Capitolo 91 Tins album A second Chance
[…] seguito recensione JMT
- Jones, dove siamo con i Tins?
- Sempre nel 245 rotta nel 091 adesso… profondità 035, distanza 30 miglia, velocità 12 nodi.
- Buono, Capo Centrale? Da dove sbarcano quelli? E gente della mia età… non si sono formati da ieri, no?
- Mando una richiesta a l’Intel sulla rete flash, Capitan. Ma so che hanno già fatto un album prima: “Turists in Sunderland” che è l’acronimo di TINS e che sono nella colonna sonora di “Milk and honey” un film inglese di Matt Gambell, con “Wonderland”, estratto dall’album: ci sono articoli in tutta la stampa su quel evento…
- Buono, fammi crepitare sto telex, che abbiamo solo questo sul loro conto, Jones posizione dei altri?
- Waira sempre nel 182, leggero cambio rotta nel 359, profondità 010, distanza 35 miglia, velocita 5 nodi, per un EP e un single remix del 2016. Persefone nel 091, rotta nel 275, profondità 040, distanza 43 miglia, velocita sempre 12 nodi.
Il telex scricchiola timidamente e il Capo centrale torna con il suo blocco e la sua matita gialla:
- Non abbiamo poco o gnent su Stefano Laudadio, il chitarrista del gruppo e ancora meno sul cantante Franco Depedri (Frankie). Roberto Segato, invece è di formazione classica e Jazz viene dal Conservatorio di Musica "Francesco Antonio Bonporti" di Trento e Riva del Garda e lavora al Centro didattico Musica teatro danza di Rovereto.
- Mi dice qualcosa… Non è il posto al primo piano di un centro commerciale di Rovereto dove le “Kitchen Machine” hanno suonato due inverni fa?
- Esatto! Comunque tre tracce: “Whisper”, “Peter”, e “For you” sono presenti sull’album precedente, uscito nel 2007 e gradiscono di una spolveratina su “A second chance”. Sul capitolo collaborazioni abbiamo Nadia Salomoni ai cori, Cristiano Dalla Pellegrina alla batteria e Stefano Pisetta batteria e percussioni, Fabrizio Casali al basso, Marco Gardini; chitarre, Fabio De Pretis, super schedatissimo, dal Blue noise di Mattarello alle programmazioni elettroniche, e per finire L’ Ensemble ArtStudium…
Nel centrale una stampante si mette in moto. I primi dati escono dallo scanner e ci diamo un occhio:
“Whisper” gradisce di una interpretazione nuova. Nonostante una partitura presa poco uguale, la versione 2018 sembra godere di un mixaggio più vantaggioso, di una voce più posata, di chitarre messe in avanti, che riempiono ampiamente lo spazio. La totalità della canzone è vista sotto un altro angolo... Per inciso, riconosciamo certi schedati partecipanti al primo album del 2007: Sara Picone la vocalista che accompagna Janet Dappiano “Noirêve” in certi concerti, Fabrizio Casali al Basso, Mariano De Tassis alle percussioni, Loris Dallago che ha raggiunto ora i Rebel Rootz. A guardare bene anche “For you” e “Peter”, le versioni recenti gradiscono di una profondità di campo più importante, l’amplitudine e anche notevole. Non che le versioni 2007 sono state registrate male, ma si nota una franca apertura e una separazione chiara di tutti elementi presenti sulla nuova registrazione.
Con “Wonderland” I Tins hanno vinto la lotteria senza neanche comprare un biglietto, la selezione del pezzo per la colona sonora di “Milk and Honey” sembra cadere dal cielo ed e anche bello che sia così. E il pezzo faro dell’album, quello scelto per annunciare “A second chance” con un video disponibile sul tubo, già dal l’ottobre 2017.
