Capitolo 59b Alpen Bit EP Alpen bit e EP Tech, tech!

 

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Invece di soddisfare le mie papille gustative con mia bottiglietta di grappa asperula sono nel centrale a decriptare dati.  Non avevo visto un dossier così spesso dalla nostra missione su I “Loyal Wankers”. Il soggetto, a l’epoca, era Marsuel Papel, detto Marcello Orlandi, detto Violenzo Psichedelico, detto Missing Link. Magari detto anche detto, per far buona misura. Schedato a volume di enciclopedia, la quantità di dati era paragonata per la prima volta a Simone Gardumi, un elemento determinante nell’esistenza stessa del Wyznoscafo e della base Nibraforbe. Guardandomi girare le pagine una per una, il capo centrale si sta chiedendo come mai, nonostante lo spessore del dossier in questione, il personaggio rimane così discreto. Quasi sconosciuto... Me lo sto chiedendo anch’io... Sfogliamo il dossier assieme: Simone era l’anima pensante dei “Nibraforbe”: con due EP e due album che tornano ancora spesso a galla nell’archivio del Wyznoscafo. È stato il bassista dei “Lunauta” con un certo Fudino che sembrava venire del gruppo “Grandine”. È stato l’entità monocilindrica del brevissimo “La Rana Bollita” con una composizione sola “Demolizione controllata” rilasciata sul tubo. Poi rappresenta la meta dei Little finger con Carmelo dei sQuirties e Dmanisi. Simone è il collaboratore inseparabile di Giacomo Gardumi (omonimo, non parente) per formare I Gardumi del Bondone e totalizza, con suo compagno, la bellezza di più di 100 000 visioni della loro produzione di video e canzoni su you tube. Credo siano più visioni che tutti gruppi Trentini messi assieme. Pero non si è fermato li. Sotto il suo proprio nome, e senza pubblicità estravagante, rilascia tutta una serie di tracce, abbastanza per mettere assieme un album, su soundcloud: Lampe #, Caracalla, Harsh Reminder, Raxia ,Slow Motion, Star Mate e The Hard Works Of Love. Poca pubblicità intorno alla pubblicazione di queste composizioni electro. Poca, come per l’uscita dell’ultimo “Little finger” il geniale “Aches” lasciato lì, da luglio 2016, in pasto a chi vuole prenderlo. Poi c’è questo NCS o Nucleo Creativo Sardagnolo: Accessibile con un biglietto da bus via la funivia. “LM64” gruppo rock grunge alternativo e l’ultima entità estratta dal calderone che crepita dietro l’Hotel Panorama. Ci si fa musica, video, portafogli unici ed esclusivi, arte, architettura.... 6 cervellini di giovani maschi e femmine non sanno stare tranquilli un minuto. Poi il risultato si vedeva anche dal design minimalista, epurato, essenziale e pensatissimo dell’attraente copertina.

- Segnale doppio Capitan!

- E.... cioè, Jones?

- Due EP.... Capitan.... due! Belli distinti!

- Capo centrale... Mi salta da subit sul doppler, poi mi porta i dati dello spettrometro, e scanner... Jenkins, al decoder audio. Silenzio abbordo cominciamo da subit.

Due Attraente copertine quindi... per due pubblicazioni così vicina l’una a l’altra e cosi diverse l’una da l’altra. Il primo eponimo EP contiene solo due tracce cantate ed è stato rilasciato da Aprile 2017. Il secondo “Tech! Tech!” è di maggio 2017 e comporta 6 tracce strumentale.  Rimarrà su soundcloud finché la totalità di Alpen bit sarà disponibile su bandcamp.

“That’s what I am” entra chiaramente a riempire lo spazio circondante dopo che la riverberazione svanisse progressivamente sulla tastiera, che distilla la struttura portante del pezzo. Lontano di essere noiosa la semplicità delle poche note che la compongono è declinata in vari modi e ci porta allungo questa canzone d’amore. “I’m your special dream, because you love me... get ready now” ... Notiamo anche un bel finale aerato e vaporoso.

