Chiudo il boccaporto del Wyznoscafo, da l'esterno questa volta, e lascio andare via l'equipaggio per un riposo meritato. Già la squadra di mantenimento e riparazione invade gli spazi stretti ed ingombra corsie e passaggi, di flessibili di ventilazione, tubi idraulici e cavi elettrici. Io, invece di staccare completamente, parto segretamente nell’universo del Intel stesso, mentre anche la sua squadra, si mette al riposo. Vado direttamente mettere il naso nei dossier che potrò studiare e raccogliere qualche dati, direttamente sul terreno: Comincio con una bella sorpresa, appena arrivato, riconoscendo Pietro, il tastierista degli Rebel Rootz, al bar del Montana di Vason, ma lui non ha idea di chi sono. Meno male, questo è solo un auguro di buona fortuna. Proseguo con una serata canzoni/Teroldego e Lagrein in cantinota Sardagnola con Nibraforbe al completo e una Anna Saltafossi Berloffa ancora più bella dal vivo, che in foto. Recupero da un agente dormente l'ultimo Zeroids in vinile, un Felix Lalu, ma devo constatare con pena che l'agente dormente si è addormentato la maggior parte del tempo, lasciando Trincea degli Bastards, la discografia degli sQuirties, Johnny Mox e gli Humus alla deriva. Grossa intrusione nel santo dei santi, con una serata nella sala prova degli Supercanifradiciadespiaredosi che sgranano davanti a me una scaletta completa. Durante la pausa Randy Molesto mi consiglia l'ascolto di "Oil on Canvas" prima di ammirare di nuovo le capienze vocali e strumentali di Findut Poteidone e tre nuovi titoli scanditi da un Brodolfo, uguale sulla scena come nella vita odierna. Seratina a l'angolo dei 33 per incontrare Giulio Bazzanella bassista di "Ho i vermi", "Due di bastoni" e qualche altri progetti a venire per poi parlare con Violenzo Psichedelico il co-redatore della database musicale Trentino, e sbattere per caso, dentro Matteo Scalett il batterista degli "Next point", ma manco di incontrare Leonardo Menegoni dello Smart Lab e ex-bassista dei "Camp Lion". Poco tempo per esplorare negozi di dischi ma trovo da Delmarco un reparto di musica Trentina. Volevo Tryaxis, Silvia Caracristi, Adele Pardi, Humus, ma riparto con Poor works, Maria Devigili, Babamandub e maTTeo abaTTi, e il famoso "Oil on Canvas" consigliato da Randy. Manco per pochi minuti la visita di Alex Carlin, della Gulliver studio, nel negozio. Torno in albergo per trovare un CD Demo 2012 del duo "Talking sound" e trovare in Giusy Elle, la chitarrista del Gruppo, una collega di redazione, vista che propone un Blog completo sui duetti Italiani. Visita troppo corta nel mondo momentaneamente scosso degli Stargazers: Laura Galetti mi lascia "Frammenti", un CD di Cover, prima di sparire sotto un cielo di piombo. Gancio strategico fino alle Sarche per incontrare Stefano dell’Albergo Ideale che propone gruppi ogni tanto, per l'amore della musica e per il dinamismo del suo bar: Ricordiamo il manifesto "doppio taglio" storico degli Next point e gli Supercanifradiciadespiaredosi durante 2014. Spazi per suonare sono rari e una nuova collaborazione di comunicazione si può aprire fra la pagina del capitan e L'albergo Ideal. Little finger mi apre lo spazio della sua immagine internet per fare comparsa per il video di "Trust Issues" girato da Bastoncino Gardumi. Sala prove ancora, a Riva del Garda o vicinanze, per vedere gli Ome Brothers da "nonna Carla studio" che fanno progressi ogni giorno e si preparano ad aggiungere un bassista al duo. Fine riposo impegnato con i Gardumi del Bondon per un invito a cantare sotto le stelle la famosa canzone "Mi resto en Bondon" con il duo sotto la stretta sorveglianza di Fudino, noto chitarrista degli "Grandine" e degli "Lunauta". Il tempo speso bene passa in fretta poi, e già ora di tornare a preparare le prossime immersioni. Quasi due settimane sono volate via come un soffio di vento. Pero delle difficoltà già incontrate prima, tornano a rinviare le missioni: nonostante la qualità del materiale raccolto, un grosso lavoro di identificazione e classificazione deve esser fatto, prima di iniziare qualsiasi cosa. A scaricare vari CD nel computer centrale del Wyznoscafo per analisi, ci si incontra un problemino per lo meno secante: alla registrazione dei CD nella memoria centrale dell’archivio salta fuori: Artista sconosciuto, Album Sconosciuto, Genere sconosciuto, anno sconosciuto, Copertina sconoscita... Poi Traccia 1, Traccia 2 e via cosi, invece dei titoli delle canzoni. Niente informazione sui compositori, ne fonte di informazioni sullo stampato del CD di Babamandub, per esempio. Stesso caso su il CD di Maria Devigili, idem per "Oil on canvas" e non ho ancora provato maTTeo abaTTi, né "Poor works". Tutte le informazioni devono essere entrate manualmente, tracce per tracce. Se no, al replay degli "recentemente scaricati" viene tutto in disordine. O piuttosto tutte le "Traccia 1" dei vari artisti, poi tutte le "Traccia 2" e via così. Scaricando CD nel mio passato, prima di diventare capitano di sommergibile, appariva il nome del gruppo, il titolo dell’album, il genere musicale, l'anno di uscita, persino le "embeded cover" o immagini incluse, per illustrare tracce per tracce l'album, con foto diverse della copertina, e ovviamente il nome degli autori e compositori che facilita il lavoro se si fa una dichiarazione alla SIAE. O al meno, che non ributta il creatore della playlist, che deve fare fastidiose ricerche per arrivare al suo scopo, e che preferirà sicuramente scegliere una canzone degli "Police" se il suo computer risponde presente, alle sollecitazioni dell’ente. Devo far parte del problema agli agenti del Intel. Ci sono, al mio parere, scogli che non facilitano la diffusione delle opere musicale trentine. Per il momento niente immersioni anche se lo Wyznoscafo splende sotto una nuova mano di pittura lucida e se tutti sistemi sono provati, calibrati, pronti e operativi. Chiamo il secondo, e Jones del sonar, per uno sforzo serio di classificazione e appoggiare l'etichetta giusta su tutto il materiale sciupato al naso e alla faccia del Intel.
