Capitolo 8a What really album What really
Il calendario delle prossime missioni è quasi pronto. Son composte di rapide incursioni, corte e concise. L'equipaggio accoglie questo programma di uscite con sollievo, accogliendo periodi di riposo più lunghi molto più volontariamente fra una missione e l'altra. Nemmeno, notizie flash appariscono qua e là, quasi quotidianamente, su facebook. Basta dare un’occhiata per sentire le mosse che questa primavera porta con sé. A guardarci bene è quasi un anno, o un po’ più, che questa esplorazione è iniziata, da l'uscita di “Musica per capre ubriache” dei Nibraforbe esattamente. E come avere un sentiero che parte dietro casa sua e un bel giorno dirsi "Dai! Nen' a vedere dove va a finire" ed essere sorpreso di camminare ancora un anno dopo. Un’immersione, lo è stato veramente perché non ho comprato nessuna altra produzione musicale di massa. Tagliato dalla radio, niente MTV o simile, niente New Musical Express o Kerrang in edicola, ancora meno X-tractor o reality show musicali. Solo suono di montagna di quasi tutti generi, ma solo suono di montagna. Sono convinto che è la strada giusta: l'underground è la sorgente, più accessibile ed interessante che le produzioni quasi uniforme e predigerite, delle corporazioni verso la massa. Va be che può piacere lo Hit parade, ma se sei su l’autostrada magari hai mancato qualcosa, c’era un bivio per una strada forestale, dovevi prendere a sinistra….
"What, really?" Si manifesta da sé davanti al nostro sonar, appena l'immersione iniziata, quasi a l'uscita della base. Esito un po’ a considerare un EP di 4 tracce notando sulla loro pagina facebook che si tratta di un gruppo di Bologna. L’Intel stipola per lo meno, che un membro del gruppo sembra essere di Rovereto. Sicuramente un gruppo "ibrido" nato da incontri universitari. Due membri sembrano essere o di Mantova o d’intorni Alessandro Fisogni alla voce e chitarra, Roberto Taddeo alla batteria, il nostro Roveretano è Matteo Manganelli al basso e voce. Un’incursione di “What really” allo Smart Lab dà il diritto immediato ad una considerazione meritata. La copertina del disco è una foto presa dalla finestra di un treno in Giappone. Non ci sono dati disponibili su l’origine della registrazione, né il luogo, né sul missaggio o master dell’opera. Magari una registrazione tutta fai da te, il più sorprendente è la qualità della registrazione, precisa, spalmata con proporzione sullo spettro auditivo, innesti di seconda chitarra o di tastierine sono accurati. Il suono è bello pulito.
"Ophelia (among the flowers)" apre, con un bel riff di chitarra pop, questo mini album. Siamo sul festivo, il gioioso, il saltellante, Dai! scrolliamo in tempo che la vita è corta... Diciamo subito che questa band ha preso cura dell’accessoriato musicale durante la registrazione: una voce timida ma tenera è sostenuta intelligentemente da cori che sanno sottolineare appositamente la sessione vocale e portare a l'insieme elementi solidi che si inseriscono precisamente nella costruzione. Senza dimenticare il dialogo delle due chitarre, tastierino, batteria, basso su di quale l'esercizio vocale si appoggia. Il tutto è distribuito molto bene e ugualmente su questa registrazione.
"Dandy Hobo" è un tempo medio che decolla al ritornello, li ancora, un duo di cori strappa a l'attrazione terrestre la totalità del pezzo, il tutto è semplice ma efficace, come la chitarra solista che arpeggia allungo. Questa canzone sembra leggera e aerata, le capacita vocale del gruppo ci sono per molto in questa sensazione. Questa canzone rimane la mia preferita sul EP.
