Capitolo 54b Kanjante album Klessidra
(seguito recensione Maude)
Il secondo mi tira fuori da miei pensieri:
- Abbiamo un problema, Capitan...
Jenkins, conferma lo strano sentimento del Secondo:
- Esatto! Cos’è sta roba.... “Djent”, Capitan?
- Eeeeharmm... Non so ben miga.... Capo Centrale?
- Comandi!
- Cosa abbiamo su “Djent” nella data bank?
- Allora... Il djent è una corrente musicale che viene della scena metal e rock underground degli anni 2010. Il termine stesso è onomatopeico, una imitazione del tipico suono proveniente dalle chitarre distorte con accordatura "verso il basso" suonate con la tecnica del palm mute, fondamentale in questo genere musicale. Il termine è stato reso popolare da Misha Mansoor della band statunitense Periphery. Caratterizzato da una forte enfasi sui ritmi sincopati, da un ampio uso di poliritmie, caratteristica derivata dal math rock e, dal punto di vista della strumentazione, dall'uso di chitarre elettriche (spesso con 7 o più corde) accordate verso il basso. Inoltre, il cantato presenta caratteristiche comuni al metal, alternando parti in growl (vociferato) o in scream (urlato) a seconda dei casi e voci pulite con una notevole estensione vocale. Una delle principali influenze delle band Djent sono gli svedesi di Meshuggah, che furono i primi ad introdurre nella musica metal alcune delle caratteristiche citate precedentemente. Per illustrare questo, Capitan, abbiamo un video sul tubo dal famoso Dave Brown (quello di boyinaband.com) in quale utilizza la famosa “dubstep guitar” ma lei, Capitan, dovrà far molto attenzione di non paragonare il Djent con il Dubstep che quei Djentisti si arrabbiano forte.
- ...................................... ‘aspita! Ma lei cosa fa, quando non naviga nel Wyznoscafo, Capo Centrale?
- Beh, alzo il coperchio de mi pattumiera de domenega e vago far un giro de fora.
Nettuno stridente! Mi ritrovo come uno studente di 8 anni davanti alla lavagna, col maestro di scuola che si accorge che non ha fatto i compiti. Cosa faccio su un colpo del genere? Non ho nessuna referenza su di quale appoggiarmi e dobbiamo concludere la missione a tutti costi.
- Secondo, credo sia tempo di utilizzare il nuovo interferometro, doppler e risonatore magnetico combinato con scanner, spettrometro e decoder audio...
- Agli ordini Capitan!
Mi sto dando un po’ di consistenza davanti al personale del centrale, ma devo dire che non so dove mettere i piedi. Come spiegare??? I 20 primi ascolti in cerchio chiuso mi danno l’impressione di ritrovarmi nei pani dell’imperatore Federico II dopo una sinfonia di Mozart e dire: “Ci sono troppo note” ... Dai! pero non siamo imbranati a non capire che si utilizza chitarre “monofoniche” in un certo senso, che il Math rock utilizza determinati numeri di chunks per battuta. (un chunk e il gergo per dire un colpo di chitarra secco. Esempio se vuoi suonare il numero π che è 3,14159 nella prima battuta ci si fa 3 chunks, nella battuta seguente 1, poi 4 in quella dopo, 1 nella seguente, poi 5, poi 9 e via così.) E che in fine, cambi frenetici di misure dal 6/4 al 3/4 al 8/4, o anche 7/8 per scegliere fra i più semplici, danno un mal di testa ai batteristi e danno una quantità impressionante di partiture estremamente complesse da ricordare. Per rassicurarci un po’, abbiamo già esplorati altri stile musicali strani, come del electro grind a Lincoln, o del electro doom Giudicarese. Pero devo dire che ho la crisi della pagina bianca, al punto di chiedermi se siamo tagliati per questa missione. Invece di provare di parlare di quest’album come lo fanno i specialisti del settore utilizzando termini elitisti e rischiare di coprirsi di ridicolo, meglio parlarne in termini semplici, per aprire questo tipo di suono al profano di passaggio, perché profani lo siamo anche noi.
Quattro musicisti; Edoardo Zotta: Vocali, Daniele Durato: chitarra, programmazione, Stefano Degasperi: chitarra, Federico Fava: batteria, compongono quel combo. Notare l’assenza di basso; visto la frequenza a quale suonano le chitarre sembra superfluo. Siamo a più di 60 ascolti in cerchio chiuso durante quest’immersione e devo dire che le cose iniziano a sedimentarsi un po’.
