Capitolo 39 Exercoma EP Rei

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[Seguito recensione “Death by Pleasure”]

-   Arhem... Capitan.... non ho nessuna spiegazione scientifica per il fenomeno che gli strumenti mi rivelano altro che.... ANOMALIA...

-  Rilevamento?

- 270.... 10 miglia…. sembra sulla traiettoria del razzo degli Exercoma.

- Segnale del EDP?

- Gnent, capitan!

- Nen da veder allora. Mettiamo tutta la strumentazione a disposizione su questa “ANOMALIA” voglio dati e rilevamenti precisi. Secondo? Portaci a profondità 030, Capo centrale? Mi tiene aggiornato di tutti dati, a mano che arrivano.

- Aye, Aye, sir!

- Nettuno Stridente, Jones! Perché sudi in quel modo? Ostia!

- Non so Capitan, tutto ciò non è reale... non può essere... ed impossibile... c’è... c’è... Un cratere in mezzo al mare! Ed è stato lasciato dagli “Exercoma” ...

- COSA?

Il capo centrale, il secondo e me ci siamo esclamati allo stesso momento.

- Stiamo per entrarci, Capitan. Dice il secondo, con un nodo in gola.

- Ferma propulsione, scivoliamo dentro sulla nostra velocità residua.

- Capitan! Esclama Jones, siamo dentro!

Il capo centrale si è abbassato al suolo, sembra guardare oltre le tubature che scorrono sopra la sua testa e mammona preghiere a tutta velocità...

- Profondità? CAPO CENTRALE! Per le trippe di Richard Dawkins! Profondità?

- Eh... beh... ah... ma... eeeeeeeh... vediamo.... eeeeeeeh, 30 metri (ma... come e umano lei!)

- Siamo in centro a l’anomalia Capitan... e fermi. Conclude Jones.

 C’è silenzio in tutto il centrale. c’è silenzio ovunque.  c’è silenzio ed immobilità. Magari siamo anche fermi nel tempo, non si sa. Ci sono raffiche di punti di domanda in tutte le teste del bordo, e punti di esclamazione in tutte le menti. E siamo tutti immobili e zitti... Devo assolutamente verificare. Come un lampo, corro verso la scala che porta al ponte superiore, e salto su quella che porta alla torre.

- NO! Capitan NO! Urla il secondo!

Troppo tardi, la manovella del boccaporto si apre senza difficoltà e spingo il pesante coperchio d’acciaio per salire sulla torre.  Nonostante siamo a 30 metri registrati, mi trovo a l’aria aperta, in un immenso cratere fatto d’acqua, come un Mose ateista in un film con Charlton Eston. Un vento, al gusto elettrico, fa salire in piedi tutti miei capelli. Sono pettinato come un Jackson 5 e il secondo mi raggiunge sulla torre pettinato nello stesso modo:

- Ma... ed impossibile!

Onde di acqua spinte dal centro, dove ci troviamo, stano risalendo la struttura di una mezza sfera perfetta, nel rumore magnetico di scintille che arcano con la superficie del Wyznoscafo.

- Veda anche lei, Secondo, con i suoi occhi... Pulsioni elettro magnetiche radiale e repulsive... l’evento dell’anno! E questo e stato fatto solo con un 4 tracce: REI! Lo sapevo... Dai! Andiamo dentro che questo fenomeno non sarà permanente...

L’uscita di “REI” data di 2015 ma il suo arrivo in superficie aveva scoppiato alla faccia della stampa locale, compreso quella underground, di altri musicisti Trentini anche a l’estero, e lasciato una traccia profonda nella mente di tutta questa bella gente. 4 tracce sorprendente di serio, di qualità, di senso, di melodia, e di profondità. La cosa la più vicina a Garbage e Placebo, nello spirito e nel fare.  Allora cosa c’è di veramente particolare in queste quatto canzoni, e perché non possono lasciar indifferente?  Magari perché ne puoi prendere una a caso e farne un single per portare avanti un potenziale album, e funziona ogni volta; In somma un EP fatto di quattro hit single, per farla corta. Ci si potrebbe anche pensarli, con un entusiasmo lasciato a ruota libera, in cammino verso un destino nazionale, se i piccoli maialini non le mangiano prima. Un unico riflesso succede alla fine di questo EP: sentirlo di nuovo. Abbiamo oggi la facilita di ascoltarlo in cerchio chiuso una grande parte del giorno, e lontano di annoiarsi, ci si finisce anche per partire in viaggio:

