Capitolo 88 Nereis album Turning point
Camminiamo sulla piattaforma, il secondo e me, allo stesso passo. Nella distanza il Wyznoscafo ci aspetta, si sente anche il fischio leggero dell’aria compresa, li passo la busta A4 dell’ordine di missione. Già vediamo il Capo centrale organizzare l’equipaggio in righe davanti la passarella.
- Non c’era nessun altro per questo tipo di missione? Non siamo specialisti del settore… Interroga il secondo, mentre traversiamo lambi di vapore.
- Non so… Magari l’ammiraglio Tosi ci passa il dossier, magari lei non può partire prima, al posto nostro, magari e per provare il nuovo update del programma SARS*, poi abbiamo coperto Mezzopalo, Kanjante… con buoni risultati… dai, che ci siamo quasi.
Al meno c’è n’è uno eccitatissimo di partire in missione ed è Jenkins, che salta come una pulce d’un cane a l’altro:
- Facciamo metal stavolta, Capitan?
- Si.
- Con chitarre a chiodo, partiture tagliate al seghetto alternativo, amplificatori graduati fino a 11?
- Si.
- Batteria a doppia pedaliera, basso a mezza coccia, gambe allargate, cantante un piede sul monitor?
- Si.
- Video con ventilatore in cappelli recentemente lavati? Gran colpi di testa su riffs rabbiosi?
- Si, pero sgomma adesso e vai al tuo posto, se no finisci ai ferri…
Vero che il metal ha suoi stereotipi ancorati nella mente popolare e mentre siamo a profondità periscopica, lasciamo Jones cercare il segnale dei Nereis. Chiamo il Capo centrale per un reso conto sul contenuto dell’archivio al loro soggetto:
- Originalmente “Black star” il gruppo si forma nel 2007 intorno a Sam Fabrello alla Chitarra, Gian Nadalini al basso, e Davide Odorizzi Batteria e gira come una cover band, fanno un album nel 2012 chiamato “Burning game” che non è più on line, nel 2014 cambio di line up per l’arrivo di Andrea Barchiesi al canto, e Mattia Pessina detto Pex alla chitarra. Primo EP su Jamendo “From the ashes” raggiunge 130 000 download…
- Cosa? Interrompo sorpreso…
- 130 000… Eh! Lo so…
- No, no, no… Pensavo che Jamendo non esistesse più…. Avanti!
- Hmm… 2017 Registrano “Turning point” al “Nologo Studio” di Laives e si son messi in cerca di un label e hanno firmato con la casa discografica statunitense “Eclipse records”. Ritroviamo Mauro Andreolli al mastering dell’Album a “Das ende der dinge”. Adesso sudano per girare in festival e concerti … Sono passati a Balcony TV con il loro set… acustico e sono stati più che convincenti.
- Passiamo spettrometro e scanner su “From the ashes” storia di vedere di cosa si tratta.
Sono leggermente colpito, la mia prima reazione è senza equivoco:
- Bruce Dickinson! Ustia!
- Non esagera un po’ Capitan? Avanza Jenkins che non ne manca una.
- No! Fidati, sono stato giovane…
Dickinson… Anzi, meglio! La voce è più alta e molto più affilata che quella del famosissimo front man dei “Iron Maiden” perché più orientata sulla potenza grezza. Andrea spinge verso la saturazione nello stesso modo e fa prova di risorse vocali al di sopra, non della media, ma del già buono. Si fa sul serio. C’è una voce davanti, mica paglia! E dietro il batterista mi sembra solido, il basso bello pieno e le due chitarre sono virtuose. L’EP di 5 tracce è prodotto più che bene. Il contenuto è energetico, tagliante e compatto. “Love passion” e “Scream” rimangono in testa, in modo convincente. Jones interrompe lo studio dei dati dell’archivio:
- Segnale! nuova firma sonar. Nel 181, rotta nel 192, distanza 6 miglia, velocita 20 nodi, profondità 065, … son quelli dei Black Star… Nereis.
- Rotta nel 190, profondità 065, velocita 20, Secondo? Manovra per entrare nella sua scia, rimaniamo a distanza minimo di 5 miglia. Scanner, doppler, decoder audio, spettrometro in funzione. Cominciamo.
“Turning point” 12 tracce, 45 minuti di un album in quale tutte le raffinatezze del mestiere di studio entrano per sottolineare passaggi brevi, ma che fanno girare la testa a l’ascolto: voci telefonate, raddoppiate, sequenze di eco sparse alternativamente da destra a sinistra sulla balance, sequenze discrete ma incluse con precisione, “phasing” su frase di chitarra… Non si spara solo stretto e forte… la pistola e anche decorata. Lo dimostra “Unity” che inizia l’album come una sgommata di Ducati a pochi metri dell’uscita dei fedeli domenica di mattina: fa girar un po’ di teste. Bisogna ripettinarsi dopo, fa brontolare.