"Ninja expert" ci scrolla con un ritmo sollevato di buona power pop. La batteria corre e sincopa la sua partitura, aggiunge “ghost notes” chiamate note fantasma ad un ritmo già febbrile, denso e rapido. La voce è leggermente ricoperta da un discreto effetto durante i versi, che li dà un aspetto telefonato, poi si schiarisce durante i ritornelli. “I might be right behind you, someday”
"Clouds" sembra essere il più muscoloso brano del corto EP e saluta l'uditore con un bel tono leggero. La discreta voce di Alessandro porta un accento giovane a l’insieme e il sostegno di Matteo Manganelli al basso è qua per colorare il tutto. La melodia del canto aggancia l’attenzione, la combinazione vocale è equilibrata e gradevole. A dire la verità non abbiamo bisogno di un Freddy Mercury o un Andrea Bocelli ad ogni angolo di strada, il tono discreto del cantante da un colore carino e fresco a l'insieme.
Questo mini album di quattro tracce è musicalmente molto valido, le composizioni sono fresche, giovanile e piacevole. Il livello dei tre strumentisti è largamente sopra la media per potere proporre registrazioni consistente, costruite, arrangiate intelligentemente, strutturate ancora meglio, interpretate bene e cantate in un modo rinfrescante.
Capitolo 8B Resando album Secrets
Mentre siamo in immersione ci ravviciniamo discretamente di qualche segnali rivelati dallo schermo di Jones, il nostro operatore sonar. Resando era apparso qua e là nel passato, durante le prime missioni, come un segnale ancora distante ma imponente, sopra tutto durante l'esplorazione del antro "Matteo Scotton" complice di due collaborazioni per due video "Secrets" e "The end" girato a Londra e costa inglese sud. La band si articola intorno a Filippo de Asmundis alla tastiera e canto, Michele Ceola al Basso, Ivan della Torre alla chitarra e Daniele Bonvecchio alla batteria. Sembra che la formazione si è leggermente modificata durante il rischioso trasloco fatto da Trento fino a Londra, storia di realizzare pienamente il potenziale della band. Due lavori sono stati rilasciati dal gruppo: prima un Album di 9 tracce nel 2011 "Secrets" e un EP nel 2013 "New religion". L’Intel conferma che la band è originaria di Trento e vari video raccolti sul Tubo sembrano sopportare questa tesi. Per il genere musicale siamo su "L'indus" o rock energetico appoggiato su una struttura di tastiere programmate o suonate: "Sin", "Gravity kills", "Nine inch nails" sono delle referenze mondiale in questo genere. Varie registrazioni e video, magari canzoni scritte e create nel periodo Trentino, sembrano precedere l'album "Secrets" ma il sito internet del gruppo, non ricorda nulla della loro storia.
"Change" apre l’album “Secrets” su una sequenza bassa, maschile, saturata e potente. C’è una chitarra mordente che aggiunge alla potenza già generata. La voce pregiata è potente e giusta, gli arrangiamenti sono di alto livello e sudano qualità da ogni poro. Effetti vari di post produzione, punteggiano qua e là, o la chitarra, o la voce. Il tono e dato; c’è qualcosa di architettonicamente monumentale e statuale in questo album.
"The end" è propulsato da una sequenza piuttosto semplice è che prodiga al pezzo un ritmo Il batterista martella precisamente il tutto, per dare vita biologica ad ogni pezzo. Ho sentito poca presenza di ritmi programmati e sicuramente, il loro utilizzo è stato sottilmente dosato. L'insieme suona a l'orecchio molto più che un rock attuale, la chitarra sottolinea melodicamente una struttura elettronica onnipresente, qui come su tutto l'album.
"Still alive" e suoi suoni distorti lascia posto al duo chitarra-basso per dare potenza ad una struttura sintetica che porta l’essenziale dei versi. C’è un contrasto tra il lato programmato dei versi e la potenza dei ritornelli e ponti musicali propulsati dal basso e la chitarra.
"Snake" è il primo pezzo calmo, perso di mezzo ad un oceano di energia e di sequenze. La strumentazione essenzialmente appoggiata sulle tastiere mette bene in evidenza il canto di Filippo. La batteria e il basso entrano oltre la metta del brano.
"Secrets" si impone come hit, per portare avanti l'album eponimo. Bel riff di chitarre comunque, che risorge in mezzo ad una giornata in immersione: invade subito la memoria dopo la sveglia o viene in mente a l'improvviso. Catchy come dicono oltre manica...
