Capitolo 94 Noirêve album Pitonatio

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[…] seguito recensione Persefone

E la prima volta che vedo il capo centrale già pronto, con il suo rapporto, prima che io lo chiedesse. Tanto, conosciamo il rilevamento di Noirêve da quasi 6 ore e si è ovviamente già preparato. Può anche essere celere, visto che l’archivio è riempito di Noirêve… Seguiamo la Janet da un bel po’. Esattamente da quando “Ceci n’est plus du folk” ci è apparso su bandcamp, interpellato dalla madre lingua, avevamo dato un orecchia attenta al EP dell’epoca, probabilmente come dovremo farlo per “Jimborising” visto che è un Francese a Trento e che li siamo “royalement” passati accanto durante tutte le nostre missioni. C’è da vergognarsi certe volte… Pero il blocco è sotto gli occhi del capo centrale e il gommino del suo HB giallo batte nervosamente sugli appunti:

- Spari Capo! Li chiedo, per liberarlo.

- Beh… “Ceci n’est plus du Folk” non è più su bandcamp da quando Janet è su INRI, Capitan! Comunque, Janet lascia dei bei ricordi con il suo remix di Candiru “26 ottobre 1985” durante “Interpretano Trentini”. Ha anche fatto Balcony TV con “Sfiorire”. In giugno 2016 esce un Ep “Viaggio immobile” e rilascia “Hesminè” a metà giugno 2017 di quale abbiamo parlato in missione. Ed eccola con il suo primo album, vuole un riassunto del press kit?

- Spari Capo!

- Allora l’album è concepito per l’ascolto su vinile: sul lato A sono brani ritmici tra world music ed elettronica, mentre il lato B è composto da un’unica traccia ambient improvvisata. Cito: “Come nei lavori precedenti, il sound di Noirêve si definisce a partire da suoni organici processati e ricontestualizzati, ma l’utilizzo di scale e strumenti lontani dalla tradizione occidentale, unito al distacco dalla forma canzone, collocano Pitonatio in una dimensione più sperimentale e ricca di contaminazioni.”

- Ricca di contaminazioni? Per le trippe di Richard Dawkins!! Speriamo che non si è beccata la castapiana galoppante! Altro?

- Hmm…Tutte le tracce scritte e prodotte da Noirêve ovviamente, eccetto “Bradipedia” scritta da Noirêve e Jacopo Bordigoni. Nei musicisti abbiamo Jacopo Bordigoni al sitar e chitarra, Angelo Sorato al “bansuri”, un flauto in bamboo dell’India-Pakistan-Nepal, queste zone qui… La super schedata di Lazise, Alice Righi, fa le voci in “Jalìa”, Niomí O’Rourke voci in “Bradipedia” e “Musica per Grattini”. Ritroviamo anche la donna subwoofer: Juno che fa voci in “Pitonatio”. L’inconturbabile Giulio Bazzanella al basso, Osvaldo Latanza voci in “Lu Rusciu de Nonno Osvaldo”, Hermanos Thioune percussioni africane. Mixato da due Trentini: il super schedato del Blue noise, Fabio de Pretis, e Alessandro Battisti solo per il mix di Pitonatio, appena scampato dall’album di Persefone. Il tutto masterizzato da Jo Ferliga presso il Tapewave Mastering. Foto interne di Elisa Simoncelli e Francesco Franzoi. Cover artwork e graphic design di Elisa Simoncelli. Tutto li.

Jones mette un termine al rapporto del Capo centrale:

- Viene dal 185, rotta nel 005, distanza 19 miglia, profondità 055, velocita 05 nodi, ha rallentato un po’...

- Eh eh eh! Magari vuole facilitare il suo scan… Chi sa??? Cominciamo!

“Embers” comincia in un modo strano: Rumori ferroviari leggeri, strisciamenti metallici appaiono progressivamente. Disordinati in apparenza, iniziano ad agglomerarsi per strutturassi con pazienza e dare forma ad un ritmo ballante, il bansuri tira sulla leggerezza festiva del insieme, sostenuto da un suono di basso organico, fino al crollo del ritmo verso 3.28.

La spiaggia di calma generata conduce naturalmente verso “Bradipedia” che lascia subito un enorme campo libero per il sitar. Siamo trasportati immediatamente in India, con planata vocale inclusa. C’è un odore di curry in centrale da non crederci. Il secondo sta facendo il suo yoga dietro la tavola delle carte, alla timoneria hanno gli occhi chiusi. Solo Jenkins, Jones e me, analizziamo i dati. Ed eco il trucco: o ti immergi totalmente nell’album o passi puramente accanto. Decido di lasciarli planare e di osservare un centrale quasi completo, in meditazione.