Due note elettroniche rovesciate conducono a “Il figlio” e la sua introduzione stofegata. E come un cane eccitato trattenuto al guinzaglio, si deve aspettare il momento giusto per mollare. Poi a 0:50 parte tutto. E cantano... Cantano quasi tutti... Giusto e bene... Giusto e calibrato... Cantano. “Puoi annegare colpevole tra le sue rovine instabili, Puoi annegare colpevole tra le sue rovine fragili”. È scritto bene, ed e una sensazione forte e rock. Dietro i riff di chitarra e il martellamento preciso della batteria c’è spessore. Mica paglia! Fra frase di tastierine e sberle al basso, questa traccia suda potenza, precisione e intelligenza. Un capo lavoro. Siamo ancora con scintille fra le cuffie, e i due emisferi cerebrali ricercano l’equilibrio con fatica, dopo quel giro di giostra.

Non siamo ancora rimessi dal primo giro che una sequenza meccanica di chitarra che arpeggia, ci attira nel “Mondo blu”. Una seconda chitarra in agguato, punteggia discretamente, ma giustamente la fine del verso. E cantano ancora, fortunatamente. Cantano un’esitazione davanti al desiderio dell’indipendenza: “Lasciami la mano così prendo il volo”. E le vertigini che ne risultano: “Prendimi la mano che non tocco il suolo” concenti di navigare fra perdite di equilibrio: “La certezza del mondo è una trappola in più”. I testi son intelligenti, scritti bene e c’è senso da scoprire fra le righe. Il canto e i vari livelli di cori son bilanciati al mezzo grammo, c’è equilibrio e bellezza, anche negli urli. La frase ossessiva di tastiera ci porta alla fine di questo gioiello, poi la traccia si sfuma, in un etere sintetico. Non potevano lasciare altro che un cratere, con due bombe del genere. Rimaniamo nel sintetico perché “Robot” martella il suo ritmo Rock e rivendica “vengo da macchine a petrolio, il futuro è mio papà” punteggiato di rumorini: “Gnaww!!!!” in sottofondo. Batteria avanti, basso tuono, e frase di tastiere ravvicinano “Robot” a una composizione di Placebo.

Simone” relata un fatto di cronaca, il terzo della serie, giù a Roma, un 21ene si toglie la vita saltando da l’undicesimo piano di un palazzo, stufo di esser preso a parte per essere gay. Un soggetto delicato trattato con sensibilità, con impegno e distacco, con maturità e lirismo. Lo stile è inconfondibile: ritmo meccanico iniziale, per dare alla traccia un mid tempo potente e inesorabile portato da chitarre potente. Non c’è dubbio questi qua messi insieme sanno cantare. Sanno combinare ponti musicali, passaggi rabbiosi e momenti calmi per lasciare l’ultima frase della canzone lasciarci contemplare il nostro silenzio colpevole. “Un secondo si ferma tutto, pure il respiro, vola, Simone vola, la sua smorfia non teme l'atterraggio

Boom... fa il suo effetto.

Rumorini di corridoio lasciano circolare che altre registrazioni sono in preparazione. C’è Impazienza a bordo e veri fans sono stati conquistati con questo EP, dal marinaio fino al comandante. Ma non ci sono aspettative alte su quello che verrà. Sarà quel che sarà. Dobbiamo lasciarli fare.

- Avanti un quarto, usciamo del cratere d’acqua pian, pianino e capo sulla base Nibraforbe!

Usciamo dell’anomalia il più naturalmente del mondo. Le ultime scintille del campo elettro magnetico radiale e repulsivo arcano sul Wyznoscafo, poi siamo nel mare aperto.

- In tant' preferisco esser nelle mie scarpe che nelle loro... hanno messo la barra un po’ alta per il prossimo album, hanno un po’ di pressione no? Disse Jenkins.

- Nettuno stridente! Per le trippe di Lawrence Krauss! Non c’è “pressione” quando fai musica... Avere la pressione e tornare a casa la sera, e non avere niente per nutrire tuoi figli. QUESTO e avere la pressione ed e il destino di 50% dei padri su questo pianeta.

- Si... Si, capitan!

- Secondo? Li lascio il centrale. Vado in cabina. Disturbarmi unicamente in caso di conflitto nucleare o se gli “Rebel Rootz” tirano fora il loro album senza preavviso...

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