206 Supercanifradiciadespiaredosi Aggiovaggio

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Sette settimane di riposo… Del mai visto. Sette complete e totale settimane per distaccarsi dalle nostre missioni intense, profonde e dettagliate. L’equipaggio è partito in vacanza alla montagna o a l’estero, Io sono andato a vedere l’ammiraglio Giusy Elle e ci siamo focalizzati sul Trentin’ Music Award. Pero, il rovescio della medaglia è che i dossiers si sono accumulati e ieri sera, un’ufficiale della base è venuto a rimettermi non uno, ma ben cinque ordini di missione e son sicuro che di mezzo alle nostre ricerche ed esplorazioni, non mancheremo di incrociare la traiettoria di qualche novità o sorprese, da rimanere sott’acqua per lunghe settimane di seguito. Dalla cima della torre, una volta l’orizzonte chiaro, ordino di una voce decisa:

- Immersione!

Centrale, centrale mio… So che saremo rinchiusi lì dentro per un bel po’. Ecco perché ho forzato un po’ sul budget del cibo storia di dare l’opportunità a Seven Seagul, nostro cuoco, di esprimersi artisticamente e di mantenere alto il morale dell’equipaggio. Tanto siamo a caccia di vecchi amici in questa missione: Supercanifradiciadespiaredosi, Humus, The Bankrobber, Jambow Jane e la discografia completa di Stefano Giordani, il fratello di Matteo Giordani, batterista di Got it, Mirko Pedrotti quintet e 3 io.

- Segnale! nel 030, distanza 09 miglia, velocita 00, profondità 050, firma sonar dei Supercanifradiciadespiaredosi, sette schedati, risalgono verticalmente… a…

Jones si interrompe e incrocia dati che li sembrano troppo strani per essere veri. Si afferra su suoi interruttori, si avvicina verso suoi schermi… lo l’osservo, i dati son reali, ma lui non ci crede. 

- Jones? Verticalmente a???

- 20 nodi in accelerazione continua…

- Profondità periscopica! Velocita minima. Strumentazione in funzione! Stano per uscire del mare verso l’atmosfera, implementare l’antenna parabolica di superfice, non perdermi il segnale! Capo? Fammi parte della nostra scoperta a l’Intel e chiedimi un dossier su questa uscita. Conosciamo già la band, voglio sapere dove sono recati!

- Hanno strappato la superficie, Capitan!

Di un colpo mi ricordo, un progetto folle, venuto a galla nella massa di informazioni radunate tre anni fa: Giove… sono diretti verso lo spazio.

- Dirigere i tutti dati verso i buffer di memoria, mentre sono ancora a portata e prima che perdiamo il segnale.

La strumentazione ronza a pieno regime mentre ingoia la mostruosa quantità di dati diretti verso i buffer di memoria. Il telex crepita e imbratta carta perforata. L’intensità del momento si legge nelle attitudini del personale del centrale. Poi, progressivamente la calma ritorna abbordo mentre il rilevamento sparisce fuori della nostra atmosfera, il Wyznoscafo e sazio di dati, ci tocca adesso analizzarli… Il capo torna con suo rapporto:

- Allora, poco o niente è cambiato; sempre Brodolfo Sgangan al basso, canto, scrittura e questa volta si incarica della copertina di un album vinile e del suo libretto, Nestor Fateedio basso e grafiche dell’album, Randy Molesto alla batteria. Registrato da Fabio de Pretis e Mauro Issepi al Blue Noise studio di Mattarello, missaggio e master di Mauro Andreolli a Das ende der dinge mastering suite. Torna Marplo o Marcello Plotegher per l’anagrafe quello di “Due o tre cose sul Rugby” e la copertina vincente al Trentin’ Music Award di Geni Compresi, si è visto attribuire la digitalizzazione dei disegni fatti da Brodolfo. C’è uno non-schedato con un nome di scena da Supercane “Segugio Randagio” fa il co-produttore esecutivo dell’album con il resto della band. L’album è indistaccabile del libretto interamente disegnato a mano, per vivere un’avventura completamente immersiva del viaggio…

- Del Aggiovaggio, Capo…

- Eh? sì… ha ragione Capitan! Credo sia tutto.