“Minimal drugs” e il suo video girato al lago di Molveno mette in evidenza la tessitura alta della voce di Simone. Anche negli alti la sua voce rimane piena e consistente, bella solida. Bisogna utilizzare tutti doni che la natura ci mette a disposizione.  Al minuto e mezzo, la canzone ci porta a ballare, si avventura un po’ su una spiaggia strumentale che ci porta fino alla conclusione del pezzo. Sono due tracce che lasciano una buona sensazione e stiamo quasi a rimpiangersi che sia già finito. I suoni sono puri e la registrazione sicuramente artigianale e di alta qualità. 

 

Tech! Tech! Si apre su un pezzo di archivio “The hard works of Love” che proviene dalla serie di tracce rilasciate sotto il nome di Simone Gardumi un anno prima... A questo punto perché scovare una traccia sola? Perché non includere “Raxia” o “Lampe” che sono anche buone composizioni o anche la totalità delle sei altre tracce e avere un bel album da scaricare da qualche banda??? Magari perché “Tech! Tech! Si orienta più sul minimalismo che altro e che la produzione precedente sembra un po’ troppo “ricca” accanto.  Secondo me, mescolare sapientemente il contenuto dell’ipotetico e potenziale album poteva spezzare la continuità dei vari stili e casualmente evidenziare un pezzo qualsiasi, perché è circondato da altri pezzi di atmosfera diversa. Attenti agli album troppo lineari!!!

Comunque... “Alchemy” apre la serie del vintage 2017, col suo beat invitante, il suo tris di bassi distorti, e il punteggiamento ossessivo intorno a una serie di 4 note.  Non c’è altro in questo pezzo, pero rimane in testa, incisivo e diretto.

“8 light years” offre una frase musicale declinata in vari movimenti da esplorare. L’aspetto contemplativo del pezzo porta allo svago del pensiero su questo tema ipnotizzante. Ancora una traccia spogliata e ridotta alla sua più semplice espressione.

“Pile drive” ci trasporta nell’etere delle lunghe spiagge di suoni che, diluiti nel sotto fondo, assomigliano a foschie di fondo vale. Suoni soffiati con accenti di Fairlight avvolgono la scena, mentre la tastiera di primo piano si riveste di un ritmo reggae.

“Silverlake” utilizza gli stessi ingredienti dei due primi strumentali del EP pero qui, la salsa non prende... Mi sembra non finito, come una base di lavoro che è rimasta... base di lavoro. Come dire? Gira un tantino tondo e non trovo niente di agganciante in questa traccia. Quel pezzo indica una direzione, pero non decolla per prenderla. Poi, a pensarci bene: questa traccia è veramente così brutta o ho raggiunto la dose massimale di minimalismo tollerata dal mio organismo? Magari sono arrivato a saturazione nella consistenza lineare del EP.

“Deep primitive” mi porta la sua cura nel ritmo alla “Underworld” e nell’inquietante suono che riempie lo sfondo di questo sfogo per ballare. Ecco il mio interesse pizzicato di nuovo su questo beat in quale sono le percussioni ad entrare e uscire di scena. Siamo quasi nella “trans” un genere ipnotico in quale la ripetizione porta a l’ebbrezza dei sensi... Come l’ebbrezza che una promessa grappa asperula potrebbe portare alle mie papille impaziente.

Alpen bit rimane interessante nelle sue composizioni strumentale e più che convincente nelle sue tracce cantate. Dovrebbe trovare interesse ad articolare diversi tipi di tracce per costruire un album da commercializzare su un sito specializzato nel download, invece di rilasciare certe buone composizioni senza scopo particolare su soundcloud. Per ora è ancora un po’ disperso fra le varie direzioni da esplorare. È vero che è ancora preso fra vari progetti. Per lo meno possiamo misurare quali influenze provvede nei “Little Finger”.

- Secondo? Li lascio il centrale mi ritiro un attimino per riposare...

Asperula arrivo!

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