Capitolo 83 Joy Holler album Mettetevi comodi

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(Seguito recensione Lovecoma)

[…] Inchino leggermente la testa per dare l’OK... Jones mi consegna i dati.

- Capitan! Abbiamo il segnale dei Joy Holler nel 030…rotta nel 156, velocita 09, profondità 100…

Jones è preciso nella sua descrizione e anche se sono quasi alla nostra profondità, la loro rotta dal 030 al 156 significa che ci passeranno accanto… In tanto, mi ricordo bene del gruppo, riconoscibile dal suo elemento il più caratteristico:

- Ah! Vero! Ardan dal Ri… le dita di Carlos Devadip dei Santana, il copricapo di Steve van Zandt…

Il super bandana frontale del chitarrista sembra essere un punto distintivo inequivocabile. C’è l’ha talmente basso che copre le sopracciglia e stronca il suo universo a meta; Sembra un bel po’ di anni che non vede più il cielo. Deve concentrarsi sul manico della chitarra...

- Capo centrale? cosa abbiamo su quei “Joy Holler” nell’archivio?

- Beh, è composto da Simone Bannò alla voce e tastiere, Marco Corsini al basso, Andrea Corsini: batteria, Lorenzo Odorizzi chitarra sul primo EP, sostituito da Ardan Dal Rì nell’inizio 2017: chitarra e bandana esagerato. Hanno un Ep e due tre cose sul tubo Capitan! L’EP e del 2016  “Brighter love” un 4 brani, preceduto dal classico “intro” e concluso da un notevole remix. Una bella apparizione su balcony TV nel marzo 2016, un crowd funding per QUESTO album nel 2017. Abbiamo anche Davide Corsini alla grafica della copertina dell’album…

- Buono... Sorvoliamo l’EP prima... Secondo? solo scanner e decoder audio, per favore. Jenkins? Tagliati i cavei!

Ribadisco il mio desidero segreto di vedere una band Trentina rimpiazzare il sempiternalo “intro” da qualcosa di più originale, tipo “antipasto”, “preliminari”, “scaldamento”, “prima d’iniziare” e un “verso il parking”, “final flush” o anche “l’addizione per favore” storia di essere un po’ originale e creativo per nominare l’outro. Non sarà per questo natale, speriamo per quello dopo. Tanto io, lancio messaggi...

I “Joy Holler” propongono una registrazione fatta bene. Opera del loro fonico Mauro Issepi al Old country studio di Trento. Tutti strumenti sono chiaramente sparsi su tutto lo spettro audio, belli distinti e separati. C’è un bel equilibrio nella proporzione musica / vocali che permette ad una voce media-alta, e senza effetti, di brillare. Tutte le sonorità sono naturale e registrate senza fronzoli. Il genere è groove/funk/soul/blues/reggae ed è trattato senza innovazioni squilibrate, ne esperimenti avanguardisti; è suonato in una maniera tradizionale, ma in un modo accurato, quadrato e pulito. C’è un po’ di “Zeroids” nel modo di abbordare le composizioni nei “Joy Holler”. Prima traccia del EP pubblicata sul tubo a l’inizio del 2017, “Brighter love” è un cool tempo portato da una voce che non teme di avventurarsi negli alti e circondata da cori leggeri. Notiamo che ci si esita ancora un po’ a sapere chi si incarica dei cori nel gruppo. Su certi video live Ardan affaccia un microfono, per Balcony TV, Andrea riempie la sua funzione in un modo più che convincente. Sarebbe una buona idea di buttarsi tutti quanti in quel business, per far buona misura. “Shout for joy” gradisce nella sua versione Balcony TV di un assolo e di una raffica di misure bonus, prova che le versioni live beneficano di una presentazione staccata e diversa dalla registrazione. Sempre un buon motivo per andare a vederli dal vivo. Questo brano è ballante, vicino a un groove fra Ben Harper e Jamiroquai. “Fell fine” è ancora più ballante, sembra che Simone fa i backing vocals da solo su questa traccia. Notevole pezzo “Live inside dreams” è un quasi reggae ondulato. Ma il meglio è ancora il MONUMENTALE remix di Anansi, che riveste la partitura in un mantello reggae, accentuando i suggerimenti già presenti nella canzone, verso un puro dub con riempio di puri, genuini ingredienti roots. Dal mulino Giamaicano per la tua colazione; fai il ripieno di carborotolati. Puramente favoloso.

