Capitolo 89 Got it album Got it?
[…] seguito recensione Nereis
Eh sì, facciamo sempre un giretto dopo una missione per sapere cosa c’è in zona... Certe volte ci fa rimanere 6 mesi sott’acqua, ma rimaniamo metodici... ed nel manuale.
- Segnale! Nel 356, rotta nel 015, profondità 015, velocita 09, Trio Jazz, tutti schedati! Lancia Jones
- Davvero? E chi sono?
- Got it, Ep 6 tracce, rap.
- Son Allergico! Rispondo.
- Ma… è jazz… tipo fusion…
- Ah… Buon… E sti schedati chi sono? Capo centrale... mi può far un rapporto? Tutta la strumentazione è ancora in funzione? Secondo, manovra per infilarci nella loro scia, senza rumore.
- Aye aye, sir! Risponde il secondo… Rotta nello 00, profondità 060, velocità 010.
Il capo centrale arriva con il suo blocco. L’osservo con attenzione e noto che fa il suo resoconto ogni volta nello stesso modo: Tiene una tavoletta rigida con un clip in cima, che ritiene pezzi di telex, carte perforate, annotazioni personali… poi ha una matita gialla, tipo HB, con un gommino in cima che oscilla fra il suo indice e il suo maggiore, e con quale batte la tavoletta due o tre volte ogni volta che ha chiuso un capitolo di informazione, prima di passare a quello seguente. E non morde MAI nel gommino…
- Lorenzo Sighel sassofono e rap, ha recentemente concluso una traccia con I Joy Holler, Luca Olzer tastiere e Rhodes proviene da “Hot mustache” e “Mistic vibes”, Matteo Giordani alla batteria… L’album è stato registrato al Dingo Studio da Christian Postal ed Elisa Pisetta, la chitarrista virtuosa dei “Cherry lips”. Hanno tutti girato intorno a Mirko Pedrotti e il suo quintetto: Lorenzo e Matteo hanno registrato su “Kimera” e mentre ghe son… Si sussurra…. Voci di corridoio, neanche l’Intel è al corrente ma… Sembra che le fasi di scritture son finite per il prossimo MPQ e che sarebbe possibile che, per caso, magari, pettegolezzi, voci di corridoio, che saranno in studio... da qualche banda… QUESTA estate… Poi il rapporto del Intel è appena arrivato dalla retta flash lo vuole sentire?
- Spari…
- “L'Hip Hop/rap e il jazz sono fenomeni strettamente imparentati e - dalla fine degli anni Ottanta, ma in particolare nel corso degli anni Novanta fino ad oggi - questa commistione di linguaggi è stata fortemente valorizzata ed esplorata giacché fin da subito i due universi hanno attinto l'uno dall'altro, data anche un'indiscussa matrice comune. In Italia però, per qualche motivo, questo è successo molto meno e i due generi, jazz e hip hop, sono rimasti sempre su binari abbastanza autonomi e separati. Consapevoli di questo, e spinti da una genuina voglia di tributare uno stile che ha indiscutibilmente influenzato la loro generazione, i tre musicisti del progetto "Got it" vogliono portare il loro piccolo contributo su questo percorso espressivo ancora poco battuto, almeno da queste parti. Groove, poesia, improvvisazione (e un po' d’ironia autocelebrativa) sono gli ingredienti giusti per lo show atipico e divertente di una nascente e motivata band dell'underground trentino.”
- Altro?
- Una serie di due video in sala prove “The Klone room” uno pubblicato in luglio 2017 e l’altro in settembre. Uscita dell’album il 10 maggio 2018 e un video “Complottisti” per sopportare l’album. In quale canta Simone Ballo dei “Joy Holler” sopranominato “C Money” per l’occasione. Appare anche brevemente Anansi nel video…
- Siamo nella loro scia Capitan!
- Brao, Secondo! Jenkins portami i dati dello spettrometro. Cominciamo!
Una sola e unica cosa mi accarezza a contro pelo. Buon… Rap e rap. Si può depositare su loop di vinile, di programma, su sample, su musica originale (Sick & Simpliciter per Dutch Nazari, per esempio) si può salire la scala della qualità musicale fino ad arrivar all’orchestra sinfonico. Pero mi sto chiedendo perché chiamare musicisti di alta, no… altissima qualità, come Matteo Giordani che ha un “touch” fenomenale alla batteria, un Luca Olzer che ha delle dita d’oro, e Lorenzo stesso che è un bestione di sassofonista, comporre dei groove micidiali, della fusion da sogno, per includere parolacce di mezzo.
