Capitolo 36a Malaga Flo album Quando passate a prendermi.
Siamo tutti sulla piattaforma sotto una pioggia battente, ormeggiato alle nostre spalle il Wyznoscafo e stato rifornito al meglio. Torniamo tutti da un riposo troppo corto per i nostri gusti. Il secondo accanto a me, avendo visto l'ordine di missione, mi parla a voce bassa:
- Ma capitan, crede che siamo qualificati per questa missione?
- Beh onestamente no, o allora ben poco, devo ammettere. Ma se L'Intel ci manda li, e che succede qualcosa. Sono tipi di dossier su di quale non abbiamo esperienza. Poi il Mazzolettiscaffo e il Gattoscaffo sono ormeggiati da troppo tempo e non si sa se riprenderanno il mare un giorno. Siamo da soli su quel colpo e dobbiamo farcela come al solito.
- Equipaggio al completo, Capitan!
Il capo centrale si affianca a me dopo il tradizionale saluto.
- Nen a far Jazz eh Capitan?
- Imbarcare! Capo centrale mi vada subito in archivio e mi dica su cosa possiamo appoggiarsi.
- Le podo anca dir da subit: quasi tutto Spyro Gyra, Steps ahead, Eric Marienthal, Special EFX, Tom Scott, una compilazione Louis Armstrong degli anni 50 e basta. Jazz classico: Gnent. Tutto fusion...
- E dobbiamo coprire "Malaga Flo", "Electric circus" e "Curly frog and the blues bringers" e appena arrivato l’ordine di missione, disse il secondo, dobbiamo cercare la loro posizione. Cosa dobbiamo fare con l’ordine di missione su "Prologue of a new generation", "Menta al quadrato" e il nuovissimo "Death by pleasure"?
- Metti tutto in Stand by per il momento, abbiamo da fare. Sganciare gli ormeggi, Secondo? Li lascio la manovra di uscita del porto.
Manchiamo chiaramente di referenze su quel capitolo ma non importa: C'è una scena Jazz matura e vivace in Trentino e andiamo ad esplorarne i contorni. "A froggy Day" era già apparso sui nostri schermi nel passato. "Animalerie" rimane un buon album di Jazz rock ma non avevamo trovato ben poco da dire a l'epoca. Adele Pardi aveva già provato di trascinarci verso questo genere in varie occasioni, ma il calendario pieno ce lo impediva ogni volta. "Quando passate a prendermi" e la sua copertina di insetti in esposizione, dipinti da Anna Camera apre questa serie di esplorazioni.
Malaga Flo definisce il suo spessore e il suo calibro nel primo minuto del primo titolo, da piccoli, ma significativi tocchi di qualità. 0:41 rimbalzato sulla ride del batterista. 0:49 armonica di chitarra dopo "come rimpiangerai..." poi la voce di Aura Zanghellini su "L'amaro", dà il riflesso di tenere acuto l'udito, perché succede qualcosa di accattivante. Poi, aprire un album e difficile, e questa scelta giudiziosa definisce questo combo al meglio. Sono attento. Poi, penso che quella tipina, bisogna tenerla giù in valle, casomai sale a cantare in Bondon farà sciogliere tutta la neve (ed io compreso) e ci rovina la stagione. Poi a 3:20 il pezzo decolla dal cottone in quale eravamo confortevolmente coccolati, per rivelare Davide Visintainer, un batterista virtuoso e potente ed altri strumentisti di grande talento. Cosa ci costa a farsi coinvolgere dagli "zigidi, zigidi, zigidi" su piatti ride, punteggiati di snaps di dita, e gli "Tu turulu tuturuludu" di una voce calda, se il contrabbasso di Marco Zuccatti vibra bene di tutto il suo legno?
"Carta bianca" riempie la missione con un 10 e lode: Bella sessione rami (Gianni Mascotti e Niccolò Zanella rispettivamente alla tromba e sassofono), che completa questa traccia di interventi sincopati, confermati sul tempo, dalle percussioni.