- Secondo, mettiamo anche lo spettrometro e Doppler sul nuovo album, non vorrei far scampar gnent! Cominciamo!

-Aye aye, sir!

Credo che la ricetta utilizzata per l’EP è stata utilizzata per l’album: Registrato e mixato da Mauro Iseppi presso lo stesso Old Country Studios di Trento. Masterizzato da Daniele Cocca al Blues Cave Studio di Bergamo. Divergiamo pero sulla lista, più che lunga, dei collaboratori su questa galletta: Stefano Bannò, Aka Anansi cantautore Trentino, fratello del cantante Simone, è autore e compositore di alcuni brani del disco. Caterina Cropelli, la cantautrice di Cles, non ancora schedata nell’archivio, appare su “Niente di che”. Davide Salata, Demetrio Bonvecchio, Federico Reich, Lorenzo Sighel possono formare una session fiati da paura, in un snap di dita. Loris Dallago dei Rebel Rootz, Mauro Iseppi fonico dell’album e Tommaso Pedrinolli dei “Hot mustache” possono percuotere bongos e timpani anche ad occhi chiusi e prima della collazione, quindi perché non utilizzarli? Ritroviamo nella registrazione lo stesso stile schietto delle registrazioni dei vocali; diretto, nudo, puro. Non sarà il gusto di tutti, perché sorprende un po’, di mezzo al make up tradizionale delle registrazioni usuale. Leggero difetto, quasi normale, al passaggio della scrittura dei testi da l’Inglese a l’Italiano: I testi si integrano meno facilmente alla musica. Abituati alla concisione delle formule inglese nel precedente EP, la difficoltà rimane a descrivere concetti nella madre lingua. Ed è da non crederci: La frase rimane integra e porta il suo messaggio chiaramente, ma l’incorporazione alla musica, in qualche punti del disco, non è evidente. Non mi spavento più di tanto, strada facendo, non si noterà più niente per le prossime composizioni.

La corta “Introduzione” è un bel crescendo di strumenti, già al primo pezzo si sente il solido della sessione ritmica e la voce di Simone declama il testo in modo quasi Rap; ci invita a metterci comodi. Lo siamo. La registrazione è chiara, pulita e aerata. Del resto mi serve solo un bicchiere, per essere veramente comodo… Visto che non si può fumare qua dentro…

Reggae! “Via di qua” si appoggia pienamente sul basso e la batteria. Il canto è sostenuto lì per lì dal sassofono di Davide Salata. La chitarra di Ardan distilla il classico ritmo. Ci siamo, è un bel reggae fluido e preciso. Questo inizio album mostra una bella presa in mano, la prima canzone è più che convincente.

Passiamo a un R n’B lento o una soul profonda, quasi trascinante, opera dei due fratelli Stefano e Simone: “Inspirami Musica”. La chitarra fa bollicine alla pedaliera, il basso s’incarica delle fine frasi, alternativamente con la tastiera. Il soggetto dell’incontro mi ricorda il contenuto di “Ci stavamo dentro” un single di Anansi. Salutiamo qui, un Groove lancinante e la sua perfetta esecuzione.

Lanciamo un avviso di ricerca, per un musicista su di quale ho bisogno di mettere un nome, solo per inserirlo nell’archivio: dovrebbe corrispondere a questa descrizione: è un pianista visibilmente un po’ leghista, un po’ scemo, che non parla tanto bene ma che vuole passare per un genio, vestito come un sacco, che non ha mai da impizzar e che ha un alito di fogna. “Aliti di inedia” è un groove allegro. appoggiato su una batteria precisa sostenuta dalle percussioni di Loris Dallago, notevole assolo di chitarra fatto da cima a fondo in sedicesimo di nota. Ho trovato la partitura di Ardan divertente e suonata bene.