“Count the sight” è un lento alla chitarra Folk accompagnato di scricchioli ritmici che rinforzano l’aspetto di potenza lenta, ma inesorabile che procede allungo il pezzo. La canzone è romantica, la voce di Franco sembra scortata discretamente a fine versi, o raddoppiata sottilmente prima e durante il ritornello e il secondo verso. La voce di Nadia appare per una e unica volta sul pezzo. Ottimi suoni di violini, viola e violoncelli per dare a l’insieme quel tocco di solennità. “I want to spend my life with you.” Un pezzo impacchettato più che bene.
“A second chance” è il più 80’s della galletta il più bagnato di Brit pop dell’epoca. Tastiere e ritmo sintetico preponderanti, su un pezzo dove la chitarra arpeggia discretamente con un suono quasi fuso con quello delle tastiere. Ancora qui a 3.20 gli archi portano il pezzo al piano di sopra per il finale. La voce Di Nadia Salamoni meritava di stare un pelo più avanti al mixaggio.
Poco importa perché è bella presente tutto allungo “The song remains”, mentre quella di Franco e leggermente scornata al harmonizer per creare accenti. La traccia è un bel pop rock introdotto da chitarre aeree.
Pochi cambiamenti su “Peter” da l’album precedente, tranne la voce di Nadia a sostituire quella di Franco per i cori su questo tempo medio, a basso prevalente su di quale tutta la traccia si appoggia, a l’eccezione di un break nel secondo verso per lasciar posto alla voce telefonata di Franco. Tastiere eteree e chitarre ritmiche ricoprono gli strati superiori di questo pezzo rilassante.
Un altro lento, molto lento, si profila a l‘orrizonte: “A sweet new refrain”. Un piano forte emerge progressivamente da un tessuto di rumori strani, rovesciati, industriali, ripetitivi, produttivi… quasi odierni, per prendere quota… “under the moon”. Le voci raddoppiate danno spessore ai ritornelli e rinforzano i passaggi importanti.
“Peter Remix” propone una versione ritmica più sostenuta. Secondo me più gradevole, un pezzot più funky, al meno permette alla traccia di distaccarsi dal corpo generale dell’album.
“Dirty sex” mette un colpo di piede nella porta, chitarre rabbiose, amplificatori a chiodo, voce spinta, su colpi nervosi di archi potentemente ritmici. Lo sporco è buono… ti dà una mano: la canzone parla di “Fantasie amorose giovanili (mai realizzate), in un contesto sociale dove il senso di colpa prevaleva quasi da farti sentire "sporco", provare vergogna per un qualcosa che in realtà, fa solo parte della nostra natura”. Ed ecco perché “Elio e le storie tese” sono una benedizione in questo paese, cito a caso: “Mille maniere di amare con gli amici puoi sperimentare” (Cartoni animati giapponesi, Italyan, rum casusu çikti). “Vi mostro un bel necessaire per le esigenze di coppia” (El pube, Eat the phikis) la lista e lunga, liberiamoci… Le stanze da bagno Italiane hanno una reputazione, al livello mondiale, di grande estetismo. Finale magico, che fa sparire la canzone dal nostro spazio uditivo, come il senso di colpa giù nel sifone del lavandino. Zwup!
Ovviamente, bisognava darvi una calmatina prima di liberarvi, in questo stato, di mezzo alla gente. “For you”, il suo arpeggio di chitarra classica e la voce raddoppiata di Nadia, creano un rilievo palpabile e benvenuto nel coro. Ecco un potenziale vocale, intelligentemente messo in valore. La canzone indolente scorre fra l‘arpeggio e le due note di una chitarra elettrica distante, poi si sfuma dopo il ponte musicale, schiarito da un assolo di chitarra.
L’album si conclude lì e respira le composizioni accurate e arrangiamenti meticolosi, la produzione e scrupolosa, lucida e pulita. Questo album è più destinato a un pubblico già stabilito nella vita e che ricerca qualità e rettitudine. Sì, perché manca quasi una spolveratina di svitato in questo monolito di precisione…
Mi giro verso l’operatore sonar:
- Jones? Quante donne ci vengono addosso al momento?
- Due Capitan…
- E qual è la più vicina???

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