Capitolo 90 JMT album The blue hour
[…] seguito recensione Got it.
Cammino allungo la stretta corsia che mi porta alla mia cabina. Noto un dettaglio che non mi aveva colpito prima: La maniglia della mia porta è dorata, mentre tutte le altre, nel corridoio degli ufficiali, sono cromate. Storia di non fare confusione se si torna abbordo un po’ sbronzo… Dalla corsia, sento la voce di Jones al sonar fermarmi mentre impugno la maniglia:
- Secondo!?! Quattro segnali! Giacomo Turra nel 025, rotta nel 182, profondità 020, distanza 09 miglia, velocita 08 nodi, Tins nel 245, rotta nel 090, profondità 035, distanza 40 miglia, velocita 12 nodi, Waira nel 182, rotta nel 02, profondità 10, distanza 40 miglia, velocita 05 nodi, Persefone nel 91, rotta nel 275, profondità 040, distanza 51 miglia, velocita 12 nodi.
- Ci vengono tutti addosso!
Sclamo mentre ho ripreso silenziosamente il mio posto nel centrale.
- Ferma propulsione, ci hanno sentiti? Profondità attuale?
- Non sembra che ci hanno sentiti, rende conto Jones.
- Profondità 060, informa il Secondo.
- Jenkins? Fondo?
- 095 fango e sabbia…
- Riempire i ballast a ritmo “ruttino mosca”, appoggiamoci ancora sul fondo e speriamo non rimanerci per altri 6 mesi. Capo centrale quanti gruppi e artisti abbiamo in archivio?
- 170 artisti, 2383 tracce, 144 ore di musica Trentina, Capitan! …
- Ne conosciamo troppo! Non pensa? Ecco perché non troviamo riposo! Poi uno è sempre collegato con un altro e così via… JMT è il più vicino? 9 Miglia, giusto? Doppler, spettrometro, decoder audio e scanner su quel rilevamento, cominciamo!
Giacomo è già schedato nell’archivio del Capo centrale. Colpa della sua presenza in 2 progetti: “The Beavers from Mars” e “Hirsh Cave” ha fatto multiple apparizioni a BalconyTV, perché adesso conosce a memoria la strada dei Bindesi… ora, prova di scrivere per se stesso e crea il suo studio: Retrovibes e la sua etichetta indipendente eponima. Sul label c’è ovviamente The beavers, JMT, e accoglie “Jayslot” come primo artista e n’e aspetta altri. Torna recentemente di un tour focalizzato su date a Berlino. L’album è stato auto mixato e masterizzato, poi pubblicato da Retrovibes recordings. Tutta farina del sacco Turra. Il suono dell’album è bello chiaro, manca per lo meno di profondità di campo, di rilievo, di spessore naturale. Magari dovuto all’uso di uscite in presa diretta chiamate “line” per la maggior parte della strumentazione. Lo stile dell’album è una pop serena con tendenze “lounge” raffinate. E piuttosto “chill”, “relax”. Lascia un posto preponderante a chitarre suonate con precisione… circondate da una Beat box e programmini lucidi. Bella copertina fatte di collage di montagne nevose, declinate sotto diversi colori, che ricoprono gli occhi di Giacomo in modo “anonimato” quasi per nascondere che è un fusto olimpico, visto che l’album troverà principalmente udienza in un pubblico femminile. Più prosaicamente si è trasferito a Milano e magari li mancano le guglie….
“L’intro” definisce il beat generale dell’album. “I cannot live like someone else” afferma la determinazione delle scelte fate seguendo le sue proprie idee. Colpo di fortuna, un album solista da proprio quell’opportunità…
“11-55pm” è un lento portato da un basso rotondo per lasciare il suono di una telecaster ritmica staccarsi sopra la voce e un bel assolo originale di chitarra.