“Jalìa” rimane una traccia abbastanza corta, con poco più di due minuti, che si apre su un colpo cristallino di campana tibetana. Senza rileggere il rapporto del capo centrale, riconosciamo la voce di Alice Righi, che sorvola un tappetto spesso e morbido di tastiere sfuse e vaporose. Poco importa cosa racconta, sembra che Janet e Alice utilizzano la melodia vocale come “materia puramente musicale e non linguistica”. Come l’avevano già fatto su “Hesminè” dovei vocali danno “vita a un linguaggio inesistente, basato puramente sul suo effetto sonoro: in tal modo si può trascendere il significato verbale e ricercare un impatto esclusivamente emozionale con l’ascoltatore”. Secondo me, non ce n’è abbastanza… Il pezzo è un po’ corto. Magari il formato vinile non permette di estendersi un po’ di più. Mi sto chiedendo cosa succede abbordo del Wyznoscafo: Il capo centrale sta levitando…

“Holy Guacamole” scrolla appena la coscienza dell’equipaggio, con un rumore di metropolitana e il ritmo meccanico di macchinette a timbrare biglietti di trasporto. Una voce alta definisce un’atmosfera giapponese e invece di badare alle loro funzioni, i membri dell’equipaggio si trasportano mentalmente nella metro di Tokyo… E perché no? Tanto, siamo fermi sul fondo. Sono sicuramente immobili su una piattaforma, a contemplare l’agitazione dei passeggeri, simbolizzati da campionamenti ripetitivi di voci e di un sassofono, che sfoglia uno dopo l’altro degli schermi pubblicitari coloratissimi.

Campionamenti vocali e srotolate di “Vibraslap” conducono su una base di bassi, verso “Lu Rusciu de Nonno Osvaldo”. “Rusciu” significa il fruscio del mare, il testo è un brano tradizionale del Salento, Puglia. La voce del nonno canta il testo in dialetto su un loop di chitarra e percussioni metalliche … la sua voce si perde nell’eco, per sigillare nella memoria, l’ultimo verso: “La figlia dellu re se dà la morte”.

Juno la donna subwoofer riappare per una sessione vocale su “Pitonatio”. L’India profonda torna di nuovo su nappe sfuse di campionamenti di sitar, frase di bansuri, percussioni metalliche e planate vocali, su un ritmo lento e contemplativo. La conclusione del “lato A” del disco lascia pochi membri del centrale concentrati sulla loro funzione.

Il “lato B” invade progressivamente tutti schermi della strumentazione, come un rombo basso, sordo e costante, partito da lontano, e che finisce per perspirare attraverso la struttura molecolare dello scafo. Siamo quasi nel surreale; Jones e Jenkins sono ormai immersi in una trance contemplativa e lascio la poltrona del centrale, per accorgermi che sono l’unica persona cosciente abbordo: le squadre propulsione e armamento sono sdraiate nei loro letti a castello, alla timoneria sono tutti in coma, il Secondo e bloccato nel suo yoga da mezz’ora, il capo centrale rimbalza come un palloncino a l’elio sulle tubature del soffitto, Jones e ipnotizzato dal suo schermo, Jenkins fa la crespella contro la tavola delle carte. Apro meccanicamente la porta della cucina per trovarne uno sveglio: E Seven Seagul, il cuoco, che si è mangiato tutto il gelato del bordo: Tre contenitori da 5 litri, non li chiedo niente, ma lui si scusa lo stesso:

- Non ho potuto resistere…

Richiudo la porta senza dire nulla. Ritorno nel centrale, la voce di Niomí O’Rourke continua ad incantare le coscienze del bordo, collegate l’una a l’altra da una ragnatela sonora. Le lunghe note del bansuri stregano l’equipaggio; sono immersi nella dimensione sonora che le circonda. Mi sto chiedendo perché sono da solo, ancora bello sveglio. Verso 12.40 il sitar crea il rilievo di un orizzonte lontano. Il bansuri score, come un corso d’acqua, nei suoi fianchi. Si rispondono. Si accompagnano l’uno l’altro per finalmente sparire nella distanza, allo stesso passo con quale sono apparsi.

L’album si è concluso da una decina di minuti, ma lascio tutto l’equipaggio planare ancora un bel po’, prima di battere le mani rumorosamente: SLAP!

- Buon! stacchiamoci dal fondo e torniamo alla base, dai!

Il secondo crolla dal suo equilibrio di yogi, mentre il capo centrale torna sul pianeta, vittima della gravita e che movimenti coordinati riappaiono progressivamente nella gestuale del personale di bordo.

- Riempire i ballast, fino a profondità 020, velocita 10, torniamo alla base. Secondo…Li lascio il centrale, torno alla mia cabina…

Li lascio tutti uscire piano del viaggio interno che hanno fatto durante le 40 ultimi minuti… Peccato che adesso ho una strana voglia di gelato….

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