Ok, son vecchio, pero non calzo scarponi da cantiere con il vestito serale, ne vado bussare alla porta della mia vicina in tanga… (anche se ho fatto la seconda) Vi sento già brontolare… Non è un impedimento alla libertà di espressione, che difendo arduamente. Perché essere per la libertà di espressione è lasciare campo all’espressione di cose che non piacciono. Goebbels era per la libertà di espressione delle cose che li piacevano. Tutto come Staline. Niente da vedere li. Secondo me, super jazz e porca-putana non vanno assieme, o allora non serve fare lo sforzo musicale qualitativo per dire fottetevi, si può fare su un loop di programma, che non mi disturba affatto. Se alzi il livello qualitativo musicale, alzi il livello del testo. E come trovare il più grosso diamante del mondo ed accorgersi che c’è una caccola di pterodattilo proprio di mezzo. Potrebbe anche essere un contrasto voluto, ma screma una parte dell’udienza via. Ma vabbè son vecchio, dai!
La cadenza vocale di Lorenzo apre sola “Faravahr” un pezzo sincopato su di quale si aggancia una batteria nervosa e delle basse al MS20 della Korg per ricoprire la spiegazione in inglese di uno specialista della questione: Il Faravahar e il simbolo il più popolare fra Iraniani quando la loro nazione sì e girata verso il secolarismo piuttosto che la religione. Simbolizza buoni pensieri, buone parole e buone azioni… Cose cambiano.
Due Bongos di Tommaso Pedrinolli e un'altra base di bassi al MS20 scortano le sillabe sparate la Lorenzo su “Sai come”. Il tema del pezzo si intercala fra i passaggi rap ed è il momento in quale il trio brilla: Fra i breaks micro-metricamente precisi della batteria e le melodie ritmiche del Rhodes, il sassofono sa ribadire la frase musicale del tema. Luca prende il commando del ponte musicale, mentre voci scorrono nel sotto fondo: “I’ve got a bad feeling about this”.
Groove lento, condotto unicamente alla batteria e all’organo, “Complottisti” e il suo video curatissimo di Michele Cadei, rimane la perla del EP. La frase “Al meno che sia tutto un imbroglio” sformata abbassandone la frequenza, punteggia in un modo quasi buffo ogni soggetto trattato. Ci ritroviamo Simone Banno dei “Joy Holler” nel break al gusto reggae per alzare del suo canto la fine della traccia. Si può ridere a fumare le scie chimiche. Io pensavo fosse un'altra buffala enorme, generata da uno dei migliaia di complottisti avendo canali sul tubo, finché la storia fu l’oggetto di un’inchiesta del senato U.S., ammesso pubblicamente dal direttore della C.I.A., dopo che giunte regionali hanno aperte inchieste, per fare diventare la storia ufficialmente pubblica. La tossicità dell’operazione segreta si rivela letale, nel modo di trovare una soluzione al problema ambientale, che risulta solo essere in questo caso “incollare un cerotto su una gamba di legno”.
“Fat honey” è l’unica traccia dell’album declinata in inglese ed è anche niente male. Con una bella partitura di sassofono, una partitura ancora migliore di batteria. Luca Olzer resta esemplare come pietra angolare della traccia, come sulla totalità del EP. Stupendo pezzo.
Un orologio piuttosto irregolare marca il conto al rovescio, del tempo di conforto, che ci rimane. “Undici” è un elenco di luoghi comuni, di disinformazione ancorati nella mente popolare. Per inciso: L’Ozono è una molecola instabile e quindi non trasportabile, perché ha un’esistenza molto corta, è prodotta indirettamente e conseguentemente da l’uso di energie fossile, ed è un inquinante. Dal suolo non raggiunge mai l’altitudine dove è necessaria. E anche un disinfettante con quale si tratta l’acqua del tuo rubinetto…. Per lo meno, la parte strumentale concludendo la traccia a 2.50, raggiunge alti strati dell’atmosfera, portando lunghe frasi di sassofono sfumarsi con l’altitudine. Ancora una batteria impressionante sul finale.
“Il rap fa scifo” Dai! Non portare acqua (santa?) al mio mulino (a preghiera?) che siamo ateisti qua abbordo. L’ultima canzone del EP sembra un auto-flagellazione auto-celebrativa, la descrizione della voglia irrefrenabile di coprire pezzi di carta da versi, a lunghezza di giornata. Mentre parli a quella tipa, mentre parli agli tuoi, mentre sei in colloquio di lavoro, ti viene sempre quella rima impeccabile che cadrebbe millimetricamente sul groove che hai in testa, se potresti al meno mettere la mano su quel dannato pezzo di carta. “A pen! … A pen! My kingdom for a pen!” Caro Lorenzo, non fai pena… vai dove vuoi, al modo tuo. Racconta quello che vuoi, al modo tuo. E il primo EP della band. Ci saranno varie direzioni da studiare e da scegliere da qui. Pensare, aggiungere, lustrare, deviare, o continuare dritto come un razzo. Evitando di dividere, sottrare il potenziale pubblico che potrete coinvolgere sul vostro cammino.
- Secondo? mi calcola la rotta per tornare alla Base Nibraforbe. Li lascio il Centrale, sarò nella mia cabina… Jones? Mentre torniamo a casa occhio al sonar… Jenkins! per le trippe di Richard Dawkins…. Tagliati i cavei….

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