"Evil" è un tempo medio sincopato e triturato. Mette avanti una struttura diversa e propone una progressione molto più complessa ed interessante. La canzone è la più complessamente costruita dell’album. Dà al meno a l’ascoltatore l’impressione che la band è capace di esplorare direzioni diverse.
"Demon” ci riporta il mito della possessione su un ritmo molto più pesante e dettagliato. “There is something inside my head” è un ritornello cantato con vari stratti di voce su un basso molto più presente. Il crescendo portato da questa unica frase raggiunge un apice, prima di crollare nel finale.
"Purple sky" si gira definitivamente verso un Rock potente e rabbioso a forma di sberla sotto i 3 minuti. Chitarra e basso formano un muro sonoro gonfiato e monolitico. La batteria martella con potenza mentre le tastiere sembrano occupare il secondo piano, nonostante una presenza importante e costante allungo tutto il pezzo. Ancora una volta la voce tagliante e potente ci invita al volo nel cielo porpora.
L'album si conclude con "I am with you" che rimane il più orchestrato e il più melodico dei pezzi proposti in questo album. Il più calmo anche, nonostante una potenza tellurica suggerita nei suoni e la presenza più frontale della batteria, messa avanti dagli effetti messi sulla rullante. Con questa base la voce può decollare e invadere spazi più ampi.
- Jones? potresti annusarmi L’EP adesso?
Capitolo 8 C Resando EP New religion
(stesso podcast che sopra)
Abbiamo concluso la prima uscita di Resando; un album di 9 canzoni all’aspetto rock industriale e Jones ci sta guidando tranquillamente verso il rilevamento seguente: Un mini album di quattro canzoni:
- Jones? potresti annusarmi l’ultimo EP di Resando, adesso?
- E subito li, Capitan! Segnale nel 320, rotta nel 359, distanza 4 miglia, velocita 11 nodi, profondità 055.
- Rotta nel 350, avanti 10 nodi. La strumentazione è ancora su, credo??? Dai mandatemi questi dati!
Due anni separano l’album e l’EP. Michele Ceola fa parte del trasloco verso Londra, con filippo de Asmundis dove la band trova un nuovo batterista nella persona di Tom Ashcroft e un nuovo chitarrista su di quale l’Intel non può trovare dati. Dopo tanta scrittura e prove, nuovi brani vedono il giorno. Una delle scene del O2 di Londra le accoglie per un concerto. Ci sono buone recensioni…
L’EP “New religion" esce nel 2013, suoi titoli sono più LIBERI perché più lunghi. Intendiamo: meno sul "formato-radio-che-non-deve-eccedere-tot-minuti-e-tot-secondi". Abbiamo, intorno a noi, Radio e Tivù che agiscono come se un mercante d'arte potesse andare da Picasso e dirli: "Adesso dipingi solo in blu", o da Manet e stipolare: "Adesso espongo solo quadri di 65x55" o anche avere abbastanza fegato per imporre a Rodin: "Te faccio un’esposizione pero tutte le statue non devono eccedere 80cm di altezza". Pero nel mondo mediatico di oggi siamo arrivati li. Proprio lì: l'accesso al pubblico deve passare da un formato preciso che piega la creatività alla voglia spietata del mercantilismo. Entri nella scatola o non entri del tutto.
"New religion" si distingue da una sequenza ossessiva che sostiene il ritornello e si lancia verso spazi aperti dopo il terzo minuto della traccia, invitando a ballare. Nuove scelte di missaggio rilegano la voce nel corpo dei versi. Sequenze e programmi prendono il sopravento, il suono sia del basso che dalla chitarra è assorbito dalle macchine e le tastiere. Al terzo minuto una sequenza invitante ci spinge a scrollare in tempo mente una chitarra al suono alieno l’accompagna.
"Never again" salta fuori del branco utilizzando le stesse scelte di missaggio sulla voce. La batteria sembra programmata per questa registrazione. Anche qui dopo il terzo minuto le tastiere e la loro sequenza invitano a ballare, seguito da un assolo di chitarra stratosferico, che precede un ritornello ripetuto ad libitum nella seconda parte del pezzo, un po’ come “Demon” nel precedente album ma accompagnato, questa volta, dalla chitarra che fa maglia sopra la voce. “Never again” rimane la mia traccia preferita sul mini album.