“A whole new level of sin” rappresenta un caso di studio. Due chitarre: l’una spara le note sincopate della struttura portante del pezzo, l’altra alta e melodica sorvola, chiara e limpida, la sparatoria della batteria. Due voci; una calma alta e chiara crea leggerezze melodiche al primo piano, l’altra rauca e “growl” vocifera “zo da bas en caldaia”. Siamo in terra di contrasti dove la vera bellezza melodica cammina fianco a fianco con una potenza grezza che sposta tutto sul suo passaggio. La combinazione non è a portata di tutti gusti. Ci si può quindi, includere parole come “Idiosyncratic” nel testo storia di mettere la barra ancora più alta...
“Klessidra” attacca ancora più forte, dopo il fiatone generato dalla prima traccia su Edoardo Zotta, il cantante. Si trova che ha un po’ da fare su questa traccia... per dirlo forte una buna volta per tutto, Edoardo ha una voce sorprendente; potente e chiara negli alti, e più che convincente nei growls. Poi il batterista ha un gioco di doppia pedaliera preciso e non ha da abbassare lo sguardo davanti altri batteristi del settore, anche in band internazionale firmate, cioè spacca seriamente. E tutti due, batterista e cantante, lo provano su questa traccia piuttosto.... intensa.
Ancora più intenso e “Animectomia”... Che titolo strano.... Magari e la rimozione chirurgica dell’anima. “Give me your knife and shred my skin and make the holes as wide as you can. I need to show the bones, split them up to grab the demon that dwells inside. This is the devil’s den! Welcome!” Ecco! Si deve precisamente trattare di questo. Tranne che l’operazione viene svolta in trincea, sotto il tiro dell’artiglieria e la sparatoria di una “12.7” che svuota caricatori alla catena. Dopo questa traccia, credo di avere “purée di Neuroni” fra le orecchie...
“Neon” arriva come un momento di calma prima un’altra tempesta. Si apre una spiaggia, c’è sole, calma di vento... Questo strumentale è bello. Non perché arriva dopo uno dei passaggi più intensi dell’album, ma perché il semplice tema di chitarra è ripetuto su un ritmo piacevole e contrasta con poliritmie e stacchi cronici delle altre tracce. Solamente 1.48… Fa un po’ corto.
“Pandemonium” si presenta quasi come una traccia metal classica, o più precisamente è la meno impregnata dell’intensità “djent” anche se ritroviamo un bel finale di chitarre nello stile che va di moda.
“Led” riprende il sentiero luminoso di “Neon” o diciamo che ci schiarisce il cammino nella sua prima parte. Kanjante prova qui di potere essere veramente lirico. Spiagge di tastiere programmate pianificano il terreno, una batteria bene dosata ci porta quasi a spingere impazientemente con il crescendo che porta a la parte più muscolosa del secondo strumentale dell’album, basta aspettare 1.45 per decollare su un bel assolo di chitarra, seguito dallo sfogo sincopato della seconda parte che serve di introduzione a “Gnomisis, parte due”.
Un piano forte programmato conduce con calma all’intensità irrefrenabile di quel pezzo. E veramente troppo denso per il cervello mio che arriva a saturazione. Un passaggio quasi calmo mette in evidenza un lungo tapping di chitarra prima di concludere la traccia in un’orgia di uppercut che mi fan perdere l’equilibrio.
“Solifluction” mi trasporta direttamente, durante le sue prime misure, verso “Cherry Wave” dei “Deftones”, l’illusione è di corte durata. Questa canzone si campa su un ritmo medio ma pesante, alzati da due versi piuttosto muscolosi, che creano un alto rilievo. L’album finisce li.
Son strac com’ un asen. Esaurito, lesionato, centrifugato, disteso. Non si può negare che la qualità è bella presente sia nella composizione che nella registrazione. Solo il genere, orientato verso un pubblico più giovane, ha presentato un po’ di problemi di disorientamento a l’equipaggio intero.
Il secondo si avvicina poco dopo la fine ufficiale della missione:
- La vedo un po’ teso, Capitan...
- Ha ragione Secondo: Eterna e la tensione...
- Torniamo alla Base Nibraforbe, Capitan?
Stavo per rispondere di sì, prima di tornare in cabina a sdraiarmi un po’. Jones interrompe tutto.
- Segnale organico pieno Nord, velocità stazionaria, profondità 0...
- Organico??? Rispondo... cioè una balena?
- Na! Fatto de legn... Capitan!

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