“Invece niente” (feat. Low Ren So Sigh Hell) è un rap cantato da Lorenzo Sighel su un altro groove ben pensato dei fratelli Bannò. Il soggetto della canzone è l’indecisione della scelta prima di uscire: questa sera niente ragazze, ma studio sax, allenamento al mix e una più ciccione di Obelix (una piva, non una tipa!) e crash sul divano davanti a netflix. Tanto il Sassofono, non hai bisogno di lavorarlo più di tanto, l’assolo registrato qui, certifica il suo eccellente livello.

La canzone nuda di questo album è “Più incantevole” una composizione di Simone che deposita la sua voce su un suono di gran pianoforte. Un assolo di lap steel guitar viene portare il rilievo del ponte musicale. Monumentale di semplicità e commuovente.

Pero ecco adesso un mattone di peso nell’ album: “Niente di che” è una traccia più che seria; già prima per la partitura di chitarra che sgranocchia le ottave al palm mute, una sessione ritmica esemplare, la voce di Caterina Cropelli che rispecchia un verso a Simone e la sua tastiera metronomica e finalmente la dosatissima sessione rame di Federico Reich e Demetrio Bonvecchio che porta tutta questa bella gente al piano di sopra. Fischia, che pezzo! Centro! 10 e lode!

Pura atmosfera alla Toto per “Involuzione” con un esercito di percussioni sulla canzone: Andrea Corsini, Loris Dallago, Tommaso Pedrinolli, Mauro Iseppi… c’e gente che martella, lì dentro! Incredibile assolo di chitarra con controllo micrometrico del larsen. L’Involuzione, pero è un soggetto preoccupante. Abbiamo una precisa misura del fenomeno abbordo, avendo spesso incrociato il ferro sugli social con invasori di canali scientifici (Cern, Nottingham science, PBS space time, sci show, Veritasium, etc…) da illuminati religiosi, creazionisti, cospirazionisti, negazionisti, membri della società della terra piatta, che vengono, aggressivamente poi, ad inquinare commenti dei documentari scientifici. Il peggiore è che sono entrati in certi governi e hanno tutt’ora accesso al bottone rosso. Le vedo da qui, occhi piroettati verso il cielo, la mano tremante sul pulsante, sbavando “Lord, help me to be your servant” … Da brividi.

Una chitarra funk tutta rossa rimorchia tutta la band nella sua scia su “Maledetta mente” ancora una sessione ritmica esemplare, su questo bellissimo pop. Qui, un testo fluido e perfettamente integrato, contraddice il mio giudizio iniziale. La voce decolla sul ritornello che è un piacere.

“In Fase REM” è la versione Italiana di “Live inside dreams”. La fase di “Rapid Eye Movement” avviene solo a chi e in sonno profondo. Quindi “spegni l’abat-jour, e non la riaccendere mai più”

La sirena ambulatoria del “Outro” che le ha portati sul davanti scena nel intro sembra tornare a recuperarli. Ci hanno preso a scacchi, abbiamo apprezzato loro flow e il loro mood, rime tagliente, e note dolente… Siamo ancora comodi.

La Bonus track è la sorprendente versione di “L’amour est un oiseau rebelle” estratto di “Carmen” opera de George Biset. Siamo stregati dalla chitarra alla Santana che apre le prime misure. La voce in falsetto si attacca al testo originale in francese in un modo buffo. Il rap in italiano è declamato su una sessione basso-batteria impeccabile (come lo e stata durante tutto questo album). La fine della canzone è proprio buffa.

Siamo ancora di fronte ad un album saggiamente composto, seriamente registrato e virtuosamente suonato. La band stessa è di un livello più che serio con delle tastiere maestrale, una chitarra magica e un paio basso-batteria in cemento armato. Promette…

- Dai!  Stacchiamoci dal Fondo! Torniamo alla base Nibraforbe, rifornimenti e manutenzione. Andiamo a prendere un po’ di aria fresca… Vacanze per tutti! Andiamo in montagna!

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