“Beautiful life” procede su un beat ancora più lento, lasciando il lavoro principale alle tastiere rilegando le chitarre nell’armadio. Una voce raddoppiata sottolinea versi alternativamente scelti. “Am I the reason why you fell i love?”
“Sleep underwater” continua di srotolare il tappetto morbido su di quale camminiamo da l’inizio dell’album. Interessante il break che arriva verso 3.23 e che conduce a un breve assolo di chitarra.
“Breathe” arriva come una benedizione con il suo beat Jazzy, ci scrolla un po’ e porta la nostra attenzione sul il sassofono di Mario Pizzini che appare per la prima volta sull’opus. La canzone mi è rimasta un po’ in testa: “I wanna own every drum beat” torna in mente facilmente.
“The blue hour” ci riporta verso la quiete generale dell’album. A guardarci bene il tonno della voce è adatta all’atmosfera dell’album, ma non è mai liberata pienamente, è come trattenuta per non disturbare i vicini… Potrebbe rimanere calma ed incollare al tonno rilassato delle composizioni, senza essere al guinzaglio. Giacomo ha, del resto, un tonno molto diverso nelle sue sessioni live.
La mia traccia preferita rimane “Damage” e il suo loop di chitarra su di quale si appoggia la totalità del pezzo. “How long we go at the speed of sound, I need control before we hit the ground” ancora qua buone idee e buona scrittura, ma ci si aspetta in vanno che il pezzo decollasse verso spazi aperti. Peccato, ne aveva la capacita.
Buon, “Hologram” è solo qua per dimostrare il livello d’amicizia che Giacomo è capace di dimostrare in qualsiasi situazione. Penso che è stato un po’ perplesso al momento di scegliere di pubblicare questa traccia su l’album o non, perché cuffie, sono un accessorio che ha dovuto utilizzare durante la registrazione dei vocali. Filippo “Pheel” Luchi, paga da bever a quel uomo, ogni volta che lo vedi, perché quel tizio, ti vuole un bordello di bene….
“If you continue to talk nonsense” è un Rap scandito da Joseph Osabuohien, più conosciuto come Jayslot in un dibattito molto attuale conseguente a l’immigrazione di massa che scrolla l’Italia. Il problema in questo dialogo fra sordi, è che è sempre un povero che vede il nonsenso in un altro piu povero e vice versa. In tanto Enti e dite occidentali hanno spremuto, per un intero secolo, le risorse del continente nero, con la benedizione dei nostri occhi chiusi, e NON hanno fatto profittare la popolazione del paese proprietario della risorsa, preferendo corrompere facilmente governanti locali, mandando anche mercenari in caso di “problemi fra etnie” per proteggere loro investimento. Gli stessi hanno saccheggiato pazientemente il modello sociale Europeo inventando una crisi inesistente, facendo sparire pensioni, dare 60km da fare a una donna per partorire, 20km per un ufficio postale, inventare nuove tasse e ci chiedono di fare un po’ di posto per la gente che ha volontariamente affamata. Tanto, non devono far posto loro… Dividendoci su questo problema, sono sicuri di proseguire indisturbati. Un certo partito politico non propone MAI soluzioni, ma aiuta a dividerci ancora di più. Non puntare il dito… Non lo punti mai nella direzione giusta… Nonsense?
“Get Noticed” conclude bene l’album con un rap scorrendo su una chitarra al lungo e potente suono.
Secondo me manca solo a questo album influenze esperimentale ed esterne. Gente che sente il potenziale presente e che sappia liberarne il contenuto, aprire spazi celestiali, creare rilievo nel suono. Perché le composizioni sono buone e Giacomo a voluto fare qui, il suo album solo... Da solo. Magari unicamente per potere finalmente distaccarsi da influenze esterne, appunto. Il potenziale di scrittura è bello presente. Tocca ad ogni uno di farsi un’idea sul modo in quale gli ingredienti sono stati messi in piatto.
Dal fondo, nel silenzio del fango che ci circonda, puntiamo la strumentazione verso Ovest…
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