Capitolo 138 The Rumpled album Toss the coin

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[…] Seguito recensione Adele Pardi

Seven Seagul mi sta guardando dal passa-piatti fare degli “hmm” e degli “mium-mium” mentre mi strafogo del suo curry di patate, verdure e funghi. So che mi osserva dalla micro cucina in quale sostiene i 40 uomini dell’equipaggio, per accertarsi della qualità del suo lavoro: Ci sa fare. Devo scivolare sulla panca che scorre allungo la parete della caffetteria ufficiali, per premere il pulsante dell’interfono, che interrompe il mio pranzo, dal suo rumore penoso. E Il secondo:

- Jones ha beccato un segnale, Io ho già manovrato per infilarci dietro, il capo è già sulla rete flash.

- Posso finire o è urgente?

- Tranquillo.

Appoggio il piatto vuoto sulla tavoletta dello passa-piatti e becco al volo l’espresso che Seven mi ha già servito. Direzione: Centrale operativo, quel formicaio frenetico in quale sono già tutti pronti a rendere conto. Mi siedo sul mio trono:

- The Rumpled, inizia Jones, dal 310, rotta nel 060, distanza 11 miglia, velocita 7 nodi, profondità 030.

- Siamo in rotta verso 045 per ancora due minuti avanti 2 quarti, son rimasto a profondità 050, poi passeremo nel 060, rende conto il Secondo.

Il capo centrale e la sua matita gialla si dirigono verso di me. La matita sta zita, il capo centrale comincia:

- Niente cambi di line up: Marco Andrea Micheli al canto, Davide Butturini alla chitarra, Luca Tasin al basso, Tommaso Zamboni alla fisarmonica, Patrizia Vaccari al violino, Michele Mazzurana al martellamento. L’album di sette tracce è prodotto da Gianluca Amendolara per Black Dingo Productions. Missato da Gianluca Amendolara & Maurizio Cardullo. Registrato e Masterizzato al Crono Sound Studio, Vimodrone, Milano, Parole scritte da Stephen Graham Trollip e Tommaso Zamboni supervisione dei testi da Francis D. McLaughlin degli Rumjacks, copertina e Illustrazioni di Norberto Filotto che è il giovane illustratore veneto con cui hanno già collaborato per le grafiche degli altri lavori già usciti. Design del logo di Marcello Gatti e in fine un ringraziamento tellurico per Francis D. Mc Laughlin degli Rumjacks per la sua energia e il suo sopporto per la band. Un altro ringraziamento sentito va agli schedatissimi di Iiriti Rovereto per l’assistenza tecnica e Frammenti SERIGRAFIA che portano alto i loro colori. L’uscita si farà solo in digitale per il momento, ma l’Intel non ci ha passato tutti dati, sembra che ci sarà un disco fisico con delle sorprese… son rimasti silenziosi su quel argomento. Non ho niente di più.

- Siamo in rotta nel 060 Capitan, rende conto il Secondo, siamo a profondità 040 adesso li siamo in scia.

- Brao, Secondo! Cominciamo.

Colpevoli di essere passati accanto ad un EP di 4 tracce di aprile 2019 intitolato “Grace O’Malley” ci mettiamo in caccia al rilevamento che fila dritto verso Nord-Est. Ci sono momenti in quali il numero di gruppi nel nostro archivio supera le nostre capacita di missioni. Detto questo, più un gruppo o un artista fa chiasso più si farà notare, il sonar becca l’ovvio per primo. Dobbiamo agganciare le cinture di sicurezza che entriamo nel reame del più-di-120-battiti-per-minuto e che se scrollare in quel modo è ancora a portata di Jenkins, non è più alla mia. L’EP contiene ovviamente del Irish Folk, ci tocca solo determinare a quale salsa l’hanno accomodato.