A guadarci da più vicino l’album contiene una traccia sola, in due versioni: Una versione studio e una versione dal vivo. Il pezzo è di proporzione Prog o Rock Progressista, nella vena di tutti gruppi degli anni 70 come Rush, Yes, Magma e altri King Crimson che proponevano pezzi a durata non-radiofonica oltrepassando allegramente i 10 minuti e certe volte quasi mezz’ora, per interamente riempire un lato completo di un 33 giri. Questi brani erano a volte suddivisi in vari movimenti, come nella musica classica. Molti gruppi dell’epoca si avventuravano anche nella composizione di opera-rock cercando di portare enfasi alla musica popolare e stipolare: anche noi possiamo fare nel grandioso. E in questo spirito che dobbiamo abbordare questa pubblicazione. Per quelli della mia generazione, l’ascolto del disco con lettura del libretto, deve ricordare questi momenti di immersione totale nei vinili dell’epoca, in quale si divorava sia i suoni in cuffie, che la copertina e il libretto con gli occhi. La mamma ti chiamava per cena, ma tu eri già in altri mondi. Il varco è sotto la puntina, il viaggio è avventuroso e rischioso. Vieni? Il pezzo intero si aggira verso più di 12 minuti e i vari movimenti sono poco discernibili, nei primi ascolti. Proveremo di aiutare l’uditore di passaggio con una referenza temporale, ma soprattutto con l’aiuto del libretto.

Un ossidea nello spazio comincia su “Decollo” che ci confina in un vascello spaziale, il Bautilus solidamente costruito dalla NASO e posizionato in cima ad un immenso razzo di proporzione gigantesche; strapparsi alla gravita terrestre richiede potenza e nonostante la leggera distrazione di Nestor Fasteedio, guardando per un’ultima volta la terra, dal largo cockpit del vascello, prima della rischiosa missione, il conto alla rovescia ci porta al decollo. I due bassi propulsano il razzo melodicamente fuori da l’atmosfera. La partitura densa e potente rifletta l’energia sprigionata dal primo e dal secondo piano del razzo e ci porta nello spazio, verso 1.45, dove la calma dell’immensità è simbolizzata da un cambio di ritmo. Il massimo delle pressioni aerodinamiche o famoso “max Q” è oramai dietro di noi ed entriamo nella “Velocita di crociera”

La voce scalfita di Brodolfo ci descrive la situazione; la tensione del decollo sorpassata, il Bautilus entra nell’ultima frontiera dell’esplorazione umana che è, e rimarrà, la più grande e la più pericolosa. Senza colori, ne suoni, ne limiti l’inospitabilità dello spazio circonda l’astronave. Il brano si veste di aspetti blues e I due bassi si spezzano i compiti: L’uno ritmico e campato fermamente sulle sue posizioni è il Rickenbacker di Brodolfo. L’altro, più melodico e più alto è quello di Nestor che si incarica della melodia e si ricombina sporadicamente con il primo, su qualche gruppo di note, per creare punti di aggancio nel brano.

Da 4.15 in poi la navicella subisce un “Attacco alieno”. La batteria fa furore intorno ad un ritmo sincopato, i due bassi creano un campo di battaglia dove la confusione regna; alieni e astronave si scambiano colpi, razzi di anti materia, campi magnetici, raggi protonici, e scarsi regali di natale l’uno su l’altro. Questa rimane la partitura la più difficile da eseguire del brano. Difficile ricollegarsi se uno dei tre sbanda di qualche decimi di secondi. O il movimento parte bene e finisce bene o si spappola da solo rimbalzando sulle sue stesse convulsioni.

