Capitolo 10 The sQuirties album “Fairy tales for thousand ladies”

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Incrociare la traiettoria di produzioni come quelle di "America" di Next point dà il cuore leggero per ritornare a disturbare Nettuno e il suo tridente. Siamo spariti di nuovo sotto la superficie. Sono allegro, mi sento come pulito, docciato di recente, ascella purificata, razzato da vicino, alito freschissimo, leggermente profumato, mutande stirate, pettinato bene, biro quattro colori, prima fila, attento. E quasi da dicembre scorso che vorrei programmare un tuffo nella discografia dei sQuirties. Ma l’Intel manca di porre documentazione sul primo album e sul secondo. Promette che andrà a sollecitare agenti dormenti, anche se non possono rivelare la loro copertura, per fornire la documentazione necessaria.

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I primi contati con gli schizzati della Valsugana risalgono a 2012 quando l'ex corista/tastierista dei Nibraforbe, la deliziosa Anna Berloffa, mi manda direttamente un link: Il video di "Rosie” e la sua musichetta di giostra scorreva sullo schermo del computer centrale.  A l'epoca non avevo idea di chi era Jacopo, né Stefano Bellumat che realizza questo video magico. Ero molto più impressionato dagli effetti speciali e la post produzione del "Origin of the species" che avevo visto brevemente attraverso la pagina you tube dell’inossidabile e onnipresente Matteo Scotton. Poi basta una discesa nella colonna di destra per arrivare a "Scivolerò" e il suo video divertente, ancora di Bellumat, masterizzato da Jacopo Broseghini dei Bastard sons of Dioniso, unico titolo in Italiano del gruppo, a conoscenza del Intel.

Poi ovviamente l'attesissimo mini album del 2014 “Fairy tales for thousand ladies” con il suo video "Time to change” per annunciare in anticipo l'evento. Mi ricordo avere scritto in commento su You tube: “Questa band è una combinazione chimica d’eccezione, come una congiunzione planetaria rarissima, che sia nel talento musicale e strumentale di ogni suoi membri, che nella capacita teatrale di incarnare un personaggio in ogni uno dei loro video. Notare le espressioni portate avanti da Azza nel ruolo del Bambino, quelle di Carmelo al volante della macchina, o il sospiro davanti alla culla di Sung. Floriozzy è maestrale nel ruolo della donna incinta e Joe Barba a grande capacita di regista”. Questa band ha raggiunto una solida autonomia semplicemente con il multi talento di suoi membri, di fatti, gli sQuirties sono personaggi rari e unici, con capacita artistiche che vanno oltre la musica. Poi fanno un "rock 'n roll fiammeggiante puzzolente entusiasmante" e il dialogo delle due chitarre porta i pezzi a forza di braccia. Joe Barba sa perfettamente sottolineare le frasi musicali o lasciare piccoli vuoti nelle sue partiture di batteria per avvolgere la melodia del canto, o accentuare riff di chitarra o di basso. Il risultato è equilibrato, pieno, e più che professionale. E cosa ci portano queste "Fairy tales for thousand ladies"?

Al meno "Time to change" e le sue chitarre alla "Pulp fiction" per aprire il ballo. Il ritmo è sostenuto: Sembra un Twist dopato all’ormone di crescenza. Le chitarre sostengono i versi in un modo ossessivo accompagnate dal basso che martella la stessa nota, in un modo compatto. Lasciare il video dietro di sé è facile basta focalizzarsi sui cori di Carmelo dopo il ponte musicale. La canzone è impacchettata professionalmente. Nel video, il fioco finale risplende di rilievo, con un odore di scandalo.

E lascia posto alla tastierina che introduce "Mister grown up" che è il mio pezzo preferito. Sicuramente il più lavorato, al l'immagine di questi cambiamenti di effetti sulla voce fra versi e ritornelli, o magari nell’elaborazione della bella partitura del basso, sicuramente nella virtuosità del batterista dopo il secondo minuto.  Le percussioni si distinguono particolarmente nel finale, concluso con la totalità delle capacita vocale del gruppo intero.

"It's easy for you" è quasi un classico di ferita aperta di cuore, salta da calmo e melodico con chitarra folk, a rock corposo e potente. Respira l'elaborazione accurata che rappresenta la traccia la più lenta di questo EP di 6 tracce. La canzone ha la forma di un crescendo, sia nella musica che nell’intensità della declamazione di un testo semplice e ribadito multiple volte.

"What the Hell" offre la versione studio della canzone illustrata da un bello video lacustre, suonata d’estate in modo acustico. Di quelle versioni suonate in maglietta e sandali, con le cicche e il bicchiere di birra prima della spinta finale e l'uscita di Floriozzy dello schermo. Notare che un video dal vivo ancora più energizzante e disponibile su youtube. Nella versione studio, un altro crescendo molto più muscoloso prende posto. La batteria apre la via e giuda progressivamente il gruppo verso un finale potente che lascia pero, l’ultima parola “far” essere il punto finale.

"Satellite" ci riporta in fine orbita con una partitura di percussione elaboratissima e il suo ritornello accattivante: “satellite falling from the sky and we will die”! Che profezia interessante distillata su un rock energetico.

"Rubarbroots" arriva troppo presto, lo strumentale è un esercizio un po’ difficile per la maggior parte dei gruppi rock, una volta tolta la presenza del cantante e sua voce, rimangono solo melodie portate da strumenti che si esprimono senza coperture. Facile! Su questo pezzo il basso sostiene l’imponente corpo della fondazione, mentre la batteria impila sapientemente gli mattoni e il dialogo delle chitarre forma volte e architrave, per poi distribuire sberle, dopo il terzo minuto, a chi vuole prenderne: se vuoi della bella potenza, qua c'è ne... e servita con classe.

Comunque gli sQuirties hanno raggiunto questo livello con lavoro e perseveranza e il risultato si sente. Ottimo CD indispensabile. La band per lo meno brilla in multipli campi. E non si può pienamente apprezzare il loro lavoro senza considerare i loro video spalmati abbondantemente su youtube.

- Stacchiamo! Secondo, torniamo alla base Nibraforbe, mi calcola la rotta, li lascio il centrale.  

Nelle ultime miglia nautiche prima di ritrovare la nostra base, un allarme silenzioso non identificato ci raggiunge dal gavitello di fondo lasciato nella val delle Giudicarie. Pieve di bono esattamente... ed è molto strano. Non proviene dall’Eco del Baratro....

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