"Frozen heart" si estende ancora di più verso spazi liberi, lascia la chitarra esprimersi, lascia alle tastiere l'onnipresenza della trama, e le percussioni sottolineare le frasi giuste. Ci sono molto più effetti sulla voce in questo EP che nell’album precedente. Magari si coniuga meglio con la dominanza delle tastiere nel mini album, ma seppellisce un po’ la voce nella massa strumentale già densa, l’avrei preferita leggermente più avanti, magari perché miei gusti son gusti da vecchio.
"Supernatural" parte come un cane senza guinzaglio in un campo libero. La metrica del canto è lenta, dimezzata nei confronti del ritmo e delle tastiere al suono strappato, che piangono su una sequenza al suono limpido. Ancora una volta la voce è meno distinta, camuffata da un effetto telefonato, che ne rende i contorni sfuocati. Il canto conclude il primo movimento dell’opera verso 3:40. Il basso apre la seconda parte, sulla bellezza di 5 minuti di strumentale, chiuso attorno ad una frase musicale ripetitiva e coniugata su varie declinazioni. Il suono diventa increspato e arruffato, si avvolge in una foschia sonora, si auto satura prima di morire della sua propria densità.
Ci rimane solo di staccare dal gruppo e tirare la reverenza verso le vere capacita compositive di Resando. Ancora a Londra, Filippo de Asmundis conferma in una conversazione telefonica segreta che il gruppo sta per sfornare qualche titolo perché è in studio mentre questo articolo viaggia verso il Trentino.... Stay tuned... Ghe roba sul fuoc'. Non saprei cosa fare al momento; o tornare verso la base o annusare cosa ci potrebbe essere in zona…
Capitolo 8D Death By Pleasure EP Waited wasted
Abbiamo concluso tre rapporti di missione in questa immersione: Uno su “What really” ed un’altra sui due album di Resando. Non saprei cosa fare al momento; o ritornare per rifornimento o annusare cosa ci potrebbe essere in zona… In fine sarà Jones a tagliare il dilemma della scelta fra rimanere in immersione o tornare verso la base: il nostro cane da tartufo, l’orecchia la più sensibile del bordo, l’operatore sonar il più qualificato della flotta, ci fa parte della sua scoperta:
- Segnale nel 095, rotta nel 241, distanza 23 miglia, velocità 6 nodi, profondità 110. Nuova firma sonar in trattamento.
- Rotta nel 180, velocità 5 nodi, profondità 110.
- Firma sonar Death by pleasure, registrata in banca dati.
- Death by pleasure??? Pfiuuuuu… Ustia de nome, non pensa Secondo? Del resto, una volta che sono passati davanti a noi, prenda lei la manovra per farci entrare molto discretamente nella loro scia.
- Aye, aye sir!
- Scanner, doppler, spettrometro, decoder audio!
Per le trippe di Lux interior e di Wendy O’Williams! Ecco gli “Death by pleasure” e il suono il più torturato, increspato e grezzo dall’emisfero nord di questo pianeta! Avevo fino ad ora sentito poco parlare di "low fi" e di garage, perché sub-coscientemente vedevo un ingegnere del suono con occhiali e cravatta dire durante la registrazione: "Hmm... non va bene ... bisogna rifare.... l'ago va nel rosso qua e là.... non si può..." e i due altri riderli in faccia, rispondendo: “Sì, ma il suono registrato cosi e micidiale!” Mi ricorda ancora una volta questa voglia di uscire della scatola, di fare qualcosa non per far bene, ma per andare al contrario di quello che si fa generalmente altrove, dappertutto. Come nel periodo in quale negli anni 80, la band di punk furiosi in quale suonavo, appoggiava un registratore a casette della Philips per terra fra batteria, l'amplificatore chitarra, l'amplificatore del basso, e l'amplificatore voce e con due dita premere "Record e Play"... Casomai si sentiva troppo l'uno o l'altro si muoveva il registratore di 20cm più in là e si suonava il pezzo di nuovo. Mirino! Centro! Siamo li... L’unica differenza è che qui la combinazione dei suoni rimane molto più armonica di quanto ne pare.