Capitolo 19 b the Zeroids album Besides
Ritorno della mia intrusione sul territorio musicale Trentino, l’equipaggio torna verso la base e il Wyznoscafo dopo due settimane di un riposo meritato. So che fra poco un l'immersione "test" sarà su il planning. E come tutti vecchi lupi di mare, l'esperienza riporta a rifare i primi passi, dopo questa ripresa in mano, in ambienti conosciuti. Una bella galletta di vinile provvede un fondo rassicurante e piacevole come una serata in casa. Tutto l'equipaggio a l'occhio sui manometri mentre facciamo un giretto sott'acqua su l'ultimo Zeroids. Rivedo, come un’immagine sbiadita, l'annuncio visto in un giornale del 1981: "Il vinile è morto, arriva l'era digitale". Trenta cinque anni dopo, deposito sensualmente la piadina nera sulla Technics MK2, e lascio la puntina Ortofon Concorde baciare la prima vibrazione del disco volante. Gli Zeroids non mentono. Meritano un Nobel di onesta. Gli Zeroids son sordi al richiamo delle mode, che poi passano. Sono diritti come un razzo di fotoni attraverso lo spazio. Son regolari come un orologio svizzero. Son de quei gruppi a fare delle carriere alla AC/DC. Perché non deludono MAI! Cosa posso dire poi, di più che la mia prima recensione su quel trio?? Poco niente a dire la verità. È tutto buono, tutto vero, tutto puro.
"Get what I want" si veste di psichedelismo e di flower power, con tinta Oasis, per portarti via sul loro tappetto volante. Da lì si vede la cita dall’alto, guidato un batterista metronomico, semplice ma efficace, professionale senza farne troppo, perfettamente giusto.
"Thinking of you" è deliziosamente Brit pop, splende come una canzone d’amore o piuttosto come una dichiarazione. Un tempo medio diventa più confortevole per le note sincopate che punteggiano il brano.
"Anything" segue il pianto acuto della chitarra. Lascia uno spazio senza batteria ne basso per lasciare la voce e una semplice chitarra evidenziare il primo verso. Il ponte musicale si appoggia su accordi non usuali e offre una dissonanza benvenuta ed esotica.
"Take me to the cinema" ha come un retro gusto di "Hank Marvin" nella sua introduzione, tutto come nella parte conclusiva del pezzo, che porta al primo strumentale dell’album. Una cortissima fuga alla moda anni 60.
Bisogna girare la torta nera, solo per la goduria del gesto, passare al lato B e sorridere beatamente su "Ask me why" che è conforme a tutte le aspettative. Gioia, piacere, scrollare da solo nel centrale operativo con le cuffie a chiodo sulle orecchie, perché è uno scivolo quasi senza fine e che una volta tuffati giù nella piscina c'è solo da tornare de sora...
"Going to the disco" fa del nuovo con del vecchio... è meravigliosamente classico. Quasi esemplare. Racconta di uno distacco sociale fra i giovani e del disdegno, già presente fra chi può e chi non può. La vita sarà li ad accentuare la frattura.
"Daisy bones" è arruffato e energetico con il suo numero di "Battute Per Minuto" sopra la media, come un bel colpo di defibrillatore che arriva con tempismo, prima del secondo strumentale dell’album che suda di "Shadows" da tutti pori. Troppo corto del resto, perché serve di introduzione a l'unico lento dell’album, “Enstrumental #2 / Bringing Me Down” armonioso, cantato con stacchi e onde vocali su un basso monumentale (come su tutto l'album, del resto) che trasforma quest'uscita di album, in un pezzo veramente notevole, sicuramente il migliore dell’Album. E che lascia contemplativo finché la puntina entra nell’ultimo loop del disco per punteggiare di "cick, cick, cick, cick..."la fine di questo giro di giostra. Rimane solo da stare in fila, quella dei fan dei Zeroids, quelli conquistati uno per uno, quelli che sanno perché sono li. Determinati e fedeli per vederli dal vivo.
Superficie! Test conclusivo, tutti sistemi operativi. Le prossime missioni saranno in acque calme. Nen pian.


Commenti
Posta un commento