"Turnaround" accoglie la voce soave e corposa di Chiara Chistè, su questo Jazz Bossa Nova che si avventura verso la fusion nella transizione al secondo minuto. Questo passaggio preciso mi rimane in testa allungo, ma resta troppo corto a miei gusti e spero sia sviluppato più profondamente nelle versioni live. La fine del pezzo mi fa scoppiare da ridere, come la meta del centrale del resto, quando l’organo di Enrico Benedetti accompagnato dalla chitarra buffa di Tommaso Santini, conclude la faccenda al modo musica di giostra, suonato a fine serata, il giorno della festa del distillato clandestino di una grappa Nosiola.
Ci voleva la voce maschile di Filippo Camin per intraprendere il lavoro di "Song for Etta T" perché parla graziosamente della fissazione mammaria del compositore su questo jazz classico sostenuto dal Flicorno di Gianni Mascotti.
- Mi ricorda un po casa, dice Jenkins... Mi siora, in somma.
- Davvero? Interrogo curioso.
- Beh si, le un po’ "abbondante" se vuole. L'gha bisogn de farsi far suoi reggiseni su misura perché la tabella italiana se ferma alla Coppa "H" e lei va un tantino oltre. Poi mi costa un occhio della testa ogni volta. Ecco perché ho scelto sottomarini... l'pagan de pu.
- E come no? Pensavo fosse il senso del dovere!
- Devo anche star attento quando son sotto: ho già mancato di finir stofega due volte!
- Due volte?
- Beh, sì... Notte di nozze e........... ieri sera.
Lo spirito svaga per un momento nel centrale operativo. Ma ci riprendiamo velocemente per il primo strumentale dell’album "Se questo cirmolo potesse parlare" per sentire il chitarrista impugnare il Violino. Ivry Gitlis e Stefane Grappelli risalgono in un lampo dal subcosciente, dove erano tranquillamente sepolti. È vero che non sono cascato dal cielo con l'ultima pioggia, ma questa traccia mi riporta subito in queste atmosfere della fine degli 60's, quando il Jazz era accessibile al più grande numero, durante il pomeriggio, su l'unico canale televisivo francese. In bianco e nero.
"N.6" ci riporta Aura Zanghellini e sua voce zuccherata. "Non sono dove voglio" ci racconta, un po’ persa, o magari è semplicemente in "un punto preciso fra luce e immobilità". Verso 1:55 un basso ci porta con calma verso una spiaggia strumentale. Presto la cadenza si accelera, guidata da un assolo di tastiere scortato dalla sessione rami.
Ritroviamo la principessa azzurra un l'ultima volta su "Orologio", un brano calmo e contemplativo. "Juicy Andromeda" conclude l'album. E la traccia la più famigliare, la più vicino a "Steps ahead" nell’album "Modern times". Questo brano mette in valore tutte le capacita musicale di ogni membro del gruppo e dei collaboratori: Ritmo sostenuto e partitura sincopata per un bravissimo batterista, slap di basso a raffica, tastiere groovy, dialogo chitarra-tastiere, sessione rami puntuale, break calcolatissimi, assolo per ogni strumento: Gli "Malaga Flo" sanno tirare la reverenza.
Hmm... non esattamente... La traccia fantasma è un country western autostradale per rednecks persi in Trentino. Per concludere, quest'album è composto genialmente, registrato molto bene, suonato ancora meglio, e il suo contenuto jazz lontano di essere classicamente noioso, non può, ma DEVE entrare in molte più case, che potrebbe farlo da solo. Noi al meno siamo usciti dei nostri sentieri battuti, con la possibilità e la voglia, di tornarci senza sentirci disambientati.
Jones, al sonar, interrompe questo momento di soddisfazione:
- Segnale! Ranocchio riccio nel 010, rotta nel 180, distanza 12 miglia, velocità 05 nodi, profondità 034.
- Secondo? Ci porti dietro questo rilevamento in silenzio, nen da veder....

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