E credo che “Stand Up” inizia con una sgommata e un regime motore classificato nel registro “a chiodo” riconosciamo un partner già presente su “Ashes and wishes; Francis McLaughlin del gruppo The Rumjacks che assista Marco Andrea nel ritornello e nel secondo verso. Francis veglia di buon occhio sulla buona salute degli Rumpled. La canzone finisce in un odore di gomma bruciata nonostante un leggero ribasso dell’intensità del ritmo sul finale. 

“Take a Drop” è un invito ad apprezzare la vita, sempre troppo corta, di accorgersi che ci sono tanti porti nel mondo e gente con quale fare amicizia. “So grab a pint of gat, and come along with me”. Credo che ci sia un messaggio subliminale, un leggerissimo invito ad alzare il bicchiere e il gomito. Credo sia un concetto veramente nuovissimo nelle parole del gruppo. Notevoli cori alla “Toy dolls” per sottolineare le fine versi…

“The Gipsy Dancer”, uscito il 3 marzo 2019, è illustrato dal suo video mostrando una vittima della fermentazione, della distillazione e della sovra idratazione, tre principi poco compatibili con la vita di coppia, al meno che sai camminare veramente dritto ed avere l’alito fresco in ogni circostanza. La pazienza della donna è elastica, ma ha sempre un punto di rottura. “Bye bye Lover, never cry”.

Non stanno mai tranquilli un secondo “The Road” riparte su un ritmo consistente ma felicemente senza essere isterico. Il percorso della vita si svolge sulla strada fata di gioie e dolori “I’m just a tortured soul”…

In tanto si va avanti “I know I’ll meet my maker boys, but not today” perché c’è ancora strada da fare. Del resto, se continuo a saltare cosi sul tempo, a far festa con i altri, non finirò la giornata.

“One Love” accoglie Andrea Verga del gruppo genovese Folkamiseria per qualcosa che tira leggermente sulla polka.  “One Love” è una ricerca allegoricamente paragonata alla cerca di diamante in una miniera, sola fatta di carbone.  La maggior parte del tempo, basta aprire gli occhi. Sfortuna! son miope!

“Broken Romances” è una traccia leggermente meno intensa nei suoi versi, guidata dal pizzicato del violino di Patrizia, che lascia un po’ di posto alla fisarmonica di Tommaso per punteggiare il testo discretamente. Tutti a l’arrembaggio per i ritornelli e descrivere la fugacità degli amori d’estate: “Quello che viene al tramonto sparisce [spesso] con l’alba” rimane questo sentimento misto di quale un insegnamento deve venire fuori.

“Patty's Jig” ospita due turisti di passaggio; Andrea Verga e Jacopo Ventura degli Folkamiseria rispettivamente al Banjo e mandolino per Andrea, e Jacopo alla Chitarra per uno strumentale a retrogusto di Tarantella settentrionale. Tanto la musica celtica era stabilita in tutta Europa prima che qualsiasi persona decidesse di tracciare frontiere. Questo ballo popolare “The jig” conclude l’album su una nota festiva.

Cosa dire di questi talenti radunati in questa band? Ogni uno è virtuoso al suo strumento. Si distaccano dal branco, i due strumenti che sono la figura di prua di questa nave: Violino e fisarmonica hanno veramente l’enorme responsabilità di essere messi avanti. Marco è più che al suo posto in Front man e incarna e suda la sostanza dei testi da tutti pori. La sessione ritmica è solida; sia chitarra, basso o batteria sono al loro posto. Non generano il sostegno e le collaborazioni che hanno radunato intorno a loro, solo per le loro belle facce. C’è la sostanza in quello che fanno e meritano il rispetto che il pubblico e la professione li portano oggi. Possono ancora fare tanti passi; non avanti, perché le fanno comunque, ma in alto. Dai, che ricchi e famosi oggi non serve più, essere felici invece, non è a portata di tutti. Felicita? Lì auguro di beccarne una fetta larga e proporzionale alla loro golosità.

Mi sto chiedendo quale sarà il prossimo Bip sul nostro sonar….

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