Nonostante il suo titolo un po’ aggressivo (Si tratta ovviamente di una guerra figurativa) “Ready for war” rimane la mia traccia preferita dell’album. Sembra essere profumata di Alternativo, di Rock, quasi di Indus intorno a 1.52… La struttura intorno a quale la canzone si articola, non è simile a quelle del resto dell’album. Si distacca del resto senza sforzo: è originale, aliena, e ti prende sotto a cintura. Scommetto che una volta che l’album sarà sulla cresta dell’onda ci si produrrà un video con un budget appetitoso per assicurare la promozione dell’album, perché merita, perché c’è sostanza ed originalità dietro per farlo. Ci metto un deca (falso) che mi è arrivato “accidentalmente” in tasca da quella Stube, al quinto giro di medie, con quelli di “Diaolokan”, vendro scorso, de sera.
“Breaking bad” entra progressivamente in scena su un cuscino di voci sussurrate. Un video è stato pubblicato in marzo per anticipare l’uscita dell’album. La traccia si distingua dal ritmo mantenuto e costante delle chitarre e del basso, leggermente sottolineato da una lignea di tastiere nell’introduzione. Distintivo lo sforzo vocale sulla fine canzone e bella esecuzione dal vivo per chi potrebbe ancora avere dubbi.
“Overdrive” e il suo video pugilistico ci invita: “Overload the mechanism, Like there is no tomorrow” allungo gli stacchi che punteggiano i muri di suono delle chitarre. Bel passaggio intenso di basso e batteria (2.43) Passiamo anche la sovramoltiplicata per raggiungere vocalmente note alte e inchiodare il finale.
“Two Wolves” calpesta il tappeto pulito della vostra entrata senza uso dello zerbino, con uno squadrone intero di scarpe militare, per raccontare la legenda cherokee del lupo buono e del lupo cattivo. Le due chitarre hanno campo largo per esprimersi a turno nel ponte musicale.
Un coro alla moda “Rapsody” apre “Now” pezzo su l’ebbrezza dei momenti decisivi, paura e determinazione nonostante rischi: “Another shout, Don't look back, Just go straight on, Courage is being Scared to death”, è anche una traccia sulla motivazione…
Puro stacco di stile per “One time only” che serve di introduzione a “The wave”: Solo il piano forte di Isabella Turso e la voce di Andrea, nell’esercizio difficile della traccia calma; la famosa “power ballad”. Sempre l’oggetto di una piacevole sorpresa o di un pezzo che crolla nel “cheezy”, se trattato in modo grossolano. “Nereis” s’incarica molto bene dell’impegno sia nella scrittura, che nell’esecuzione del Pezzo. Ci si plana fino a 1.40 dove liberano la orda. Poi a 4.30 avvolgono il finale nel limbo delle sfumature. Isabella Turso stipola: “Sono una pianista classica, ma non la classica pianista”. Eh!
L’introduzione ripetitiva di “What is wrong and what is right” lascia un bel campo libero al basso e alla batteria che raffica come un mitra. Il raddoppiamento della voce sottolinea i passaggi chiave. Il senso della canzone è semplice: siamo a volte buoni o anche cattivi, sappiamo che facciamo del male. Se non sai la differenza fra l’uno e l’altro, non hai bisogno di una religione, ma di un cervello. Ci voleva questa traccia MOLTO energetica per spiegarlo.
Un’introduzione sinfonica conduce a “Induced extintion” un pezzo su il disastro ambientale che viviamo e che guardiamo svolgere sotto nostri occhi da un’industria strafottente: “They are like leeches, sucking all life dry, they infect our land and poison our water, without mercy, they destroy everything” come un mostro, magari sotto il TUO letto, che non si fermerà finché avrà divorato al passaggio, uno dei suoi propri organi vitali. Noi, rimaniamo confortevolmente davanti alla tivù davanti l’illusione di democrazia che ci rimane. Una domanda sosta: non sono cosi ricchi e stupidi da spararsi per avidità nel proprio piede… Sono sullo stesso pianeta di noi… Cosa sanno, che non sappiamo?
“Born to fly” ci offre una bella sessione di vocali in una traccia più Rock che metal. “There is a great distance I know between me and what I can't see, but the message will go on and fly” Il basso sembra sporgere un po’ più in evidenza e riesce ad affiorare in spazi liberi.
“We stand as one” si veste di marina a vela e di atmosfere alla “Pirati dei Caraibi” e riprende il moto della prima traccia “Unity”. Sembrano saldati l’uno a l’altro come su una nave, e sappiamo, qua abbordo, di cosa parlano. Ed eccoli al “Turning point” della loro carriera, come lo siamo tutti noi, socialmente, politicamente, ambientalmente, culturalmente…
“Eclipse records” sta sicuramente guardando da vicino le vendite dell’album per aprire progressivamente porte e magari viaggi su un altro continente… Nereis mi sembra avere la capacita e forza, di fare passi un po’ più in alto. Insomma, intere folle si sono scatenate per molto di meno nella storia del metal! Adesso bisogna vedere fin dove il vento le porterà, se i piccoli maialini non le mangiano prima… Questa entrata su “Eclipse records” non potrà bastare da sola… ma le vedo radunare pazientemente un’udienza, incontrare fans a fine concerti e conquistarli uno per uno.
- Secondo, facciamo un giretto in zona per sapere cosa il sonar riesce a pescare, poi dirigiamoci verso la base Nibraforbe.
- Aye Aye, sir!
*SARS = Seismic Activity Rock n' roll Sensitive

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