Capitolo 104 Francesco Armani album Le Ceneri

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[…] seguito recensione Bob and the Apple

Il rilevamento appare direttamente una volta la manovra di gira volta fatta. Andiamo finalmente analizzare l’album completo di Francesco Armani. Lui era già apparso l’anno passato su nostri schermi, come me lo ricorda il Secondo:

- Ah sì! Girava nel groviglio di rilevamenti dell’inizio 2017... Tre o quattro tracce se mi ricordo bene…

- L’avevamo registrato come “Album a rate” a l’epoca… aggiunge il Capo centrale.

- Esatto! E “Marziale aria” è stata nominata come single nel “Trentin musica award 2017!” Martelliamo in coro, mentre sottolineo il suo intervento tempestivo, dal mio dito puntato nella sua direzione. Poi è uscito dal faccio del nostro sonar e non ne abbiamo più sentito parlare talmente l’anno era intenso…

- Capo centrale, il dossier per favore. Quale sono stati i single già rilasciati?

- Eccoli! Allora… Prima traccia nel Agosto 2017 con “Molto niente cade”, viene Ottobre  con “Dalmine- Bormio”. Segue “Vivo privo” di novembre, poi abbiamo il famoso “Marziale aria” del dicembre 2017. Sono entrate in archivio l’una dietro l’altra e l’Intel aveva confermato una progressione a tape in studio pezzo per pezzo per accomodare tempo libero e risorse necessarie alla registrazione. Da lì viene l’idea di “Album a rate” comodità che abbiamo utilizzato per classificare queste uscite, quando sono apparse durante la nostra lunga missione. Poi sembra che Francesco ha voluto concludere la faccenda in un blocco e ha registrato l’album. Notiamo che queste 4 tracce sono state ritirate da Bandcamp, rilavorate, riportate in studio, modificate e le nuove versioni appaiono sull’album. 

- Complici?

- Uno, Raul Terzi, non schedato ancora. Percussioni, fonico, missaggio, produzione, master. Francesco ha scritto tutto, suona tutto, canta tutto. Vuoi Tutto? Prendi Tutto!

- Vedo.

Per capire meglio da dove arriva questo album, Francesco Armani proviene del “Eco del Baratro”.  Nell’album “Caro estinto” utilizzavano due linee di canto diverse nella stessa canzone. Poi Stefano Nicolini, Francesco Armani si aggiungono a Tom Strong per formare “Geisterchor” entità specialista dei ritmi di frantumatori di cava, di suoni industriali stressanti ed inquietanti. Da solo, Tom strong e l’anima e il cuore di “Silent Carion” che vi propone la visita dell’altare pagano nel giardino dietro casa, dove sacrifica animaletti, su sotto fondo di noise post industriale. E tutto questo a Pieve di Bono. Sembra che, come l’ho già scritto, che se c’è una direzione definita per fare musica, loro imboccano immediatamente la direzione opposta. L’istinto naturale di presentare qualcosa di diverso, a contro corrente, con armonie poco evidenti, o francamente sconvolgenti, fa della musica delle Giudicarie, più che una curiosità musicale, ma uno scoglio istituzionale nella corrente della musica dei quattro accordi magici . Poche scelte di fronte questo: rigettare in blocco al primo ascolto, o scegliere di cercare un come o un perché. Come ad un bivio, quando c’è da preferire fra “Giudicarie” su un segno, e “J-ax e Capo plaza” su l’altro. Io vado a Pieve, tanto l’album di Francesco è piuttosto classico, ma certe scelte registrate qua, armonie aliene, dissonanze calibrate, prendono radici nel passato evocato qua sopra. Come l’ho già scritto: “Il fatto di avere la capacità di ascoltare tale tipo di suono, accerta solo e unicamente la volontà e la possibilità che hai, di potere o volere uscire della MATRICE.

Punto. Tutto li.

I dati dello spettrometro arrivano. Analizziamoli:

“Molto niente cade” sembra essere la canzone la più standard dell’album. Un bel pezzo classico con due chitarre e un basso. Poi una bella voce potente, alta, e più posata che nel periodo “Eco del Baratro”

Notiamo l’assenza totale di percussioni sul pezzo, e poi lo scanner lo conferma; sono ridotte al minimo. L’Intel ci conferma che batteria e percussioni sono state registrate, per essere cancellate al missaggio per scelta artistica.

