Capitolo 24 Maria Devigili album La trasformazione
"La trasformazione" porta con se la prova dell’esistenza degli multi-versi (o multi universi), sostiene la teoria delle extra dimensioni (11 in tutto), conforta la super-simmetria (tutte le particelle hanno la loro anti-particella), fa un passo avanti verso la spiegazione della materia nera, sostiene John Wheeler e il suo postulato "c'è un solo elettrone nell’universo", evidenza l'apparizione di particelle e anti-particelle nel vuoto e il loro annientamento, porta un mattone a l'equazione di unificazione delle forze universale. E non lo fa matematicamente, né fisicamente, ma musicalmente... Non c'è bisogno di contraddire la seconda legge della termodinamica per riuscire a far passare delle teorie più sbilenche delle mie recensioni. Nel segnale registrato sulla galletta tridimensionale del Compact DisQ che rifletta luce colorate, al secondo dell’orientamento e l'angolo in rapporto alla sorgente dei fotoni, multi-versi si aprono. C'è stranamente rilievo nelle informazioni distillate e integrate in queste due dimensioni: raggio e spessore. Il suono disegna creste e guglie dentate in mezzo alla pianura lucida della superficie liscia, utilizza armonie o dissonanze fra accordi per dare un rilievo palpabile al contenuto di questo album. Sorprendente, visto che tutti suoni sembrano registrati naturalmente, nudi, spogliati, senza effetti troppo invasivi, ma la loro combinazione apre spazi sconosciuti, perché ancorati nella semplicità, e questo stona meravigliosamente dalle produzioni musicali attuale... C'è anche una moltitudine di sensi a testi depositati: "Giunge il buoi quando è ora": Notte? Morte? O tutti due, al secondo di chi sei e come la pensi? C'è un insegnamento? O la libertà di svagare dove vuoi, trovando conforto come puoi? Siamo su l'affermazione di Antoine Lavoisier "Niente si crea, niente si perde, si trasforma tutto" o pronti a tuffarsi nelle pieghe insondabili di una grottesca spiritualità??? O semplicemente questo album arriva al momento in quale dobbiamo farsi tutte queste domande?
Siamo a poche miglia nautiche dalla base Nibraforbe, in acque conosciute ma anche alla porta di altre dimensioni immerse, sonore, filosofiche. Un VARCO amichevole si apre, perché battere indietro? Fermi motori, proseguiamo sulla nostra velocità residua e scivoliamo piano nel varco quantico. Tanto, un rumore di vinile famigliare e invitante precede "Quando è ora" con suo ponte musicale sostenuto da percussioni selvatiche e la sua chitarra alla pulp fiction. Il buio giunge quando è ora, non prima, non dopo, è una meccanica celeste, bisogna accontentarsi. Accontentarsi è anche una malattia nazionale: c'è chi ti governa e che non si accontenta mai, del resto.
Percussioni vocali danno il tempo a l'introspezione consumistica di "Spegnere-Gettare" in quale le tastiere, si campano confortevolmente. Talmente tanto che concludono il pezzo con un’indipendenza determinata.
Non bisogna fermarsi "dentro le catene della logica e della certezza ottusa che è solo una scusa" su questa terra per aspettare la nostra trasformazione.
Cambi di ritmo, glockenspiel e cori tridimensionali ci guidano verso un viaggio allegorico, fuori dal tempo, seguendo la stessa stella che Maria. "La tua voglia di volare ti ha ancorato a questa terra" constata in "Frammento" l'opposizione nei risultati ottenuti, nonostante sforzi tenuti durante vite intere, per ottenere che "alla fine vincerai ma perderai tutto".
"Non Chiederci la Parola" di Eugenio Montale, è letta da Claudio Lolli, perché Maria l'ha invitato sull’album per leggerla, e aprire la canzone "Come una formica" che comincia giustamente su ritmiche, come dire.... alla Bolero di Ravel, diciamo. E chitarra, percussioni, voce ballano insieme su questo gioiello che un flicorno accompagna sottilmente verso l'ultima ritmica, come dire... alla Ravel, diciamo.
Un pianoforte principiante suonato senza l'uso delle pedali ci porta "Fiore d'Hiroshima". Maria deposita parole in Giapponese su questa filastrocca. (come nella sua canzone “Vortice", del resto)
"L'anima si muove in ogni cosa" è la parola chiave del "Invisibile è quello che ci sostiene" basta volere trovarci verità di fisica quantica, o anche di spiritualità, volendo.
Ritorniamo sul tema della trasformazione/morte nella triste costatazione delle condizioni di vita dei nostri futuri "pasti migliori" condizione di allevamento senza mai vedere il sole di vitelli e polli, o di spazi ridotti dei pesci d'allevamento, che sognano di volare o nuotare in un lago vero. Possiamo avere condizioni di vita migliori, per noi stessi, se diamo condizioni migliori a ciò che finirà nel nostro piatto.
Mi aspettavo ad una cover degli Pop_X con "Celestial" ma rimaniamo senza notizie del duo Panizza/Biondani tranne rumorini di plastica senza consistenza abbandonati su You Tube. Ritmi caldi di scirocco uniscono cielo e terra dietro misteri "invisibili agli occhi umani" basta seguire l'armonia dei cori.
"La distrazione” descrive con maturità la schiavitù televisiva: "Cercando di fuggire stando su un divano, e le catene, addobbate per bene, sono leggere nel regno della distrazione". "E il veleno e addolcito per bene, ha un buon sapore, nel regno della distrazione".
Maria sembra accompagnata da una corista totalmente sconosciuta dagli servizi dell’Intel su "L'Ombra” traccia sporadica e nervosa come un tango appassionato.
"Verso l'alto" conclude vocalmente con vari timbri e tonalità quest'album e richiama sia verso il divino, sia verso galassie fatte di materia e materia scura, a scelta dell’uditore. Come per trovare per sé stesso la via attraverso gli multi universi proposti nel rilievo immenso del canto e delle melodie: "La certezza non è più la vita, guardi verso l'alto" tocca a te trovarci quello che vuoi. Tutte le certezze divine o tutte le incertezze scientifiche.
L'ultima incertezza essendo di Yoichir Nambu "L'eventuale creazione e annientamento di paio di particelle che succede sporadicamente nel vuoto, no è ne creazione, ne annientamento, ma solo un cambio di direzione di particelle in movimento, dal passato al futuro, e dal futuro al passato...”
E ora di uscire dell’altro lato del varco, come niente fosse successo. La propulsione di nuovo in funzione, ci porta FINALMENTE verso la nostra ospitabile atmosfera. Devo ricompensare l’equipaggio: A strappare per primo la superficie è la mia carta di credito in cima al mio braccio teso.
Sotto di me l'equipaggio esulta:
Pago da bever, pago da magnar.

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