Capitolo 69 Mondo Frowno EP “Feedback”

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[...] seguito recensione Samsa Dilemma

Il mare è d’olio, zero vento, la torre si specchia perfettamente nel blu trasparente e insondabilmente profondo che ci circonda. Dagli boccaporti in ambo i lati della torre escono membri dell’equipaggio, meccanici, elettricisti, timonieri, artiglieri, il cuoco, Jenkins... Sono seduti sullo scafo e contemplano l’infinito davanti a loro occhi. Non c’è orizzonte, la linea è sparita... Il Secondo spunta del naso sulla torre, stacco un auricolare della cuffia. Sto ascoltando la versione di “Feedback//” che il capo centrale mi ha caricato sul lettore mp3.

- Allora?

- Allora niente.... questo viene scombussolare tutto l’ordine in quale l’anno si è trascorso. Arriva il momento del “Album del Anno”, “Copertina del Anno”, “Video del Anno”, ed ero già leggermente pronto da fine novembre.

- Hmmm... ostia de album?

- Direi...  Del resto, la ventilazione è a chiodo?

- Si. Abbiamo già rinfrescato tutto il bordo. Vuole fare immersione fra poco?

- Naaaaa... Tanto “MNDFRWN” passeranno a quattro miglia al nord del nostro punto fra tre ore... lasciamoli respirare per un’ora ancora, faccia fare un giro di personale, che tutti si ventilano le narici come si deve...

L’ora passa... c’è un tramonto irreale che rimette esattamente l’orizzonte al suo posto, un po’ di brezza sfuoca lo specchio del mare, i boccaporti si richiudono su l’ultimo entrato, chiudo quello della torre.

- A propulsione fermata, svuotare i ballasti a debito lento fino a quota 050, Jones? conferma gli ultimi dati sulla loro traiettoria, Capo centrale... Solo scanner e spettrometro in funzione, Jenkins... Decoder Audio...

- Aye aye, sir!

- Aye aye, sir!

- Conferma segnale nel 205, rotta nel 009, velocità 12 nodi, profondità 080, Punto incrocio traiettorie* nel 358, quattro miglia, 45 minuti, annuncia Jones.

- Svuotare i ballasti a debito MOLTO lento fino a quota 085, le prendiamo in caccia una volta passati. Cominciamo da subit...

Solo 5 tracce per questa perla rara, e mi sto chiedendo cosa aspettano per tirar fori un 10/12 tracce, perché visto da qui, hanno la capacita di sfornare un monumento ad ogni canzone... o magari ci vuole tutto questo tempo per scrivere, registrare demo, scartare, modificare, lucidare, armonizzare, impregnarsi, registrare e pubblicare. Mettiamola per chiaro; siamo a livelli di Foo fighters, Stooges e Nirvana con questo opus, niente di meno. Le composizioni sono di questa qualità, neanche un po’ sotto... Livello, dico... Ok, potete darmi dell’esagerato quanto volete, pero descrivetemi quello che non va con loro... Son di Trento? Non son firmati da una major??? E poi??? Poi si capisce solo a guardare la line up; c’è Cont, Negri e Coppola, non sono miga qui per fare maglia. Ci sono adesso domande che mi tritano le budella: a l’epoca dei “Twaddlers” Coppola scriveva al gusto “Strokes” e questo album respira i “Nirvana” da tutti pori... In quale modo definire cosa è veramente lo stile “Mondo Frowno”? Ce n’e veramente uno? Da dove viene il risultato di “suonare come...”? E la scelta della direzione presa già dalla scrittura, tenendo conto di un modello, o è la conseguenza inaspettata a l’ascolto del prodotto finale? Sia l’una o l’altra il risultato è buono ogni volta. Sia con i “Twaddlers” o “Mondo frowno” ... Ed è seccante.

Finalmente passano... Il Secondo si infila nella loro scia. Ci sa fare... Li lascio sempre la manovra.

“1234” è il primo dei questi 5 diamanti. I versi di questo tempo medio sono immersi in un ritmo sincopato con accenti a mezza misura del più bello effetto. Il ritornello è potente e vocalmente vociferato, il terzo verso è annegato nel larsen della chitarra, chiamato anche Feedback e siamo campati nello spirito dell’album.

“It’s all right” è un bel rock che conferma la qualità di scrittura, anche con un testo volutamente ripetitivo in questo tipo di canzone. Qui la batteria si sfoga pienamente; Mauro prende una posizione preponderante e spalma il suo mestiere a chi vuole ascoltare. Ritorno e confermazione del feedback di chitarra su tutto il terzo verso. Fischia che notizia! E il nome dell’album!

“Pat Smear” è il più “nirvanoso” di tutta questa galletta. Sessione ritmica impeccabile. Abbiamo anche Stefano Negri alla funzione di carpenteria di tutta la struttura, non temere.... È solido. Notevole la capienza della band a gestire i silenzi negli stacchi. E il contrasto al volume denso che la band propone, come per aspirare l’udienza verso un buco nero... Allora? Cadi dentro?  Spalmiamo ancora una bella tartina di Larsen? Dai su! Sul ritornello questa volta, tanto per cambiare. Tanto il finale conclude vocalmente alla Kurt Cobain, tutta la faccenda.

“Save the world” si articola intorno a quattro strofe soltanto: “Don’t say... I’m not deaf yet. Don’t change... I’m not crying yet. Save, save the world, I’m not dead yet. Dust in mind”. Niente feedback su questa canzone, pero è un peccato perché mi ero abituato. Il tempo è lento ma pesante, la voce è vicina nei versi, ma rauca e potente nei ritornelli.

Canzone più lunga dell’album con un po’ più di 4 minuti “Billie and the Mads” è la monumentale traccia che ti lascia cadere le braccia per terra.  Semplicemente magnifica di melodia e di semplicità intorno al “ad libitum” di una chitarra folk ripetitiva, solo per seguire più accuratamente le arabesche del canto. Sembra che ci sia il discreto suono di una tastiera ad accompagnare il crescendo. Poi quando decolla, sembra il rombo di un razzo. Sparisce di vista brevemente per tornare a frastuonare sopra le nostre teste, una volta poi due, per tornare finalmente ad atterrare tranquillamente da dove era partito, sullo stesso suono di chitarra folk. 

Pero c’è una sensazione di vuoto dopo. Qualcosa di tremendo. Non può bastare. Ho fame... non può decentemente finire qui.... voglio il formaggio e ANCHE il dessert... Voci di corridoio dicono che un album arriverà... Magari nell’anno che verrà....

 

* Crossing point azimuth

 

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