“Dalmine -Bormio” inizia con delle sonorità, a primo aspetto, un po’… complicate. Fanno girare la testa al primo ascolto, al 20 esimo fanno parte della famiglia e mi rituffano verso un ricordo strano. Verso 15 anni avevo comprato, come tanti, una chitarra con un metodo. E dentro c’era la posizione delle dita per un Fa 13ima e io ci ho provato: Sbluououoiiiiing! Mi son pensato: “ulaa! Che strano”. Sullo stesso accordo, nelle Giudicarie hanno sicuramente pensato; “Whoooaa! Geniale!” Il fatto è che, con le altre partiture di chitarra, le sonorità si incastrano stranamente bene. Ecco, la creazione musicale verso Pieve si fa così. Ok?

“Vivo Privo” ci conferma che siamo in un album introspettivo e personale. Ci sono vari spessori di chitarre; una folk per strutturare la melodia, una elettrica ripetitiva per dare il tempo, un'altra elettrica distorta e sbandata per fare assoli, un'altra ancora per distillare una frase discreta verso 1.52 e sul finale. Il basso rimane in sotto fondo per sostenere il tutto.

“Marziale aria” conferma la sua selezione per il single dell’anno 2017. Per due motivi: il primo la voce volontaria che calpesta suoi passi, e stamparli anche nella roccia. Il secondo; il suono della chitarra elettrica che soleva ogni ritornello, a un livello rock alternativo. Discutiamo oggi della versione ritoccata durante l’anno passato, in quale gli angoli sono stati lustrati e che merita attenzione come la versione originale.

“Rintocchi” parte forte e di sbieco con la voglia di rimanere di traverso in gola. Il pezzo è arruffato e ribelle, dissidente e resistente. Il basso bello espressivo, appare costantemente e in prima linea. Mi riconosco nel contenuto, ne statuisco il messaggio, ne glorifico il senso. “Si ritorna nelle chiese, vecchie e nuove nella fede, che sia cristo o bulimia, la RAGIONE vola via”. La mia traccia preferita sull’album e per più di un motivo.

“Non Saprei” continua ad aprire più grande le porte dell’interesse per questo album atipico. Sicuramente colpa dell’aspetto febbrile delle chitarre che conversano con energia e determinazione. Poi a 2.03 il brano si diluisce per fluire scorrevolmente sull’ampia pianura di un ritmo lento, increspato solo dalla voce, che tenta di riempirne, in vanno, l’immensità. Pezzone storico.

Dopo di che, siamo preparati per il viaggio, basta lasciarsi portare, siamo convertiti. “Superare il ponte” è la combinazione semplice ma efficiente di una chitarra folk in flat picking e di una chitarra elettrica che piange nella distanza della sua reverb. Un testo triste e nostalgico incolla a l’atmosfera descritta. I ritornelli si distaccano liricamente dei versi. Un bel classico del genere.

Scelta di sonorità quasi simile, “Nessuna pieta” svela qualche percussione, come una gran cassa suonata a mano, ricoperta di un panno. Notevoli ritornelli rialzati da una voce liberata che domina la strumentazione della sua potenza.

“Tafani” è la canzone aliena dell’album in equilibrio fra il pagliaccesco della prima parte, descritta dal tonno teatrale della voce e la narrazione di un episodio fisicamente doloroso, includendo fratture e sangue. Buffo, il fischio di un passante indifferente (ah, ah, rido ma deve essere sgradevole) e poi, di una seconda parte, che inizia a 1.30, più strutturata ed aerata, portata da un bel basso messo avanti e che lascia la chitarra elettrica sfogarsi di ritmo.

Decima e ultima canzone dell’opus il curioso “Santa madre” che si compone di un solo verso ritmato ed energico, che conduce ad un solo ritornello nel quale “Santa madre, prega per me” è declamato ripetutamente. La frase di chitarra che conclude la corta canzone è identica a quella che apre la traccia.

Questo è un album che mi ha colpito veramente. Tanto, nelle Giudicarie mi pongono sempre un problema, sempre un dilemma. Il migliore modo per superarli è stato sempre di ascoltare ripetutamente, finché l’impulso creativo degli artisti venisse a galla, fuori di quello che appare come un aspetto grezzo, nei primi ascolti. Ogni volta, musicalmente, mi hanno fatto crescere….

Sembra che Jones e le sue scoperte intempestive ci faranno rimanere, sottacqua:

- Segnale! Nel 254, distanza 12 miglia, profondità 200, velocita 00. Sta risalendo piano.

- E un album non ancora uscito… le mie prede preferite. Hai una firma sonar?

- Reversibile… Trio… Tutti schedati.

- Rotta nel 320 per 5 miglia, poi ferma propulsione, solo allora, svuotare i ballasts pianissimo fino a profondità 100.

- Bella manovra, commenta il secondo. Risaliranno a Nord-Nord-Est della nostra posizione e saremo anche nel loro angolo morto.

- La ringrazio Secondo, ma penso che anche lei avrebbe fatto la stessa manovra…      

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