Arrivano un po’ di dati, cominciamo:
"Spontaneous combustion" sembra essere la prima scelta del gruppo per portare questo' EP di quasi 6 tracce. E per il rispetto del genere, tutto l'EP è registrato distorto in proporzione elegantemente teatrale. Registrazioni artigianali possono essere chiare con la tecnologia del 21imo secolo. Molti gruppi scelgono di distaccarsi dal suono limpido per proporre vocali oltre saturati, batteria registrata con un solo microfono e registrazioni senza sovraincisioni, alla moda punk; registrazione in moto, canzone interpretata tre o quattro volte, una sola presa scelta per la pubblicazione. Il colore del tutto sembra più vero, meno plastificato o lisciato: Fa parte del genere musicale.
Fra i due pezzi che aprono la paletta di carta vetrata per timpani vergini, preferiscono "Points of view". La canzone utilizza la stessa ricetta che la traccia precedente; il brano sembra volere includere ingredienti diversi, o al meno un approccio con un angolo diverso, perché in mezzo al passaggio della rapa a legno da un’orecchia a l'altra, vengono fuori melodie cantate, sapientemente combinate. C’è uno stacco di mezzo al brano con un cambio di ritmo e dei cori che sollevano il finale.
"Shy, shine" avanza a scatti, blocco per blocco e offre un contrasto fra momenti calmi e chiari e passaggi muscolosi, spettinati e arruffati. La registrazione sembra più chiara nella parte iniziale, con questi colpi sul bordo della rullante e frase di chitarra decorate delle note cristalline di un Glockenspiel. Poi salta nel suono grezzo e saturato, che il gruppo propone dall’inizio del EP. La fine del pezzo è un franco colpo di forbice ad un momento inaspettato, sulla fine di una frase di chitarra; magari per eliminare un incidente di registrazione.
Come delle piccole peste e dei birichini cronici, ci si rigioca di nascosto con i fiammiferi, e nelle scale in cima a questo, per "Find a fire that burns" e la sua voce urlata su martellamento ripetuto di piatti. Qui, raggiungiamo dei livelli di saturazione eccezionali, specialmente durante il ritornello, dove l’energia sprigionata dalla chitarra e dalla voce, prevale sull’estetismo calpestato tutto allungo al corto mini album. I versi sono relativamente chiari, propulsati da un ritmo ferroviario. Una piccola dose di Larsen provvede urli stridenti all’inizio e la fine del brano.
"Waiting, Wasting" è un quasi pezzo dell’eponimo EP, rappresenta solo un intermezzo di 26 secondi verso l’ultima traccia di questo album e si compone di una melodia suonata al Glockenspiel, sul martellamento della gran cassa, interamente composto di percussioni, l’intermezzo è concluso dal suono rovesciato degli ultimi secondi registrati.
"LBMB" ribadisce un tema di chitarra al suono ruvido, alternato da cambiamenti di sonorità e di ritmo. Come dei mammiferi acquatici, i membri del duo hanno bisogno di qualche secondi di respiro alla superficie, per ovvi motivi di sopravvivenza, e dopo qualche secondi di suoni quasi puliti, ci riportano verso le profondità distorte del loro proprio abisso. Qui si conclude l’album.
“Waited, waisted” è da lontano la registrazione la più ruvida e la più spinta del duo di Trento, che sembra avere già pubblicato nel 2009 un album completo, molto più abbordabile e meno selettivo che questo mini album. Questa registrazione non è ovviamente a portata di tutti timpani per il suo evidente contrasto con l’immensa proposta di suoni calibrati e lisciati del mercato musicale comune. Propone, per lo meno, una direzione che troverà, fra i annoiati delle melodie prodotte in serie, un’udienza capace di cercare e di trovare combinazioni melodiche interessanti, di mezzo alla scarica delle sonorità rifiutate e bandite ovunque altro. Il gruppo sembra registrare di nuovo per portare turbamenti in questa ricca primavera musicale: Energia, potenza e attrito.
- Dai, stacchiamo ritorno alla base Nibraforbe, Secondo? ci calcola una rotta per il nostro ritorno, li lascio il centrale.
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