5.20 le tre menti a l’interno della nave spaziale creano un vortice. L’attacco alieno cancella i ricordi delle tre menti, inconsapevoli e lobotomizzati, la mente spazzata via, si dirigono verso un “Buco nero”. Ma i nostri tre eroi hanno, senza saperlo, la possibilità di uscirne senza un graffio, sicuramente grazie alla costruzione D.O.C. della navicella della NASO. Cosa volete che vi dico… La qualità di vede, si sente, si tocca.

Verso 6.08, a l’uscita del buco nero, la loro traiettoria le conduce verso Giove, ma più precisamente verso “Ganimede” il più grosso satellite naturale del sistema solare e la sua magnifica luce.  Irresistibile, la gravita li porta verso un immenso Nautilo alieno, sicuramente creatore della vita nel sistema solare e magari in questo angolo della galassia. La partitura riprende intensità e Renzo ci gratifica di un gioco alla doppia pedaliera, mentre i due bassi si sfogano su temi che si rispondono, fra passaggi intensi e melodia.

Verso 7.50 “Nautilo” si scompone in vari rumori, effetti e spappola la consistenza del brano in onde sonore, che rimbalzano nella riverberazione e onde di scricchioli. Il Nautilo si collega, magari telepaticamente, con i tre membri dell’equipaggio e riempie di nuovo la mente di ogni uno, svuotata dal passaggio dell’astronave nel buco nero. Di mezzo agli frusci del basso di Nestor, la voce del Nautilo rivela che fu lui ad inseminare la vita sulla terra e che ne controlla ancora l’evoluzione. Poi, affida al trio una missione della più alta importanza: atterrare su Giove. NO! Meglio! Aggiovaggiare sul pianeta e svuotare su di esso il contenuto della loro nave.

Il ritmo si fa quasi ballante sul brano “Giove” nonostante la pericolosità del compito. Un’immagine del libretto riprende la famosissima foto chiamata “Raising the flag on Iwo Jima” quando l’equipaggio del Bautilus pianta la bandiera dei Supercani su Giove. A l’apertura dello sportello, l’ossigeno portato abbordo, si mescola con l’idrogeno del pianeta e miracolo dell’immaginazione infantile dei tre compositori dell’opera, la vita appare su GIOVE. Maestri del momento i supercani appariscono come divinità verso le loro creazioni. L’atto, magari cosi semplice, le propulsa su un piedistallo divino. Ma un mistero rimane; chi è la divinità del Nautilo? Di chi è il dio Giove, e nel gioco di “Ogni uno è il dio di qualcuno altro” non siamo tutti ugualmente divini l’uno per l’altro?

“Outro” incorpora una chitarra acustica e la voce nasale di Brodolfo che non è senza ricordare quella di Findut Poteidone, ex-membro della band e pilastro del gruppo per molti anni. Qui, siamo lasciati con la nostra riflessione e l’ultima parola del fumetto è: “La fine?” con un bel punto di domanda. Chi sa se le avventure del Bautilus ci riporteranno verso la terra o verso i confini del sistema solare e verso l’infinito e oltre… Chi lo sa?

La versione dal vivo è stata registrata senza rete in maggio 2022 a Gardolo da Nestor Fasteedio su un master di Mauro Andreoli ed è una versione fedele, senza le sovraincisioni ed effetti di post produzione dello studio. Ovviamente qui, la fantasia si esprime oltre la realtà fisica dei fatti: Non ci sono superficie solide su di quale aggiovaggiare e ovviamente scappare da un buco nero e puramente irrealizzabile. Ma l’universo dei Supercani gomma le frontiere della realtà e parla solo a chi possiede una fantasia senza limiti. Tocca a noi di volere fare questo tipo di viaggio o rimanere costretti in una conformità razionale ma immobile.

- Segnale nel 360, rotta nel 141, distanza 2 miglia, velocità 16 nodi, profondità 140, firma sonar degli Humus, quattro schedati.

- Ula! Son rapidi! Comunque non avremo a cercarli troppo questi qua… Lasciamoli passarci sotto, Ripiegare l’antenna parabolica galleggiante. Secondo? Lasciamoli prendere 5 miglia di distanza e poi attacchiamoci dietro, profondità 140…

- Aye, aye sir!

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