti uomini del paese, sepolti nel giardino, adesso si gira verso gli extraterrestri… certe frasi di chitarre sanno vestirsi di ritmi e intonazioni Caraibi, che sorvolano la calma generale del brano. Il finale del pezzo, ci prende le sue radici, contrasta con il ritmo trovato fino qui e ci offre una conclusione un po’ più meccanica.
La chitarra e la batteria aprono subito uno spazio piano e largo dove sentirsi liberi. “L’estate arriva” ci dà la voglia di correre e appropriarsi questo largo campo. La metrica del canto nei versi, ha qualcosa di strano e famigliare allo stresso tempo, e ci dirige verso il conforto di una nuotata al sole.
“Un giorno” è uno strumentale che si struttura intorno a versi e ritornelli, o al meno intorno a tema, decollo, ritorno del tema, planata, ponte musicale, tema … la struttura sembra essere fatta per ricevere un testo, senza trovarne uno. Nonostante questa impressione fugace, la traccia sembra al suo posto su l’album.
Non è che, a questo punto, ricomincio ad essere diffidente ad aggiungere “Aspetterò, mentre il sangue scalda la gola” e “L’Apertura” assieme e vederci ancora qualcosa di NUAAAAAAAR o lo fanno veramente apposto??? Mi sento un po’ provocato nel mio sconforto. Ma questo sangue, lo vedi naturalmente dentro, o sacrificale e sulla gola??? Mi sento una falena davanti a una luce, l’attrazione della trappola. The mortal coil. Cosa faccio? L’eco sulla chitarra pizzica la curiosità. Il ponte musicale è piuttosto semplice, ma efficace; una serie di note di chitarra si impongono in uno spazio vaporoso e ci si estendono, mentre una nota di tastiera prova di occupare al suo turno lo stesso spazio, prima del ritornello finale cantato ad libitum: “Aspetterò, mentre il sangue scalda la gola. Anche la notte… la notte un giorno tornerà”
La scelta finale sembra di cadere nella ragnatela anche volontariamente. Siamo negli occhi di Sir Biss, il serpente del libro della giungla. Sembra che siamo di fronte a tre maestri capaci di descrivere minuziosamente varie atmosfere, su di questo non ci piove. Mi sto chiedendo di colpo, a quale punto della produzione l’album Sub Liminale si trova. E se dovremo incrociare la traiettoria del gruppo di nuovo questo anno.
In Tanto mi giro per vedere il secondo e il Capo cantiere rendere conto sul nostro raggiungimento:
- 350 metri Capitan, test di profondità completato.
- Sembra il momento di passare in propulsione magnetoidrodinamica e concludere il test.
Commenta il capo cantiere, sicuramente fiero del suo lavoro, con la leggera voglia di strappare la superficie per tornar al più presto a casa. È vero che i tre civili presenti eccezionalmente abbordo non sono nel loro ambiente naturale. Adesso conoscono la voglia che mi abita la maggior parte dell’anno:
- Jones distanza del terzo rilevamento???
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